(Roma, 16 dicembre 2022). Trincee, fortini, trappole per carri armati, selve di piramidi di cemento (i cosiddetti “denti di dragone”). Un intricato reticolo di fortificazioni e di scavi attraversa i territori occupati dell’Ucraina. I russi da invasori si sono trasformati in “difensori” delle terre conquistate, nel tentativo di bloccare l’offensiva delle forze di Kiev a sud di Kherson e nelle regioni orientali o almeno di rallentarle, sperando di dar tempo ai rinforzi mobilitati di essere addestrati in Russia e mandati al fronte, superando l’inverno. Un tentativo che potrebbe scontrarsi però con la determinazione ucraina e la rapidità dei movimenti che le truppe di Kiev hanno già dimostrato nella controffensiva vittoriosa di Kharkiv. E che non tiene conto dell’ipotesi che gli Usa facciano arrivare in Ucraina una scorta di “bombe intelligenti”, usate abitualmente dall’aviazione e che consentono di colpire con precisione di ridurre il dispendio di armamenti.
ANALISI
Il New York Times riprende le analisi del think tank americano Institute for the study of war, e studiando le immagini satellitari ricostruisce anche visivamente lo sforzo immane degli invasori per tenere le posizioni, coi punti di forza e di debolezza. Lo scopo delle fortificazioni è quello di difendere le due autostrade che attraversano la regione a sud-est del Dnipro fino in Crimea, perché se cadessero in mano ucraina l’esercito di Zelensky dilagherebbe unendosi a una analoga controffensiva da nord nell’area di Zaporizhzhia, chiudendo il cerchio della riconquista. Proprio per scongiurare questo scenario, i generali di Putin si affidano sempre più non ai droni, ormai facile preda della rafforzata difesa aerea di Kiev, ma agli escavatori di trincee BTM-3, in grado di fendere e tagliare il terreno a una velocità di un chilometro e mezzo l’ora.
Le trincee, in realtà, non sono più quelle del ‘900, coi fucili dei soldati che spuntano dai bordi, ma buchi nel terreno che servono da botole per i carri armati. I soldati, invece, sono rintanati nei fortini o schierati davanti alle trincee. I satelliti “osservano” fino a cinque linee difensive, che hanno tra l’altro lo scopo di incanalare i possibili flussi di soldati ucraini al contrattacco lungo direttrici prevedibili, che diventerebbero così facile bersaglio di missili e fuoco dell’artiglieria leggera. Scettici alcuni blogger militari russi («Queste strutture sono solo un capriccio», scrive Igor Strelkov). Già il fiume, il Dnipro, è una trincea d’acqua naturale. Le barriere sono disegnate dai russi perpendicolarmente alle autostrade, come linee da cui sparare sugli attaccanti. Le postazioni armate distano l’una dall’altra cinque miglia, distanza pericolosa perché aggirabile. Impressionanti foreste di “denti di dragone” servono sia da barriera, sia da scudo ai difensori, ma l’ISW osserva che trovandosi tutti questi dispositivi in campo aperto sono target ideali dell’artiglieria ucraina. Inoltre, le linee difensive a un certo punto finiscono, perdendosi nei campi, e sono quindi vulnerabili lateralmente. Ancora, sembra che i generali russi abbiano schierato nella primissima linea i soldati meno esperti, le reclute fresche di mobilitazione, e nella seconda e terza i professionisti, con un rischio di incremento del numero di caduti, e di sfondamento delle forze ucraine. Altro punto debole che i russi conoscono bene, la testa di ponte creata dalle forze di Kiev alla foce del Dnipro, ossia la penisola Kinburn Spit, oltre la quale già prima di perderla i russi avevano creato una striscia fortificata di oltre tre chilometri per impedire l’avanzata ucraina da ovest.
CECENI
Ai russi non resta che trincerarsi e colpire coi cecchini. Come nel video che il leader ceceno Kadyrov ha postato su Telegram: due soldati ucraini avanzano in un campo inquadrati dai fucili di precisione, e vengono uccisi contemporaneamente. «D’ora in poi si guarderanno bene dal camminare a testa alta», il commento del signore della guerra Kadyrov.
Di Marco Ventura. (Il Mattino)