(Roma, 21 aprile 2024). Quando si parla delle ambizioni dell’Iran sul resto del Medio Oriente, si tende (inevitabilmente). sottolineare l’aspetto militare. Le basi in Siria, le armi agli Houthi yemeniti, i missili sulle basi americane in Iraq, lo scontro con Israele. Poco si parla, però, di quanto facciano gli ayatollah per rafforzare il legame con i Paesi proxy dal punto dell’ingegneria sociale, in particolare usando la leva della religione, ancor più in particolare allargando la sfera d’influenza dello sciismo duodecimano praticato appunto in Iran. Perché, appunto, le alleanze iraniane (dai sunniti Fratelli Musulmani, di cui Hamas è un prodotto, all’Iraq a maggioranza sciita, dove però c’è una frattura profonda con il leader sciita iracheno Moqtada al-Sadr) sono più larghe della pratica religiosa, che invece può essere usata per rinsaldarle e ribadire la supremazia di Teheran.
Lo sforzo è molto evidente rispetto alla Siria, che ha una mappa religiosa piuttosto complessa, con una maggioranza sunnita cui però si affiancano minoranze più o meno corpose di cristiani, drusi, alawiti (cui appartiene il presidente Bashar al-Assad) e ismailiti. Questi ultimi tre gruppi appartengono alla famiglia sciita ma differiscono profondamente dalla versione praticata in Iran, e costituiscono circa il 13% della popolazione siriana. L’Iran, fin dalla Rivoluzione islamica del 1979, è un fedelissimo alleato dagli Assad, li ha sostenuti per tutto il corso della guerra civile cominciata nel 2011 e l’anno scorso il presidente iraniano Ebrahim Raisi, per la prima volta appunto dal 2011, ha guidato a Damasco una delegazione ufficiale composta anche dai ministri del Petrolio, della Difesa, delle Telecomunicazioni e degli esteri. In pratica, una dichiarazione d’intenti. Con il collasso sociale dovuto ai lunghi anni della guerra, l’emigrazione e l’espandersi di flussi di profughi interni (7 milioni) e rifugiati nei Paesi vicini e lontani (5 milioni) che hanno ridotto la popolazione, la penetrazione dell’Iran è ovviamente più facile. Spinto dalla necessità di aiuti finanziari e militari, Assad ha reso ancora più facile il lavoro agli ayatollah con alcuni provvedimenti controversi: nel 2014 con una legge che ha incrementato l’insegnamento dello sciismo duodecimano nelle scuole pubbliche siriane; nel 2018 ha autorizzato una quota di sciiti duodecimani nei consigli giurisprudenziali islamici; infine con una riforma dell’immigrazione che ha concesso visti molto più facili ai visitatori da Iran e Iraq, con un conseguente e rapido incremento del turismo da quei due Paesi.
In Siria la tattica usata dall’Iran è semplice e, se vogliamo, brutale: insediare in Siria popolazione di provata fede sciita richiamata da fuori. Anche in questo caso, la disastrata situazione del Paese ha spinto Assad a prendere decisioni che hanno favorito i piani dello scomodo alleato. Nel 2018 è stata approvata la legge sul “Rinnovamento urbano” che consente allo Stato di sequestrare le proprietà abbandonate e non reclamate in seguito ai combattimenti e alle successive fughe ed emigrazioni. Questo ha spinto molti siriani a vendere prima di dover cedere tutto, e frotte di sciiti afghani, libanesi e iracheni si sono precipitati ad acquistare a prezzi ovviamente ridotti. Il fenomeno è stato intenso soprattutto in prossimità dei luoghi dove gli sciiti collocano eventi fondamentali della loro storia, nella provincia di Deir Ez-Zor o nei pressi di Damasco.
In un certo senso tutto questo replica quanto fatto dagli iraniani in Libano all’inizio degli anni Ottanta, quando Israele invase il Sud del Paese. Le Guardie della rivoluzione arrivarono in aiuto di Amal (il movimento che poi sarebbe diventato Hezbollah) e si insediarono nella Valle della Bekaa. Prima portando con sé le armi, poi facendo arrivare camion, cucine da campo, serbatoi per l’acqua e via via altre infrastrutture, per quella che poi passò sotto il nome di “jihad delle costruzioni”. Nello stesso tempo fu condotto un profondo lavoro, tra aiuto umanitario e proselitismo, nel campagne presso i contadini. I risultati li conosciamo.
Di Fulvio Scaglione. (Inside Over)