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«Dialogo Strategico USA-Qatar 2020»: il Golfo unito contro l’Iran

(Roma 15 settembre 2020). Il segretario di Stato degli USA, Mike Pompeo, ha affermato che Washington spera che l’Arabia Saudita e i suoi alleati regionali mettano fine al blocco contro il Qatar, in occasione dell’apertura dell’evento annuale noto come «Dialogo Strategico USA-Qatar». Il fine è quello di unirsi, insieme ad Israele, contro l’Iran.

In tale occasione, Pompeo ha affermato che è particolarmente importante partire dal riavvicinamento arabo-israeliano per affrontare al meglio la crescente minaccia rappresentata dall’Iran. «Per mantenere la nostra attenzione su questo tema e per fermare una maggiore ingerenza iraniana, è giunto il momento di trovare una soluzione alla spaccatura del Golfo», ha aggiunto Pompeo. «L’amministrazione Trump è ansiosa di vedere risolta questa controversia e di aprire i confini aerei e terrestri del Qatar attualmente bloccati dagli altri Stati del Golfo. Non vedo l’ora di andare avanti su questo tema», ha evidenziato il segretario di Stato USA.

Pompeo ha rilasciato tali dichiarazioni in occasione della cerimonia di apertura del «Dialogo Strategico tra Stati Uniti e Qatar», presso il Dipartimento di Stato degli USA, a cui hanno partecipato anche il segretario al Tesoro, Stephen Mnuchin, il segretario al Commercio, Wilbur Ross, e le loro controparti provenienti dal Qatar. Tutti hanno sottolineato che il piccolo Paese del Golfo sta attualmente ospitando colloqui intra-afghani per raggiungere la pace. «Stiamo affrontando questioni che contano non solo per le nostre due nazioni, ma anche per la più ampia stabilità del Medio Oriente e delle regioni limitrofe», ha affermato il ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. «Nonostante le sfide regionali, compreso il blocco in corso contro di noi, la nostra collaborazione si è costantemente rafforzata», ha aggiunto.

Il Qatar si è detto in numerose occasioni disposto a risolvere la cosiddetta crisi del Golfo con mezzi «pacifici e diplomatici». Tuttavia, la compagnia aerea Qatar Airways ha lanciato un’offensiva legale contro i Paesi fautori del blocco, chiedendo 5 miliardi di dollari a titolo di risarcimento. La cosiddetta «crisi del Golfo» è scoppiata il 5 giugno 2017, data in cui è stato imposto sul Qatar un embargo diplomatico, economico e logistico, accusandolo di sostenere e finanziare gruppi terroristici come Hamas ed Hezbollah e di appoggiare l’Iran, il principale rivale di Riad nella regione. I Paesi fautori del blocco sono Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrain. Da parte sua, Doha ha respinto le accuse, pur rimanendo in una condizione di isolamento che ha comportato la chiusura dei confini aerei, marittimi e terrestri, e l’espulsione dei cittadini qatarioti dai Paesi promotori dell’embargo.

In tale quadro, la rappresentante permanente del Qatar alle Nazioni Unite, l’ambasciatrice Alya bint Ahmed al-Thani, nel corso di un incontro in video conferenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 22 luglio, ha ribadito la volontà di Doha di risolvere la crisi con mezzi pacifici e diplomatici, attraverso la mediazione e il «dialogo costruttivo incondizionato». Il blocco, è stato precisato dall’ambasciatrice, è «ingiusto» e viola la Carta delle Nazioni Unite, così come i principi del Diritto internazionale e altri accordi internazionali, oltre a danneggiaro gli interessi dei popoli. L’ambasciatrice ha riferito che, a seguito della campagna di disinformazione avviata già dal mese di maggio 2017 e che ha rappresentato la scintilla che ha fatto scoppiare la crisi, è stato chiaro come qualsiasi pretesto e giustificazione venga impiegato da alcuni Stati del Golfo per coprire le proprie violazioni.

Maria Grazia Rutigliano. (Sicurezza Internazionale)

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