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Mediterraneo orientale: preoccupata dalle sanzioni, la Turchia chiede all’UE di essere imparziale

(Roma 07 settembre 2020). Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha chiesto all’UE di essere « imparziale » in vista delle future discussioni sulla risoluzione della disputa energetica tra Ankara e Atene nella regione del Mediterraneo orientale. Le consultazioni, previste per il 24 e il 25 settembre, in seno al Consiglio Europeo, prenderanno eventualmente in considerazione l’imposizione di sanzioni contro la Turchia.

In una telefonata con il leader turco, domenica 6 settembre, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha sottolineato l’importanza di ridurre l’escalation con la Grecia e ha invitato Ankara ad astenersi da attività che alimentino le tensioni nell’area. Le esplorazioni energetiche turche e le ricerche di idrocarburi nelle acque rivendicate da Atene, che è membro dell’Unione Europea, stanno seriamente mettendo a dura prova i rapporti tra i due Paesi, nonché quelli tra la Turchia e blocco europeo.

Durante la chiamata con Michel, il presidente turco « ha invitato le istituzioni dell’UE e gli Stati membri ad essere equi, imparziali e obiettivi e ad agire in modo responsabile sulle questioni regionali, in particolare il Mediterraneo orientale ». L’incontro europeo di fine settembre è stato fortemente voluto dalla Grecia, ma anche dalla Francia, che tenta di ostacolare le mire espansionistiche di Ankara nella regione. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha dichiarato che, insieme ad altri Paesi membri dell’UE, Parigi ha già valutato « l’intera gamma di sanzioni che potrebbe essere presa nei confronti della Turchia ». Anche l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, ha più volte citato la possibilità di introdurre misure punitive contro Ankara, ma finora non è stata ancora elaborata una risposta univoca e decisiva.

Le Drian ha esortato Erdogan ad avviare una serie colloqui preparatori in vista della riunione del Consiglio europeo. « Tocca ai turchi dimostrare che la questione si può discutere », ha detto a radio France Inter. « Se è così, possiamo creare un circolo virtuoso per cercare di risolvere tutti i problemi sul tavolo », ha aggiunto.

Nonostante gli avvertimenti, alcune fonti hanno riferito che Ankara starebbe pensando di estendere le esplorazioni energetiche della sua nave da ricerca sismica, Oruc Reis, dal 10 al 25 settembre. Le operazioni potrebbero avvenire anche al largo delle isole greche di Kastellorizo e Rodi, dove Atene rivendica fortemente la sua sovranità. Se venisse emesso un nuovo navtex da parte della Turchia, si tratterebbe della quarta proroga consecutiva e tale decisione potrebbe rischiare di mandare a monte il tentativo europeo di una risoluzione politica della disputa. Michel ha specificato ad Erdogan che « tutte le misure, sia il bastone sia la carota, saranno prese in considerazione » durante la riunione di fine mese. Il presidente turco, dal canto suo, ha sottolineato che l’approccio dell’UE alla questione rappresenterà “un test di sincerità” per valutare il rispetto del diritto internazionale e la volontà di raggiungere la pace regionale, aggiungendo che i passi provocatori compiuti dai politici europei non favoriranno alcuna soluzione.

Mentre crescono le tensioni e le aspettative, le forze armate turche hanno iniziato un’esercitazione militare annuale, chiamata « Tempesta mediterranea », nella Repubblica turca di Cipro del Nord (TRNC), un’entità riconosciuta solo da Ankara. « Le priorità di sicurezza del nostro Paese e della TRNC sono indispensabili », ha scritto su Twitter il vicepresidente turco, Fuat Oktay. Il ministero della Difesa turco ha affermato, dal canto suo, che le esercitazioni, destinate a durare fino a giovedì 10 settembre, stanno andando avanti « con successo ».

Turchia e Grecia, entrambi membri della NATO, sono in disaccordo sui diritti di sfruttamento energetico nella regione per via di opinioni contrastanti sull’estensione delle loro piattaforme continentali. Le acque, punteggiate principalmente da isole greche, sono ricche di gas e la controversa delimitazione delle rispettive zone economiche esclusive è fonte di controversia tra Turchia, Grecia e Cipro.

Ankara sostiene di avere la costa più lunga del Mediterraneo orientale, ma la sua zona marittima è racchiusa in una stretta striscia di acque a causa dell’estensione della piattaforma continentale greca, caratterizzata dalla presenza di molte isole vicine alla frontiera turca. L’isola greca di Kastellorizo, che si trova a circa 2 km dalla costa meridionale della Turchia e a 570 km dalla Grecia continentale, è una delle principali fonti di frustrazioni per Ankara, che rivendica quelle acque come proprie. « La richiesta della Grecia di una zona di giurisdizione marittima di 40.000 chilometri quadrati a causa dei 10 chilometri quadrati di terra occupati dall’isola di Kastellorizo è assolutamente illogica », ha dichiarato Erdogan. Le rivendicazioni della Grecia sulle acque intorno a Kastellorizo si basano su un trattato marittimo delle Nazioni Unite, la Convenzione di Montego Bay, firmata nel 1982, che tuttavia non è riconosciuto dalla Turchia.

(Chiara Gentili – Sicurezza Internazionale).  (L’articolo)

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