Elicotteri da combattimento ai confini NATO: è alta tensione in Polonia

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(Roma, 12.08.2023). Si consolida ulteriormente la tensione tra Polonia e Bielorussia. Schierati elicotteri da Varsavia al confine. Lukashenko apre a dialoghi sulla crisi, ma la Polonia risponde picche

Non si placano le tensioni tra la Polonia e la Bielorussia con Varsavia che dopo aver ordinato nei giorni scorsi un deciso rafforzamento del confine, con l’invio di 4mila truppe sul Bug e 6mila di riserva, ha oggi aumentato la guardia verso il Paese vicino e rivale. Il timore è in primo luogo quello di una possibile « guerra ibrida » lanciata da Minsk tramite lo scatenamento di una crisi migratoria di confine. Ma si temono anche possibili incursioni e sabotaggi alle infrastrutture militari da parte dei miliziani del gruppo Wagner che sono stanziati in Bielorussia. E la cui ritirata di cui parlavano fonti russe non è stata finora corroborata da altri osservatori.

Il fautore del rafforzamento del dispositivo militare polacco a Est, il ministro della Difesa Mariusz Blaszczak, ha visitato oggi a Jarylowka, nella Polonia orientale, le truppe inviate a presidiare il confine. « Gryf », ha detto Blaszczak, è il nome in codice dell’operazione con cui Varsavia vuole « sigillare i confini » con Minsk, « Rengaw » quella di costituzione di una task force operativa volta a compiti « di carattere addestrativo e di difesa » e di deterrenza verso Bielorussia e Russia. Tre i cardini indicati da Blaszczak per l’impegno dell’esercito polacco in loco: « scoraggiare l’aggressore, rafforzare il confine e garantire la sicurezza ».

La tensione si alza e al confine saranno inviati anche elicotteri da combattimento per pattugliare il fronte più orientale della Nato. Non si tratta dell’unica mossa decisa dai « falchi » atlantici nei confronti di Minsk. Ieri anche la Lituania, come annunciato dalla premier Ingrida Simonyte, ha promosso il rafforzamento del confine meridionale che la separa dalla Bielorussia, chiudendo i punti d’accesso al Paese limitrofo di Sumsk e Tverecius e dunque mantenedo attivi solo i rimanenti quattro varchi di passaggio di confine.

Il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, silente nei giorni scorsi, è tornato a parlare ieri dicendo che « Dobbiamo parlare con i polacchi. Ho detto al premier di contattarli. Se lo vogliono, possiamo parlare e fare la pace. Siamo vicini ed è una cosa che non si può scegliere », ha aggiunto il leader di Minsk, paventando una possibile congiunzione tra l’atteggiamento assertivo di Varsavia e la volontà del PiS, il partito di governo di destra conservatrice del Paese, di alzare la tensione in vista del voto del 15 ottobre puntando sulla carta della minaccia russa e bielorussa. « Stanno cercando di alimentare le tensioni per dimostrare che è giusto il riarmo del Paese », ha aggiunto Lukashenko.

Forte e piccata la risposta di Varsavia. In prima linea il ministero degli esteri polacco, che ha definito « parole vuote » l’offerta di Lukashenko e della Bielorussia per bocca del sottosegretario Pavel Jablonski. Per il governo di Mateusz Morawiecki il fatto che l’offerta di Minsk « non contenga proposte » per una de-escalation basta e avanza a cassare l’offerta di confronto. Tutto questo mentre in Ucraina, Paese che la Polonia sostiene ardentemente, si continua a combattere con durezza nella sempre più stagnante controffensiva contro le forze russe. Il fronte caldo della Nato, oggi, è vicino a quel limes un tempo tutto interno al blocco comunista e dove oggi la Polonia fa pressione per compensare ogni possibile iniziativa ibrida e di destabilizzazione, che nella sua ottica è funzionale a deviare risorse che potrebbero essere invece impegnate a sostenere l’Ucraina. A Varsavia e Minsk il compito di governare un contesto assai liquido e mutevole dove un incidente rischioso può essere sempre dietro l’angolo.

Di Andrea Muratore. (Il Giornale)