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L’impatto degli ATACMS sulla guerra in Ucraina: cosa può cambiare

(Roma, 06.11.2023). La Casa Bianca da un paio di settimane ha confermato di aver inviato i missili Mgm-140 ATACMS (Army Tactical Missile System) in Ucraina dopo pressioni interne ed esterne che sono durate da più di un anno. La presidenza statunitense ha sempre cercato di evitare questa possibilità, nel timore di innescare un’escalation senza controllo con la Russia, nonostante la posizione del Congresso, che già nel luglio del 2022 aveva mostrato parere favorevole sull’invio di questi missili di teatro a lungo raggio.

Negli ultimi giorni ci sono arrivate conferme dell’utilizzo degli ATACMS da parte dell’esercito ucraino: dapprima immagini dell’aeroporto di Berdyansk colpito da un attacco missilistico (che ha distrutto numerosi elicotteri da combattimento russi) hanno mostrato i resti di questi missili, successivamente è stata proprio Kiev a diffondere un video in cui si vedono distintamente gli ATACMS lanciati dal Mlrs (Multiple Launch Rocket System) M-142 Himars. Dell’Mgm-140 ne sono state fabbricate diverse versioni, dotate di differenti testate belliche e gittate.

Il Block I è un missile guidato con una gittata da 25 a 165 chilometri che trasporta un carico utile di 950 submunizioni antiuomo e anti-equipaggiamento. Questa versione è stata consegnata agli Stati Uniti nel 1991 e non è più in produzione. Secondo i documenti dell’esercito Usa, ne furono realizzati circa 1650, di cui diverse centinaia utilizzati in conflitti come l’operazione Desert Storm e l’operazione Iraqi Freedom ed è stato esportato in Bahrein, Grecia, Corea del Sud, Taiwan, Turchia ed Emirati Arabi Uniti. I missili rimanenti sono stati modernizzati in una versione che non contiene munizioni a grappolo.

Il Block IA è dotato di sistema di guida inerziale e GPS e ha una portata da 70 a 270 chilometri (300 se con munizionamento a grappolo) e monta un carico utile di 300 bombe M74 o una singola testata. Ne sono stati prodotti 610, di cui circa 74 utilizzati nell’operazione Iraqi Freedom. Il Block IA è entrato nell’arsenale statunitense nel 1998 e non è più in produzione, e anche in questo caso le rimanenti unità sono state modernizzate in una versione che non contiene munizioni a grappolo a partire dal 2016. Secondo i documenti dell’esercito Usa e dei documenti di bilancio, meno di 1114 di queste versioni rimangono nei depositi.

L’ATACMS Block 1A “Unitary”, entrato in servizio nel 2001, è dotato di una singola testata ad alto esplosivo da 213/247 chilogrammi con gittata compresa tra 70 e 300 chilometri.

L’ultima versione è la TACMS 2000 (o M57) e anch’essa monta una singola testata come il modello precedente ed è stata prodotta in circa 513 esemplari. Complessivamente Lockheed-Martin ha prodotto circa 4mila ATACMS di cui più di 600 utilizzati in azione.

L’attacco a Berdyansk, effettuato coi missili ATACMS su un bersaglio d’area, ha dimostrato che sono stati inviati in Ucraina i missili dotati di munizionamento a grappolo molto probabilmente del Block I, che è la variante più prodotta e che ha riscosso il maggior successo di esportazioni.

Avendo una gittata massima di 165 chilometri non si configura ancora come il missile a lungo raggio che potrebbe deteriorare ulteriormente l’escalation.

Quanti missili del Block I (e IA) ancora carichi di munizioni a grappolo siano presenti nell’inventario degli Stati Uniti ora non è noto e non è nemmeno chiaro lo status di quelli esportati in Bahrein, Grecia, Corea del Sud e Turchia. Risulta chiaro invece, almeno sino a questo momento, che la versione a testata singola ad alto potenziale non è ancora presente nel teatro di guerra ucraino.

Anche se solo in numero limitato, e con l’obiettivo quindi di eliminare obiettivi di altissimo valore, i missili con munizionamento a grappolo potrebbero avere un certo impatto sul corso del conflitto al di là della loro gittata.

Un ATACMS con submunizioni è uno strumento idoneo a colpire le basi aeree – come già fatto – in quanto i velivoli russi non vengono praticamente mai parcheggiati negli shelter ma a cielo aperto nelle piazzole. Inoltre un vettore di questo tipo è idoneo anche per eliminare i radar e i centri di comando e controllo delle batterie di S300/400 russe presenti in Crimea.

La versione a testata unitaria però, sembra essere la più richiesta dall’Ucraina per una serie di ragioni: la prima è che risulta idonea per colpire le linee di comunicazioni sensibili come il ponte sullo Stretto di Kerch, la seconda è la gittata che può arrivare a 270/300 chilometri. Avere un vettore in grado di colpire così lontano significherebbe poter bersagliare il ponte sullo Stretto da posizioni relativamente sicure sulla sponda ucraina del fiume Dnepr o da Zaporizhzhia, mentre permetterebbe di mettere sotto tiro praticamente tutta la Penisola di Crimea e di avere nel mirino Sebastopoli stando ben al di dentro delle proprie linee. Senza dimenticarsi della possibilità di colpire centri di comando e snodi logistici russi nel Donbass da luoghi sicuri all’interno del territorio ucraino.

Questi missili però non sembra che siano stati consegnati all’esercito di Kiev, che quindi deve “accontentarsi” della versione a medio raggio con munizioni a grappolo. Nelle prossime settimane è quindi plausibile ritenere che uno degli obiettivi principali degli ATACMS saranno i sistemi di difesa aerea russi schierati nell’Ucraina meridionale e orientale. Data la velocità dei missili e le distanze relativamente brevi, sarà molto difficile per i sistemi di difesa aerea russi intercettare efficacemente gli attacchi ucraini. Ci sono rapporti preliminari secondo cui l’Ucraina avrebbe preso di mira i Sam (Surface to Air Missile) vicino a Luhansk con gli Mgm-140.

La distruzione delle difese aeree russe nell’Ucraina occupata aprirebbe la strada ad attacchi più diffusi con droni e missili da crociera come gli “Storm Shadow”, che cominciano a scarseggiare, esattamente come è stato già fatto per la penisola di Crimea durante l’estate appena trascorsa.

Se a Kiev saranno forniti gli ATACMS di più a lungo raggio, la conferma non tarderà ad arrivare dagli attacchi che li impiegheranno, in quanto riteniamo che il bersaglio preferenziale sarà la Flotta russa del Mar Nero ormeggiata a Sebastopoli.

Non bisogna però pensare che questi missili, siano essi con testata a grappolo o unitaria, saranno l’arma miracolosa in grado di cambiare le sorti della guerra in modo decisivo a favore dell’Ucraina. Infatti, per avere un peso determinante in questo senso, il loro numero dovrebbe essere molto elevato per poter effettuare una sistematica campagna di distruzione di infrastrutture, snodi logistici, depositi e assetti di alto valore dei russi (come è stato per gli Himars), e dopo più di 15 giorni dalla prima azione confermata sembra proprio che non sia così.

Di Paolo Mauri. (Inside Over)

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