Israele: il «mago» Benjamin Netanyahu, per sei volte premier

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Battuto David Ben Gurion come leader più longevo, il 73enne leader del Likud, ‘sopravvissuto’ politicamente all’incriminazione per corruzione, frode e abuso di ufficio in tre casi, ha superato il suo stesso record ed è tornato nel suo ‘vecchio’ ufficio

Aveva già battuto il record di David Ben Gurion come leader più longevo alla guida di Israele ma a Benjamin Netanyahu non bastava: spodestato nel giugno 2021 dal ‘governo del cambiamento’ di Bennett-Lapid, dopo essere stato premier dodici anni consecutivi (quindici in tutto se si considera anche il mandato 1996-1999), aveva promesso che sarebbe presto tornato al potere e l’ha fatto, alla guida di una coalizione di partiti ultraortodossi e di estrema destra, l’esecutivo considerato il più estremista nella storia dello Stato ebraico.

Soprannominato il ‘mago’ dai fedelissimi, il 73enne leader del Likud finora è riuscito a ‘sopravvivere’ politicamente all’incriminazione per corruzione, frode e abuso di ufficio in tre casi, ma il processo va avanti ed è una spada di Damocle sulla sua testa.

L’obiettivo per lui resta ottenere un ‘salvacondotto’ dalle sue beghe giudiziarie con l’aiuto degli alleati. Nonostante le polemiche e gli allarmi per la tenuta della democrazia israeliana lanciati da più parti, Netanyahu è andato avanti, si è dichiarato « emozionato come la prima volta », sebbene « sia la sesta » da premier, e ha assicurato che il suo obiettivo principale resta contrastare l’Iran e impedire che abbia l’arma nucleare.

Figlio di uno storico molto attivo nei gruppi sionisti di destra, esperto dell’Inquisizione spagnola, e fratello di un comandante delle forze speciali, ucciso nell’operazione di liberazione di ostaggi israeliani ad Entebbe nel 1976 (un dolore grandissimo che lo portò a lasciare gli Usa, dove studiava, per tornare in patria e poi a buttarsi in politica), il leader del Likud ha sempre ammaliato e conquistato l’elettorato dipingendosi come il ‘difensore in capo’ del popolo ebraico contro ogni avversità, l’unico in grado di trattare con i grandi attori internazionali grazie alle sue relazioni personali.

Un’immagine che « gli ha permesso di giustificare quasi tutto per rimanere al potere », ha scritto nel suo libro di memorie l’ex presidente americano Barack Obama, che non ha mai digerito il famoso incidente diplomatico del marzo 2015 quando Netanyahu, invitato – non da lui – a parlare davanti al Congresso riunito, pronunciò un durissimo attacco contro l’accordo sul nucleare negoziato proprio dal capo della Casa Bianca.

Come ha messo nero su bianco lui stesso nell’autobiografia uscita poco prima delle elezioni del 1 novembre, ‘Bibi My Story’: « Da soldato, ho combattuto per difendere Israele sui campi di battaglia. Da diplomatico, ho respinto gli attacchi contro la sua legittimità nei forum mondiali, come ministro delle Finanze e primo ministro ho cercato di moltiplicare il suo potere economico e politico tra le nazioni. Ho aiutato a garantire il futuro del mio antico popolo ».

E dopo essere stato il più giovane primo ministro nella storia di Israele (nel 1996 a 46 anni), il primo premier in carica a essere incriminato e il leader più longevo alla guida del Paese, superando anche Ben Gurion, Bibi ha battuto il suo stesso record ed è tornato nel suo ‘vecchio’ ufficio, per la sesta volta.

Di  Cecilia Scaldaferri. (AGI)