Flotta USA nel mirino di Hezbollah: così possono colpire coi missili russi Yakhont

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(Roma, 10.11.2023). Secondo alcune fonti della Reuters, il movimento di Hassan Nasrallah avrebbe ottenuto negli anni anche i missili antinave di fabbricazione russa. Un elemento che può cambiare la percezione del pericolo per il Mediterraneo orientale

La guerra a bassa intensità tra Hezbollah e forze armate israeliane è esplosa subito dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Dal Libano del sud sono iniziati a piovere razzi contro il nord di Israele, sia da parte del partito-milizia sciita sia da parte delle frange di Hamas lì presenti. E le Israel defense forces hanno risposto con attacchi che hanno preso di mira entrambe le fazioni.

Il discorso di Hassan Nasrallah dello scorso venerdì ha mostrato una certa volontà di Hezbollah di non avviare una escalation incontrollata che coinvolga anche il Libano. Tuttavia, il pericolo è reale e lo dimostrano le varie minacce arrivate da tutte le milizie sciite legate a Teheran. Un pericolo che inquieta non solo Israele, ma anche gli Stati Uniti, che proprio subito dopo l’assalto di Hamas hanno inviato nel Mediterraneo orientale due portaerei, con i rispettivi gruppi d’attacco, e navi pronte a intervenire in caso di necessità e per fare da deterrente a qualsiasi iniziativa militare contro lo Stato ebraico.

L’arrivo della flotta Usa ha certamente cambiato la percezione sulle conseguenze di un conflitto che coinvolgesse il fronte nord di Israele. Tuttavia, Hezbollah, anche solo per mantenere intatto il proprio valore strategico in Medio Oriente, ha voluto manifestare una certa indifferenza nei confronti delle navi a stelle e strisce. Al punto che Nasrallah, nel suo discorso della settimana scorsa, ha detto che i suoi uomini sono « ben preparati » e in possesso di « armi per affrontare » le forze statunitensi. Propaganda, certo, visto che la potenza di fuoco di Washington può avere un impatto devastante sulle infrastrutture militari di Hezbollah. Allo stesso tempo però, non è da sottovalutare l’arsenale in mano agli uomini Nasrallah. E questo vale non solo per gli attacchi terrestri, ma anche quelli in mare.

La conferma è arrivata nei giorni scorsi dalla Reuters, a cui alcune fonti vicino al Partito di Dio hanno riferito che il segretario generale di Hezbollah sembrava riferirsi implicitamente ai missili Yakhont, ufficialmente noto come P-800 Oniks. Si tratta di un missile supersonico da crociera antinave fabbricato in Russia e considerato uno dei più letali nel suo genere. Ha una gittata di circa 300 chilometri ed è sia imbarcato sulle navi sia usato da terra. Tra i suoi principali utilizzatori c’è la Siria, alleata della Russia. Proprio qui, è possibile che Hezbollah abbia ottenuto un numero imprecisato di missili – qualcuno pensa circa una dozzina – durante la guerra di Damasco contro lo Stato islamico e i ribelli. Guerra che ha visto le milizie sciite combattere al fianco delle truppe di Bashar al Assad.

Il Cremlino, come scrive Newseek, ha smentito qualsiasi coinvolgimento russo nell’eventuale cessione di questi missili. Anche se appare improbabile che Mosca non sia stata messa a conoscenza di questa partita di missili così rilevanti per l’arsenale di Hezbollah e così decisive in un contesto come quello libanese. In ogni caso, è possibile che Damasco e il partito sciita abbiano agito fra loro triangolando con l’Iran, con la Federazione Russa che potrebbe avere dato comunque una sorta di semaforo verde.

Per Hezbollah, questi missili non equivalgono ad avere la capacità né la volontà di attaccare le navi statunitensi. E Nasrallah, al netto delle minacce, sa perfettamente di non avere interesse a fare un’azione di questo tipo. Il messaggio fatto trapelare è però risultato chiaro: il raggio di azione di Hezbollah può raggiungere anche il mare e le navi che potrebbero essere coinvolte in un attacco alla formazione libanese. Così come eventuali unità israeliane o piattaforme del gas.

Di Lorenzo Vita. (Il Giornale)