Il capo della CIA medierà per la liberazione degli ostaggi

0
199

(Roma, 25 gennaio 2024). Il presidente USA Biden invia William Burns in Europa per negoziare il rilascio in cambio di due mesi di tregua

Il presidente americano, Joe Biden, invierà nei prossimi giorni il direttore della Cia, William Burns in Europa per mediare sulla liberazione degli ostaggi israeliani in cambio di due mesi di tregua. Lo rende noto il Washington Post. In Europa Burns incontrerà i capi dell’intelligence israeliana ed egiziana, David Barnea e Abbas Kamel, e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, secondo quanto apprende il giornale da fonti anonime.

Egitto e Qatar sono stati interlocutori chiave tra Israele e Hamas, il gruppo militante il cui attacco mortale oltre confine il 7 ottobre ha scatenato la guerra a Gaza. I due paesi hanno contribuito a garantire una pausa iniziale nelle ostilità e il rilascio degli ostaggi a novembre. L’ultima proposta di Israele prevede una pausa di 60 giorni nei combattimenti in cambio del rilascio graduale degli oltre 100 prigionieri, a cominciare da donne e bambini civili e seguiti da uomini civili, donne e uomini militari.

Porre fine alla guerra di Israele nella Striscia di Gaza è una priorità assoluta per evitare che si trasformi in un vero e proprio conflitto in Medio Oriente, ha avvertito il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. Lo riporta Al Jazeera. Le sue parole arrivano mentre cresce la preoccupazione per gli scontri Israele-Hezbollah nel sud del Libano, così come per i raid aerei Usa-Regno Unito sugli Houthi dello Yemen in rappreseglia ai loro attacchi alle navi nel Mar Rosso.

« La priorità deve essere la fine della guerra a Gaza e prevenirne l’espansione, cosa che contribuirebbe a rafforzare la sicurezza e la stabilità a livello regionale e internazionale », ha affermato Al Thani durante un incontro con il ministro degli Esteri britannico David Cameron a Doha.

A Gaza Il 66% dei palestinesi ha malattie legate all’acqua

L’Autorità palestinese per la qualità ambientale ha affermato che il 66% dei palestinesi nella Striscia di Gaza soffre della diffusione di malattie trasmesse dall’acqua come il colera, diarrea cronica e malattie intestinali, in seguito alla « mancanza di acqua potabile e la chiusura di tutti gli impianti di desalinizzazione dell’acqua a causa dell’aggressione in corso da parte dell’occupazione israeliana ».

Lo scrive l’agenzia palestinese Wafa, spiegando che il bombardamento israeliano delle linee fognarie e il conseguente allagamento delle stesse hanno provocato una catastrofe sanitaria e ambientale, in particolare il bacino Sheikh Radwan, il cui livello ha raggiunto un livello critico, a causa dell’accumulo di acqua piovana e della fuoriuscita di acque reflue al suo interno.

L’Autorità per la Qualità Ambientale ha confermato che l’aggressione dell’occupazione ha provocato lo sradicamento di circa 50.000 alberi e la demolizione di migliaia di acri di terreni agricoli, vivai e orti domestici, il che porta ad un aumento della desertificazione, alla perdita di biodiversità, al deterioramento della qualità del suolo e all’aumento delle emissioni di anidride carbonica.

(AGI)