Il mistero dell’imam scomparso nel 1978 dietro la prigionia in Libano di Hannibal Gheddafi

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Le sorti del quartogenito dell’ex rais tornano al centro dei dibattiti dopo l’incontro a Teheran tra il ministro degli Esteri dell’Iran e l’omologa del Governo libico di unità nazionale

Le sorti del quartogenito dell’ex rais libico Muammar Gheddafi, Hannibal Gheddafi, tornano al centro dei dibattiti dopo l’incontro a Teheran tra il ministro degli Esteri dell’Iran, Hossein Amirabdollahian, e l’omologa del Governo di unità nazionale (Gun) della Libia, Najla el Mangoush. In seguito alla visita, infatti, il ministero della Giustizia del Gun oggi ha fatto appello alle autorità libanesi affinché pongano fine “alla tragedia” di Hannibal Gheddafi e collaborino con loro per risolvere questo fascicolo. Il ministero libico ha inoltre reso noto di aver incaricato il sottosegretario del ministero degli Esteri e la commissione formata per dare seguito alla questione e adottare le misure necessarie per conoscere lo stato di salute del figlio di Gheddafi. Da parte sua, il 24 luglio, Hannibal Gheddafi, aveva dichiarato: “I leader libanesi hanno chiesto, in cambio del mio rilascio, fondi libici per un importo di 2 miliardi di dollari”, aggiungendo che avrebbe continuato lo sciopero della fame fino al suo rilascio e che “la giustizia libanese è diventata uno zimbello e viene usata per raggiungere interessi personali”. Si tratta di accuse che potrebbero creare un caso diplomatico tra Libia e Libano, un Paese quest’ultimo che peraltro sta attraversando una grave crisi economica e istituzionale.

Hannibal Gheddafi, 47 anni, è detenuto in Libano dal 2015. Dopo la morte del padre nel 2011, si era rifugiato in Siria dove era stato sequestrato da sconosciuti che volevano avere notizie sulla sorte dell’imam Musa al Sadr, il leader sciita irano-libanese scomparso nel 1978 in Libia. Hannibal in seguito era stato liberato dalle forze di sicurezza libanesi per poi essere rinchiuso in un carcere. Nell’agosto 2017, il presidente del parlamento, Nabih Berri, leader del movimento sciita Amal, fondato da Musa al Sadr, aveva assicurato in un discorso commemorativo che l’imam sarebbe ancora vivo. Da parte sua, Hannibal Gheddafi si è sempre dichiarato innocente, sottolineando che la sparizione di Al Sadr è avvenuta quand’era ancora bambino e che solo il fratello maggiore, Saif al Islam Gheddafi, e l’ex primo ministro libico, Abdessalam Jelloud, sono a conoscenza del dossier, così come il cugino del defunto colonnello libico Muammar Gheddafi, Ahmed Gaddaf al Dam, che vive al Cairo, e Musa Kusa, ex ministro degli Esteri del governo Gheddafi.

La detenzione del figlio di Gheddafi sembra quindi legata alla scomparsa dell’imam Musa al Sadr, cugino del leader del movimento sadrista iracheno, Muqtada al Sadr, il quale è tuttora in aperto scontro con il regime degli ayatollah iraniani. La particolare figura dell’imam continua a incuriosire anche se è scomparso in Libia più di 40 anni fa: sulla sua misteriosa storia sono state infatti condotte diverse ricerche e scritti una serie di libri. Secondo quanto riferito dal think tank israeliano specializzato in diplomazia pubblica e politica estera Jerusalem Center for Public Affairs, la maggior parte delle ricerche si è concentrata sulla figura carismatica di Al Sadr e sul suo ruolo storico nel fondare il movimento Amal. Secondo alcuni studi, le relazioni di Al Sadr con il fondatore della Repubblica islamica dell’Iran, l’imam Ruhollah Khomeini, erano complesse perché il promotore di Amal non era un suo entusiasta sostenitore e non lo riconosceva come suprema autorità religiosa del mondo sciita. Questo ha suscitato antagonismo tra i sostenitori di Khomeini, tra cui il fondatore del Partito islamico repubblicano, Mohammad Beheshti, e un importante politico della Repubblica islamica dell’Iran, Jalal al Din Farsi, vicino a Gheddafi. Entrambi sono stati ritenuti responsabili di una probabile morte di Al Sadr, con l’accusa di voler eliminare qualsiasi possibilità che l’imam succedesse a Khomeini. Nonostante non ci siano certezze sulla questione, secondo alcuni analisti gli iraniani avrebbero quindi messo fuori gioco Musa prima della rivoluzione islamica di Khomeini del 1979 e per questo Teheran starebbe ancora oggi tentando di sviare le indagini sul suo supposto rapimento.

(Nova News)