Diga della rinascita: Etiopia ed Egitto concludono l’accordo ma Addis Abeba sembra già procedere al riempimento

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(Roma, 14.07.2023). Con una capacità di 5.150 Mw la centrale idroelettrica sul Nilo Azzurro collegata alla diga sarà, una volta completata, la più potente in Africa, anche se le incomprensioni fra Addis Abeba, Egitto e Sudan ne hanno fino ad oggi rallentato la messa in servizio

L’Etiopia sembra intenzionata a procedere al riempimento della Grande diga della Rinascita etiope (Gerd) nonostante l’intesa, acclamata a livello internazionale, conclusa con l’Egitto sull’apertura di nuovi negoziati allargati al Sudan.

Con una capacità installata di 5.150 Mw, la centrale idroelettrica sul Nilo Azzurro collegata alla diga dovrebbe essere, una volta completata, la più potente in Africa, ma le incomprensioni emerse fra Addis Abeba e i Paesi a valle, Egitto e Sudan, ne hanno finora rallentato la messa in servizio. A preoccupare Il Cairo e Khartum è, in particolare, il rischio legato al coincidere delle fasi di riempimento, programmate a giugno e luglio, con la stagione delle piogge etiopi, nel timore che un qualsiasi incidente legato all’impianto possa tradursi in una drammatica esondazione nei loro territori. Così, alla vigilia della quarta fase di riempimento, nella regione sono state commentate con apprensione le immagini satellitari diffuse dall’emittente televisiva saudita “Al Arabiya”, nelle quali è possibile rilevare un innalzamento del livello dell’acqua molto vicino a quello raggiunto lo scorso anno alla fine dello stoccaggio, ovvero 600 metri sul livello del mare. Un livello che conferma l’imminente avvio di una nuova fase di riempimento.

Le immagini sono risultate sorprendenti, dato l’accordo concluso poche ore prima fra i governi di Egitto ed Etiopia proprio per concordare insieme, entro quattro mesi, le modalità del riempimento. L’intesa è stata raggiunta al Cairo a margine del vertice dei Paesi vicini al Sudan, evento promosso dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi per moltiplicare gli sforzi per la risoluzione del conflitto sudanese, in corso da quattro mesi con un forte impatto economico e securitario sulla regione. Al Cairo, Al Sisi e il premier etiope Abiy Ahmed hanno concordato di avviare “rapidi negoziati”, fra Etiopia, Sudan ed Egitto, per finalizzare l’accordo tripartito sulla diga e concordare i termini del riempimento e della gestione dell’infrastruttura. L’accordo ha aperto una finestra di dialogo dopo mesi di accese polemiche in particolare da parte egiziana che ad Addis Abeba contesta da tempo un approccio unilaterale ad una questione di interesse comune. Durante i promessi negoziati, prosegue la dichiarazione, l’Etiopia si è impegnata a non causare danni significativi all’Egitto e al Sudan nelle fasi di riempimento della Gerd, in modo da soddisfare il fabbisogno idrico di entrambi i Paesi.

L’Egitto fa affidamento sul Nilo per il 90 per cento delle sue acque dolci ed il progetto è considerato dal Cairo un affare di sicurezza nazionale, a fronte del fabbisogno idrico di una popolazione di oltre 100 milioni di persone. Egitto ed Etiopia hanno infine ribadito la comune volontà politica di rafforzare le relazioni bilaterali, politicamente, economicamente e culturalmente, sulla base dell’obiettivo di perseguire i reciproci interessi e la prosperità dei due “popoli fratelli”, contribuendo attivamente anche alla stabilità, alla pace e alla sicurezza della regione e ad affrontare sfide comuni. L’intesa è stata accolta con particolare favore dalla comunità internazionale, a partire dall’Alto commissario per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Josep Borrell. “La decisione di Etiopia ed Egitto di rafforzare le relazioni bilaterali, compresi gli sforzi per risolvere i problemi relativi alla Diga della rinascita (Gerd), è molto apprezzata”, ha scritto su Twitter l’alto funzionario, sottolineando che l’Ue “continua a sostenere tali sforzi, di cui potrebbero beneficiare milioni di persone”.

Il contenzioso legato alla Gerd, progetto affidato all’italiana WeBuild, del gruppo Salini Impregilo, è esploso ad agosto del 2022, alla fine dei lavori di costruzione dell’impianto. L’impossibilità di trovare un accordo fra i Paesi interessati ha portato a vari tentativi di mediazione internazionali, dagli Stati Uniti agli Emirati Arabi Uniti, fino alla Lega araba, sforzi di mediazione che tuttavia non hanno portato a risultati soddisfacenti ed al contrario, nel caso della Lega araba, hanno sollevato l’ostilità etiope. A luglio dello scorso anno anche i membri del Consiglio di sicurezza hanno dato il loro sostegno ad ulteriori sforzi di mediazione messi in atto dall’Unione africana, ma neppure questa strada ha agevolato il confronto fra i tre Paesi del progetto. Fin da subito, in ogni caso, Addis Abeba ha dimostrato di non voler rinunciare ad alcun costo al progetto. Nel giugno del 2020, il vicecapo di Stato maggiore dell’esercito etiope, Birhanu Jula, si era spinto ad affermare che l’Etiopia potrebbe fare ricorso all’uso della forza per difendere la contestata costruzione della diga, che consentirebbe ad Addis Abeba di diventare il più grande esportatore di energia africano.

“Gli egiziani e il resto del mondo sanno molto bene in che modo conduciamo le guerre”, ha detto Hula, accusando la leadership egiziana di proporre una “narrativa distorta” sulla più grande centrale idroelettrica dell’Africa. Nel tentativo di trovare l’ennesima mediazione, prima che la situazione precipitasse nuovamente, i ministri delle Risorse idriche e dell’irrigazione dei tre paesi avevano incaricato il Sudan di redigere una bozza di accordo sulle questioni in sospeso sul riempimento della diga, ma i tentativi sono in seguito andati a vuoto. I colloqui tripartiti sono ripresi a giugno del 2020 dopo che il precedente round negoziale, tenuto a Washington sotto la mediazione degli Stati Uniti e della Banca mondiale, si era interrotto a febbraio in seguito al boicottaggio della delegazione etiope. Alla luce delle operazioni di riempimento avviate nelle scorse ore, l’approccio del governo etiope si conferma estremamente risoluto. Se lo scorso 23 giugno il ministro degli Esteri dell’Etiopia, Demeke Mekonnen, aveva ribadito il rifiuto di Addis Abeba di qualsiasi intervento della Lega araba sulla gestione della diga, respingendo fermamente ogni interferenza nella risoluzione del conflitto, l’ormai imminente quarta fase di riempimento conferma la volontà etiope di procedere a prescindere da qualsiasi accordo o formale apertura al dialogo.

(Nova News)