La battaglia del grano di Mosca contro Kiev. Mentre Istanbul prova a mediare

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(Roma, 21.08.2023). Mosca, Doha e Istanbul starebbero negoziando un accordo per trasportare grano russo attraverso il Mar Nero, e permetterne l’accesso alla rete commerciale globale. Ma rimangono alcune questioni in sospeso. Nel frattempo, Kyiv cerca alternative

L’ipotesi di “resuscitare” l’accordo sul grano nella sua forma originale si fa sempre più lontana. A più di un mese di distanza, il ritiro unilaterale di Mosca dall’accordo sponsorizzato dalle Nazioni Unite per mantenere costante l’afflusso del grano ucraino al bisognoso mercato globale appare come definitivo. E gli sforzi diplomatici profusi verso altre soluzioni sembrano esserne la conferma.

Il Cremlino sarebbe infatti già al lavoro per creare una nuova versione dell’accordo sul grano, secondo quanto riporta il quotidiano tedesco Bild, in collaborazione con Turchia e Qatar. Il nuovo accordo trilaterale proposto da Mosca vedrebbe la Federazione Russa nel ruolo di fornitore della materia prima (le cifre disponibili si aggirano intorno alle 100 milioni di tonnellate), il Qatar nel ruolo di acquirente e la Turchia nel ruolo di intermediario e gestore dello scambio. Il grano russo sarebbe infatti trasportato fino a Istanbul, centro di raccolta e smistamento in preparazione della spedizione verso i paesi più bisognosi delle importazioni di cereali. Dopo che un primo momento i paesi menzionati sembravano dimostrare scarso interesse nei confronti della proposta russa, gli ultimi giorni sono stati testimoni di sviluppi concreti nelle trattative, tanto che la firma dell’accordo sembra essere imminente.

Il nuovo accordo potrebbe infatti essere già stato concluso lo scorso fine settimana a Budapest: in occasione dell’apertura dei campionati mondiali di atletica leggera, si recheranno in Ungheria sia il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che Rustam Minnikhanov, governatore della repubblica russa del Tatarstan, sanzionato dagli Stati Uniti ma non dall’Unione europea proprio grazie all’opposizione del leader ungherese Viktor Orbàn. Secondo le indiscrezioni, Minnikhanov sarebbe l’uomo incaricato da Vladimir Putin a portare avanti le trattative con la controparte turca, che pur mostrandosi disponibile al dialogo considera indispensabili il soddisfacimento di requisiti specifici.

Durante i precedenti confronti, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan avrebbe sottoposto alla Russia due condizioni per avallare questo nuovo accordo. La prima, quella che Mosca potrebbe accettare più facilmente, riguarda il coinvolgimento delle Nazioni Unite nel progetto, coinvolgimento che garantirebbe un più alto grado di istituzionalizzazione e la possibilità di appoggiarsi all’infrastruttura umanitaria internazionale.

La seconda condizione sarebbe invece quella del rientro della Federazione Russa all’interno dell’accordo sul grano ucraino, così da mantenere aperti due canali paralleli di esportazione cerealicola, ognuno dei quali dedicato unicamente all’esportazione delle riserve di una delle parti coinvolte nel conflitto ucraino. Tuttavia, il Cremlino potrebbe essere più restio ad accettare la condizione posta da Istanbul. Su un piano formale le critiche di Mosca si incentrerebbero sulle stesse motivazioni che l’hanno spinta a ritirarsi dalla Black Sea Grain Initiative, ovvero che sia stata soltanto Kyiv a beneficiare dell’accordo raggiunto nell’estate del 2022, mentre le promesse fatte alla Russia non sarebbero state rispettate. Sul piano sostanziale, la questione è un’altra: ritirandosi dall’accordo del grano e ristabilendo un blocco navale “totale” nei confronti dell’Ucraina, la leadership russa punta ad esercitare la maggior pressione possibile nei confronti dell’avversario, privandolo di importanti proventi economici necessari al sostenimento dello sforzo bellico; questa pressione, assieme agli scarsi progressi militari al fronte, dovrebbe essere sufficiente a persuadere Kyiv a trovare una soluzione negoziata al conflitto.

Ma Kyiv non è intenzionata a far sfruttare a Mosca questa sua vulnerabilità, e sta già cercando soluzioni alternative che permettano il commercio del grano raccolto in estate e in autunno.

Mentre proseguono le discussioni con gli alleati statunitensi ed est-europei per la creazione di “una rotta danubiana”, il governo ucraino ha istituito un “corridoio umanitario” protetto dalle sue forze armate per garantire un transito sicuro alle navi che decideranno di trasportare il grano fuori dall’Ucraina, tramite il quale un vascello è già riuscito a lasciare i porti ucraini dove era bloccato. Tuttavia, risulta difficile credere che i russi permetteranno a Kyiv di sfruttare a lungo questa opportunità.

Di Lorenzo Piccioli. (Formiche)