(Roma, 21 maggio 2024). Segnali di preoccupante escalation in Ucraina: Mosca ha iniziato le annunciate esercitazioni nucleari tattiche a un passo dai confini mentre Kiev evoca uno scudo aereo dei partner occidentali, ai quali chiede di abbattere i missili russi dai loro territori o mettendo in azioni i caccia della NATO
Le esercitazioni atomiche erano state ordinate il 6 maggio scorso da Vladimir Putin: ilclima era surriscaldato dalle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, che aveva prospettato l’invio di truppe occidentali in Ucraina per impedire a quelle russe di dilagare, mentre ministro degli Esteri britannico David Cameron aveva dato via libera all’uso dei missili britannici forniti a Kiev per colpire in profondità anche in Russia. Posizioni che secondo Mosca hanno creato «tensioni senza precedenti» con l’Occidente.
Le manovre, che si svolgono nel distretto meridionale russo, vertono sui sistemi missilistici a corto raggio Iskander e gli ipersonici Kinzhal, che vengono montati a bordo dei caccia MiG-31.
L’addestramento, immortalato dai fotogrammi pubblicati dai media russi, mira a «mantenere la prontezza delle truppe e delle unità che utilizzano armi nucleari non strategiche per reagire e garantire pienamente l’integrità territoriale e la sovranità dello Stato russo in risposta a dichiarazioni provocatorie e minacce arrivate da alcuni funzionari occidentali».
Zelensky alza la posta in gioco
Nelle stesse ore in cui iniziava l’esercitazione russa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo ministro degli Esteri Dmytro Kuleba hanno alzato il livello della posta.
Gli Stati Uniti e l’Europa dovrebbero fare di più per difendere l’Ucraina e gli aerei delle Nato dovrebbero abbattere i missili russi nello spazio aereo ucraino, ha detto Zelensky al New York Times: «abbattete quello che c’è nel cielo dell’Ucraina. E dateci le armi da usare contro le forze russe al confine», è stato l’auspicio del leader, rivelando di aver chiesto a Washington anche di poter usare i missili Usa per colpire obiettivi militari in Russia.
Poco prima, in conferenza stampa a Kiev con il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, Kuleba aveva evocato questa sorta di «scudo aereo», invitando gli alleati a blindare i cieli delle città ucraina abbattendo i missili russi dai propri territori.
«Se non volete farlo, allora forniteci tutti i mezzi necessari, li schiereremo sul territorio ucraino e intercetteremo noi questi missili», ha esortato il responsabile, ribadendo la richiesta di sistemi di difesa aerea e «aerei da combattimento con capacità tecniche adeguate».
Tema caro anche a Zelensky, che ha chiesto a Berlino altri Patriot, nel giorno in cui ha respinto al mittente le accuse russe di essere un «usurpatore» perché il suo mandato è scaduto: «I miei cinque anni non sono ancora finiti, a causa della legge marziale continuano».
La Russia avanza
Sul terreno intanto Mosca continua ad avanzare. Il ministero della Difesa ha annunciato che i suoi paracadutisti hanno preso il controllo di una roccaforte ucraina vicino ad Andreyevka, nella regione di Donetsk.
Nel Kharkiv – oltre 14 mila gli sfollati negli ultimi giorni – gli attacchi hanno perso di intensità nelle ultime 24 ore, riferisce lo Stato maggiore ucraino, ma gli scontri armati non si fermano.
Le truppe russe hanno compiuto ricognizioni e sabotaggi nelle regioni settentrionali di Sumy e Chernihiv, dove starebbero riempendo il campo di battaglia di mine.
Sabotaggi anche oltre confine ?
Sabotaggi che secondo il presidente polacco Donald Tusk sono in corso anche oltreconfine: l’ultimo bilancio parla di almeno 12 arresti, tra i quali alcuni criminali, «assoldati dai servizi russi e bielorussi» per colpire dietro le linee.
Azioni di disturbo che secondo Varsavia minacciano non solo la Polonia ma anche Lituania e Lettonia, «forse anche la Svezia». Indagini sono in corso su alcuni incendi sospetti in una fabbrica polacca e in un centro Ikea lituano.
Tra i progetti di Mosca, ha denunciato Tusk, anche quello inondare la Polonia con l’ingresso illegale di migliaia di migranti da «Somalia, Eritrea, Etiopia e Yemen».