(Roma, 05.09.2023). Negli Stati Uniti è allarme spionaggio. Negli ultimi anni, si sarebbero verificati un centinaio di casi tanto eclatanti quanto preoccupanti, con cittadini cinesi che, a volte fingendosi turisti, avrebbero avuto accesso a basi militari dell’esercito statunitense e ad altri siti sensibili. La notizia è stata riportata dal Wall Street Journal che ha citato non meglio specificati funzionari per i quali i suddetti incidenti dovrebbero essere considerati potenziali minacce alla sicurezza nazionale.
Il dipartimento della Difesa, l’Fbi e altre agenzie si sono attivate nel tentativo di limitare episodi del genere, nei quali sono coinvolte persone soprannominate gate-crashers (termine traducibile in italiano come “imbucatori”) a causa dei loro tentativi, accidentali o intenzionali, di penetrare in luoghi off limits senza le necessarie autorizzazioni.
Gli esempi portati alla luce sono innumerevoli e bizzarri: ci sono stati cittadini cinesi semplicemente colti in flagrante mentre stavano cercando di entrare in un poligono missilistico nel New Mexico e altri mentre stavano nuotando in acque torbide nei pressi di un sito di lancio di razzi in Florida.
L’allarme degli USA
Incidenti del genere, sostengono le autorità Usa, oltre ad essere forme di spionaggio sembrerebbero essere progettati per testare le pratiche di sicurezza nelle installazioni militari statunitensi e in altri siti federali. Anche perché i gate-crashers risulterebbero essere sì cittadini cinesi, ma messi in servizio dal governo cinese e tenuti a riferire ad esso.
Gli innumerevoli episodi rilevati accendono i riflettori sulle preoccupazioni che Pechino stia utilizzando mezzi non tradizionali per raccogliere informazioni sul suolo americano, sia attraverso la vicinanza alle basi che attraverso attrezzature commerciali prodotte in Cina che potrebbero essere utilizzate per spiare. “Il governo cinese è impegnato in un’ampia e diversificata campagna di furti e influenza maligna, senza riguardo alle leggi o alle norme internazionali che l’Fbi non tollererà”, ha commentato il Federal Bureau of Investigation.
Secca la replica dell’ambasciata cinese a Washington, che ha parlato di “invenzioni”. “Esortiamo i funzionari statunitensi competenti ad abbandonare la mentalità della guerra fredda, a fermare le accuse infondate e a fare più cose che contribuiscano a rafforzare la fiducia reciproca tra i due Paesi e l’amicizia tra i due popoli”, ha affermato Liu Pengyu, portavoce della sede diplomatica cinese negli USA.
Le spie del Dragone
Quanto avvenuto ha spinto il Congresso Usa ad esaminare nel dettaglio la legislazione sulla questione, visto che alcuni di questi casi finiscono nel dimenticatoio visto che la maggior parte delle leggi sulla violazione di domicilio sono statali e locali, ma non federali.
In ogni caso, è pur vero che alcune incursioni indesiderate non rappresentano una minaccia, coinvolgendo persone intente a seguire le indicazioni sullo smartphone per raggiungere il McDonalds o il Burger King più vicino a loro, in locali che si trovano però vicini ad aree militari. Ne sono però state rivelate altre ben più inquietanti.
In un caso recente, un gruppo di cittadini cinesi, che affermavano di essere turisti, ha provato a spiegare alle guardie a Fort Wainwright, in Alaska, di aver prenotato in un hotel all’interno della medesima base (base che ospita l’undicesima divisione aviotrasportata dell’esercito, che si concentra sulla guerra nell’Artico).
Poiché negli Usa la maggior parte di questi incidenti può essere perseguita solo come violazione di domicilio, il governo cinese alza le spalle e non interviene nei confronti di coloro che vengono scoperti, qualcosa di improbabile se un americano venisse catturato in Cina. Quando vengono fermati, i gate-crashers usano sempre lo stesso copione: spiegano di essere turisti e di essersi smarriti.
Di Federico Giuliani. (Inside Over)