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La crisi libica e i timori di Algeri sul ruolo di Ankara

(Roma 03 settembre 2020). L’Algeria ha più volte mostrato la propria posizione in merito alla crisi libica, dicendosi a favore di una soluzione politica intra-libica. Ciò, però, si scontra con le ambizioni della Turchia in Libia e nell’intera regione Nord-africana.

Tali riflessioni sono state evidenziate dal quotidiano al-Arab, dopo che il ministro degli Esteri algerino, Sabri Boukadoum, si è recato ad Ankara, il primo settembre, per incontrare il suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu. Tra le diverse questioni sia politiche sia economiche, i due interlocutori hanno discusso della crisi libica. Tuttavia, spiega il quotidiano, la forte partnership in materia economica e commerciale non ha consentito di superare le divergenze di opinione ed interesse a livello diplomatico, con particolare riferimento alla Libia. L’Algeria, alla ricerca di una soluzione politica lontana da ingerenze esterne, sembra scontrarsi con la Turchia, sempre più desiderosa di insediarsi nel Paese Nord-africano e nell’intera regione.

Nonostante gli interessi economici comuni tra Ankara e Algeri, che ambiscono ad aumentare il valore degli scambi commerciali, la presenza militare turca in Libia è divenuta una «tacita preoccupazione algerina». L’Algeria, attraverso le dichiarazioni di diversi funzionari, ha più volte espresso le proprie preoccupazioni per il futuro della Libia, timorosa di una eventuale replica dei modelli siriano e somalo e del crescente ruolo militare turco nella regione. Algeri teme le gravi ripercussioni del conflitto libico sulla sicurezza e sulla stabilità militare della propria regione, specialmente poiché l’Algeria condivide con la Libia chilometri di frontiere, oltre ad interessi strategici come i giacimenti di petrolio e gas. In tale quadro, in una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu del 9 luglio, il ministro degli Esteri algerino aveva ribadito la disponibilità del proprio Paese a « svolgere un ruolo di mediazione », proponendo un’iniziativa basata su tre principi: «Un immediato cessate il fuoco, una riduzione dell’escalation in tutte le aree, anche nel settore energetico e nella distribuzione della ricchezza, e negoziazioni tra le parti rivali».

Stando a quanto riportato da al-Arab, nel corso della conferenza stampa congiunta con il suo omologo turco, del primo settembre, Boukadoum è sembrato meno ottimista in merito all’appoggio dei Paesi vicini per una soluzione politica intra-libica. Tuttavia, il ministro di Algeri ha dichiarato di «confidare nella capacità di Turchia e Algeria di trovare soluzioni alle crisi esistenti in Libia, attraverso un’azione congiunta» e si è detto disposto a sostenere le iniziative avanzate a livello internazionale. Tale ultima affermazione, evidenzia al-Arab, è in contraddizione con la posizione turca, la quale starebbe tentando di risolvere il conflitto libico mettendosi in prima linea.

Al contempo, l’Algeria intrattiene relazioni anche con la Francia, e a detta di al-Arab, sembra che anche Parigi, schieratasi sul fronte opposto ad Ankara, abbia esercitato pressioni per ricevere l’appoggio algerino sia per la crisi libica sia per la questione del Mediterraneo orientale. In tale quadro, evidenzia il quotidiano, da un lato la Turchia cerca di sfruttare le storiche rivalità tra algerini e francesi per bloccare la strada a qualsiasi nuova partnership tra Algeria e Francia. Dall’altro lato, i francesi cercano di limitare la crescente influenza turca in Nord Africa, mettendo in evidenza i rischi per la sicurezza dei Paesi africani a causa del ruolo turco nella crisi libica.

A detta di al-Arab, la minaccia terroristica e la crisi in Mali sono alcune delle carte che Parigi potrebbe giocarsi per rendere l’Algeria partecipe della propria agenda, facendo leva sui suoi timori per i confini meridionali e orientali, oltre che per quelli con la Libia. A tal proposito, la Turchia sembra interessarsi a questioni diverse in materia di terrorismo e, in particolare, al movimento Gulen, il cui leader, Fathullah Gulen, è stato accusato dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, di essere stato la mente del tentato colpo di Stato del 2016. L’Algeria ospiterebbe diversi rappresentanti del suddetto movimento e in passato si è opposta alla loro deportazione, nonostante le pressioni di Ankara.

(Piera Laurenza- Sicurezza Internationale).  (L’articolo)

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