Dmitri Medvedev ha paragonato a carta igienica il valore del mandato di arresto spiccato dalla Corte penale internazionale nei confronti di Vladimir Putin per « crimini di guerra »
Il mandato d’arresto della Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja contro Vladimir Putin? Ha lo stesso valore della carta igienica. Dmitry Medvedev non poteva utilizzare una emoji più emblematica per esprimere il proprio pensiero in merito alla notizia del giorno. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, delfino dell’attuale capo del Cremlino nonché uno dei suoi alleati più fidati, ha utilizzato Twitter per scrivere un brevissimo commento sulla decisione della Cpi. Giusto poche parole seguite da una emoticon inequivocabile: quella di un rotolo di carta igienica, appunto.
L’affondo di Medvedev
Sono passate circa un paio d’ore da quando i media di tutto il mondo hanno battuto una notizia inaspettata: la Cpi ha emesso un mandato d’arresto contro il presidente russo. Sul profilo Twitter di Medvedev appare un cinguettio sferzante, come del resto lo sono stati gli ultimi interventi dell’ex presidente russo.
« La Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto contro Vladimir Putin. Non c’è bisogno di spiegare DOVE dovrebbe essere usato questo documento », ha scritto lo stesso Medvedev, aggiungendo in fondo alle sue frasi un emoji della carta igienica.
La posizione del Cremlino
Il Cremlino ha subito affidato la replica ufficiale al portavoce Dmitri Peskov, sottolineando come il suddetto mandato non avesse alcun valore legale. « La Russia, come un certo numero di Stati, non riconosce la giurisdizione di questo tribunale, quindi, dal punto di vista del diritto, le decisioni di questo tribunale sono nulle », ha spiegato il Peskov.
Poco dopo si è aggiunta anche la voce di Maria Zakharova. « Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per il nostro Paese, nemmeno dal punto divista legale », ha scritto il portavoce del ministero degli Esteri russo, aggiungendo che la Russia « non è parte dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale e non ha obblighi sulla base di questo » e che, poiché Mosca non coopera con questo organismo, « gli eventuali ordini d’arresto da parte della Cpi sono per noi privi di base legale ».
Il mandato d’arresto contro Putin
Ricordiamo che il mandato di arresto per « crimini di guerra » spiccato dalla Corte penale internazionale (Cpi) restringe le possibilità di viaggio del presidente Putin, che però paradossalmente potrebbe recarsi a Kiev ma non a Caracas, alleata storica di Mosca.
Il leader del Cremlino è ora a rischio arresto nei 123 Paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma, il trattato che impone i governi firmatari a rispettare i mandati d’aresto della Cpi. Tra le nazioni firmatarie vi sono tutte quelle europee, tutto il Sud America (compresi alleati di Mosca come il Venezuela, appunto), ma anche Tajikistan, Afghanistan, Nigeria e Repubblica Centrafricana.
Putin potrà, però, viaggiare senza pericoli in Cina, Iran, negli Usa e persino in Ucraina, tutti Paesi che non hanno sottoscritto lo Statuto di Roma e che, quindi, non riconoscono l’autorità della Cpi.
Di Federico Giuliani. (Il Giornale)