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«L’Iran si sta ritirando dalla Siria». L’annuncio delle forze armate israeliane

(Roma-05 maggio 2020). «Per la prima volta da quando è in Siria, Teheran sta riducendo le sue forze nel Paese e chiudendo le sue basi». Lo fa sapere il ministro della Difesa di Tel Aviv.

Il ministro della Difesa israeliano Naftali Bennet questa sera ha confermato le indiscrezioni che sono state lasciate filtrare da fonti militari: l’Iran ha iniziato a ritirare uomini dalla Siria, e soprattutto ha allontanato le sue milizie dalle aree siriane più vicine al confine con Israele stesso. Le parole di Bennet sono state queste: «Noi siamo sempre più determinati nel fare di tutto per tenere lontano da noi gli iraniani in Siria. Per l‘Iran la Siria è un’avventura distante 1000 chilometri, per noi è una questione vitale».

I portavoce militari che hanno informato i giornali israeliani hanno detto che «per la prima volta da quando l’Iran è entrato in Siria, sta riducendo le sue forze nel Paese e chiudendo le sue basi. La Siria sta pagando un alto prezzo a causa della presenza iraniana sul suo territorio, l’Iran si è trasformato da una risorsa per la Siria in un peso. Israele continuerà ad aumentare la pressione sull’Iran finché non lascerà la Siria».

In verità l’Iran è stato decisivo per mantenere in piedi il presidente Assad e il suo regime: Teheran ha inviato in Siria non solo i suoi migliori specialisti (guidati dal famoso generale Qassem Suleimani, ucciso dagli americani il 3 gennaio). Gli iraniani hanno mobilitato migliaia di combattenti dell’Hezbollah iraniano, ma hanno trasferito in Siria anche miliziani di gruppi sciiti dall’Iraq e dall’Afghanistan. Una «internazionale sciita» che è stata decisiva assieme all’appoggio russo per tenere in piedi Assad.

Dall’inizio della guerra civile siriana nel 2011, Israele ha lanciato centinaia di attacchi aerei in Siria contro basi governative, contro forze iraniane e miliziani di Hezbollah. Lo scopo era quello di impedire il trasferimento di armi avanzate a Hezbollah in Libano, ma anche di impedire che gli iraniani mettessero radici in Siria.

Secondo un rapporto di Foreign Policy del 2018, Teheran avrebbe avuto fino a 11 basi in Siria, assieme ad altre 9 per le sue milizie nel sud di Aleppo, a Homs e Deir Ezzor. Altre 15 basi apparterrebbero a Hezbollah.

Proprio lunedì notte ci sarebbe stato un ennesimo attacco aereo israeliano contro un centro di ricerca e una base militare ad al-Safirah, nella provincia settentrionale di Aleppo. Pochi minuti più tardi sono state colpite postazioni di miliziani iraniani e alleati filo-Teheran vicino ad al Mayadin, nella Siria orientale.

Non è chiaro se questo ritiro iraniano verrà confermato nelle prossime settimane, anche se per averlo rivelato pubblicamente i portavoce militari israeliani devono aver avuto qualche elemento abbastanza solido. Il problema per Teheran è che il Paese soffre pericolosamente delle sanzioni americane e del crollo del prezzo del petrolio. Teheran quindi sarebbe sempre meno in grado di finanziare le sue missioni militari all’estero.

I giornali israeliani scrivono anche che secondo gli esperti militari del loro governo il presidente Assad potrebbe iniziare a considerare la presenza iraniana come un peso per il suoPpaese in questa fase finale della guerra civile. Non è chiaro in base a cosa venga fatta questa valutazione: il gioco di Assad con gli iraniani sarà sempre molto complicato. Negli anni gli iraniani sono riusciti a infilarsi molto in profondità negli apparati militari e nella galassia delle milizie e servizi segreti siriani, per cui ogni mossa avventata del presidente contro la presenza iraniana potrebbe costargli cara.

VINCENZO NIGRO – (La Repubblica).

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