Interessante analisi : Emergenza coronavirus-un appello

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Roma (17 marzo 2020). Qui sotto il testo di un appello-documento che proponiamo ai lettori e agli altri blog ed iniziative editoriali. Una volta raccolta l’adesione di altri gruppi editoriali, ci proponiamo di predisporre la sua diffusione e il suo sostegno politico. Sul sito sono disponibili gli indirizzi email e sui socianetwork  

EMERGENZA CORONAVIRUS_UN APPELLO

I dati forniti ogni giorno dalla Protezione Civile sulla diffusione del coronavirus nel nostro Paese non lasciano dubbi riguardo al fatto che ci si trovi ad affrontare una gravissima emergenza sanitaria; una criticità che ha già richiesto l’adozione di eccezionali misure di sicurezza pubblica. Attualmente la regione più colpita è la Lombardia, il motore economico dell’Italia; la regione che dispone per altro di cospicue ed efficienti strutture sanitarie, le migliori attualmente disponibili nel paese. Ciononostante, perfino la sanità lombarda rischia il collasso, non tanto per il numero di casi di contagio quanto per l’inusitato numero di ricoveri negli ospedali e soprattutto nei reparti di terapia intensiva. Vi entrano sempre più malati di quanti ne escano. Medici e infermieri stanno facendo il possibile e l’impossibile. Uomini, mezzi e risorse (posti letto inclusi) però sono insufficienti e, mancando non si sa per quanto un vaccino per il coronavirus, esposto al rischio di contagio. Se la situazione della sanità lombarda è già così critica, si può allora immaginare cosa accadrebbe se il virus si diffondesse, come pare ormai stia facendo, nelle altre regioni, in particolare quelle del Sud le quali non dispongono di strutture sanitarie di pari livello. Certo, si deve riconoscere che la maggior parte dei cittadini ha accettato consapevolmente la restrizione della propria libertà di movimento, comprendendo che è necessario rallentare il decorso e limitare ad ogni costo l’assalto ai reparti di terapia intensiva. In gioco, difatti, non vi è solo la vita di anziani debilitati ma anche la «tenuta» del nostro sistema sanitario nazionale (peraltro già reso assai fragile dai numerosi tagli, sia di uomini che di mezzi, decisi in questi ultimi anni). È in gioco la salute di tutti i cittadini, la coesione sociale e l’integrità del nostro apparato economico. Occorre quindi che le misure di sicurezza decise dal governo (e che ci si augura possano dare qualche risultato nelle prossime settimane) siano rispettate non solo dalla maggioranza dei cittadini ma da tutti i cittadini, nessuno escluso. In altri termini, bisogna anche farle rispettare. Se si tollera che alcuni possano violarle (per leggerezza, per scarso spirito civico o per qualunque altro motivo) si rende di fatto vano anche il sacrificio (pure economico) di tutti gli altri. Le forze dell’ordine stanno svolgendo i propri compiti con grande impegno, ma è evidente la loro condizione di sovraccarico. Vi sono però anche le Forze Armate! Dispongono di uomini, mezzi e competenze tali da potere svolgere con efficienza buona parte dei compiti che adesso svolgono le sole forze dell’ordine e della Protezione Civile. Le Forze Armate sono perfettamente in grado di presidiare il territorio, di svolgere compiti di «sostegno» e di soccorso. Sono estremamente utili e preziose in questa situazione di emergenza. Chiediamo dunque al governo di non esitare ad impiegare al più presto le nostre unità militari – come del resto è già accaduto in occasione di alcune calamità naturali – per far fronte a questa grave emergenza sanitaria. Le Forze Armate possono certamente dare un contributo indiretto ma decisivo alla difesa del nostro sistema sanitario nazionale e alla tutela della sicurezza e della salute pubblica di tutti gli italiani. Loro, assieme alle forze dell’ordine, ai vertici della sanità. Non solo e non basta. È evidente che il contesto geopolitico, la diffusione della pandemia, le incognite sul futuro lasciano sperare ben poco in un sostegno internazionale fattivo. Il coronavirus stesso è diventato un veicolo ed uno strumento di confronto e conflitto geopolitico. Gli aiuti sono estemporanei, limitati al momento al contributo della sola Cina, per altro in apparenza responsabile della diffusione del virus, interessati e soprattutto del tutto inadeguati alla necessità. Occorrono una autorità decisionale, una gerarchia, un coordinamento di sforzi che possano garantire non solo l’assistenza sanitaria, la limitazione della diffusione di un virus ancora di fatto sconosciuto, l’ordine pubblico. Non basta. Devono provvedere a rappresentare realisticamente la situazione, a ricostruire un tessuto economico con promozioni, sollecitazioni, incentivi ed interventi diretti a ricostruire le filiere produttive necessarie a garantire nel miglior modo possibile le forniture di sussistenza e i materiali sanitari minimi necessari ad affrontare l’emergenza. La nazione è ancora ricca delle capacità e competenze professionali ed imprenditoriali necessarie; sono da motivare, incentivare e coordinare. Il Governo e buona parte dei vertici istituzionali purtroppo stanno rivelando, pur in una condizione di straordinaria emergenza, la loro inadeguatezza e la loro scarsa autonomia decisionale, la loro permeabilità alle pressioni esterne. Una incertezza deleteria solo in parte comprensibile in una condizione di emergenza inusuale. Una condizione suscettibile di sviluppi e tentazioni inquietanti e dirompenti se non corretta da una attribuzione chiara di responsabilità ed obbiettivi ad organismi direttamente preposti alla gestione della crisi e sotto la diretta responsabilità politica della massima autorità dello Stato. Ai giuristi il compito di definire l’ambito di intervento compatibile e alla massima istituzione di porre in atto le decisioni e le strutture organizzative.

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