Iraq: la missione del premier è limitare l’influenza di Teheran

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(Roma-21 giugno 2020). Il premier iracheno, Mustafa al-Kadhimi, sta lavorando per far fronte alle diverse sfide del Paese, tra cui salvaguardare l’Iraq dall’influenza di Paesi terzi, come l’Iran.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Arab Weekly, il primo ministro si sta muovendo su due fronti. Da un lato, al-Kadhimi sta provando ad apportare cambiamenti all’establishment militare, mentre, dall’altro lato, è impegnato a formare coalizioni a livello parlamentare, che possano garantirgli il sostegno di cui ha bisogno per portare avanti la propria missione ed evitare una nuova crisi politica.

Il mandato di al-Kadhimi, il premier più giovane dall’istituzione dello Stato iracheno, ha avuto inizio il 6 maggio scorso, data del voto di fiducia in Parlamento. La missione annunciata sin dall’inizio dal primo ministro è salvaguardare la sovranità dell’Iraq, oltre a rafforzare le leggi vigenti, limitare l’uso delle armi allo Stato ed impedire ad altri Paesi di trasformare i territori iracheni in un campo di battaglia o in una base per attaccare altri Stati. Parallelamente, al-Kadhimi si è rivolto alla situazione economica irachena e alla lotta alla pandemia di Covid-19, intensificando gli sforzi volti ad affrontare le crisi attuali e a delineare un piano di bilancio adeguato, mentre, sul fronte politico, il premier si è impegnato ad indire elezioni anticipate, con il fine di rispondere alle esigenze della popolazione irachena, scesa in piazza dal primo ottobre 2019.

Nonostante il neo premier sia stato in grado di ottenere il sostegno delle fazioni sciite che avevano impedito a due candidati precedenti di essere nominati alla guida del governo, egli non è esente dalle pressioni esercitate da quei partiti che cercano di ostacolare il piano di riforme di cui necessita il Paese. Tra le prime mosse, al-Kadhimi ha nuovamente conferito un incarico al generale Abdel Wahab al-Saadi all’interno della squadra anti-terrorismo. Sebbene fosse considerato uno degli eroi della lotta contro lo Stato Islamico, al-Saadi era stato privato delle proprie funzioni dall’ex primo ministro Adel Abdul Mahdi, spinto, a sua volta, da gruppi filo-iraniani, che avevano accusato il generale di spionaggio per conto degli Stati Uniti.

Al-Kadhimi ha poi chiesto al ministro della Difesa, Juma Anad Saadoun, di apportare una serie di cambiamenti tra le alte cariche dell’apparato militare, nominando Abdul Amir Yarallah come capo di Stato maggiore dell’esercito e Qassim al- Muhammadi alla guida delle forze di terra. Entrambi hanno lavorato in passato nel comando delle operazioni congiunte con i Marine statunitensi ed erano noti per il loro efficace coordinamento militare con le forze della coalizione internazionale anti-ISIS, suscitando il sospetto di milizie filo-iraniane.

La nomina di personalità non particolarmente gradite ai gruppi iracheni affiliati a Teheran, secondo alcuni analisti, riflette il tentativo di al-Kadhimi di proteggere l’esercito iracheno dall’influenza iraniana, circondando il comandante in capo delle forze armate con ufficiali ancora fedeli all’istituzione militare. A tal proposito, il 15 giugno, il premier ha emesso un’ordinanza con cui ha impedito ad ufficiali di diverso ordine e grado di esprimere pubblicamente, sui media o attraverso i social, la propria opinione politica. In questo caso, a detta degli osservatori, si tratta di una mossa volta a salvaguardare l’esercito da quelle influenze politiche che hanno precedentemente causato caos e divisioni. Tuttavia, la missione del premier non sarà semplice, in quanto deve affrontare un establishment militare complesso, in cui, nel corso degli ultimi anni, diversi partiti politici hanno provato ad infiltrarsi.

Parallelamente, a livello politico, il primo ministro non ha ancora ottenuto un pieno sostegno esplicito e non può dirsi immune da un sabotaggio politico. Non da ultimo, secondo alcune notizie circolate, alcuni partiti politici sciiti iracheni avrebbero recentemente tenuto incontri a Teheran per cercare di formare un fronte di opposizione al governo. Non è chiaro quale sia il piano dell’alleanza sciita anti-Kadhimi, ma fonti hanno riferito che i rappresentanti di Nuri al-Maliki, il leader della coalizione dello Stato di diritto, e del leader della milizia Asa’ib Ahl al-Haq, Qais al-Khazali, stanno prendendo parte ai colloqui in Iran. Tuttavia, secondo Arab Weekly, qualsiasi opposizione avrebbe bisogno di un miracolo per avere successo in Parlamento e al governo. Questo perché al-Kadhimi godrebbe dell’appoggio di Moqtada al-Sadr, Ammar al-Hakim e dell’ex primo ministro, Haider al-Abadi, oltre che del sostegno di attori politici sunniti e curdi.

(Piera Laurenza – Sicurezza Internazionale).  (L’articolo)