Libia: il numero due della Banca centrale si oppone alla stampa di nuove banconote in Russia e viene licenziato

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Il banchiere paga anche la situazione disastrosa del comparto bancario dell’est, costretto ad accettare buoni del Tesoro del governo parallelo del premier designato dal Parlamento, Fathi Bashagha, ed è stato accusato di non aver accordato abbastanza fondi all’esecutivo non riconosciuto dalla Comunità internazionale

Il licenziamento di Ali al Hibri dalla carica di vicegovernatore della Banca centrale libica potrebbe spingere le autorità della Cirenaica, la regione della Libia orientale dominata dal generale Khalifa Hafar, a stampare nuovamente dinari libici in Russia. Con il rischio di mettere a repentaglio la riunificazione della Banca centrale, organismo basato a Tripoli e incaricato di distribuire i proventi delle esportazioni degli idrocarburi in tutto il Paese, minando in generale gli sforzi di pacificazione dello Stato membro del Cartello petrolifero Opec. Lo scorso 22 novembre, la Camera dei rappresentanti basata nell’est del Paese ha estromesso Al Hibri per presunta corruzione nella ricostruzione delle città di Derna e di Bengasi. Fonti di “Agenzia Nova”, tuttavia, suggeriscono che la motivazione ufficiale è un’altra: Al Hibri si sarebbe infatti opposto all’immissione di nuovi dinari libici stampati in Russia nel fragile sistema finanziario ed economico della Cirenaica. Non solo. Il banchiere paga anche la situazione disastrosa del comparto bancario dell’est, costretto ad accettare buoni del Tesoro del governo parallelo del premier designato dal Parlamento, Fathi Bashagha, ed è stato accusato di non aver accordato abbastanza fondi all’esecutivo non riconosciuto dalla Comunità internazionale.

“A partire dal 2020, Al Hibri ha guidato una moratoria su due fronti: l’est ha smesso di ottenere prestiti non autorizzati dalle banche commerciali e ha smesso di importare banconote stampate in Russia. La decisione deliberata di Al Hibri aveva lo scopo di porre le basi adeguate alla riunificazione bancaria, lanciata retoricamente nel gennaio 2022 eppure mai concretizzata sul campo”, commenta ad “Agenzia Nova” Jalel Harchaoui, analista ed esperto di Libia. Intanto, il primo vicepresidente della Camera dei rappresentanti libica di Tobruk, Fawzi al Nuwairi, ha nominato Marei Rahil al Borassi come nuovo vicegovernatore della Banca centrale e presidente della Commissione per la ricostruzione di Bengasi e Derna. Al Borassi è un banchiere che ha assunto molti incarichi in passato, tra cui quello di presidente della Banca Al Wahda a Derna, ed è stato membro del Comitato di stabilità e ricostruzione per le città di Bengasi e Derna. Secondo Harchaoui, il nuovo vicegovernatore è considerato molto vicino al clan del generale Haftar.

Vale la pena ricordare che circa 1 miliardo di dinari libici stampati in Russia sono stati sequestrati, su richiesta degli Stati Uniti, dalle autorità di Malta dove sono tuttora conservati. Recentemente sono ripresi a circolare nella Libia orientale, anche se con maggiore discrezione rispetto al passato, dei dinari libici di dubbia provenienza recanti la firma di Al Hibri. “E’ evidente che nell’est sono ripresi sia i prestiti, sia la stampa di banconote. Anche in questo contesto, Al Hibri si è distinto come un banchiere prudente e conservatore, mentre altri attori dell’est chiedevano a gran voce un tutti contro tutti. Il fatto che Al Hibri sia stato rimosso e sostituito da un dirigente bancario noto per la sua vicinanza a Saddam Haftar (figlio del generale Khalifa Haftar, ndr) indica che i rubinetti stanno per essere aperti di nuovo”, commenta Harchaoui.

Secondo Tim Eaton, ricercatore del programma Nord Africa e Medio Oriente del centro studi britannico Chatham House, il progetto per la riunificazione delle due banche centrali nell’est e nell’ovest del Paese era già in bilico e ora rischia di naufragare definitivamente. “I progressi sulla proposta riunificazione della Banca centrale della Libia sono in fase di stallo, e con l’emergere di una rinnovata divisione della governance e delle controversie in corso sul bilancio statale, c’è il sentore che le autorità orientali cercheranno un’altra volta di generare e spendere fondi direttamente”, afferma Eaton.

Da mesi la Libia è divisa tra due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalle Comunità internazionale e appoggiato dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale guidato dal premier designato Fathi Bashagha, di fatto un esecutivo parallelo basato in Cirenaica, sostenuto da Egitto e Russia. Secondo un rapporto emesso dalla Commissione parlamentare per le Finanze, Al Hibri si sarebbe rifiutato di accettare le spese del governo libico di Bashagha nelle regioni occidentali e meridionali, per non alimentare la divisione del Paese. Lo stesso rapporto accusa il vicegovernatore di aver approfittato della sua posizione per finanziare progetti per la ricostruzione di Derna e Bengasi mai concretizzati sul campo, senza l’approvazione del ministero delle Finanze del governo parallelo e in assenza del via libera del controllore finanziario.

Secondo il giornalista ed esperto finanziario Feras Bosalum, considerato vicino ad Al Hibri, nel corso degli anni l’ormai ex vicegovernatore “ha fornito tutto ciò che era possibile” ai governi dell’est della Libia, consentendo alle forze del generale Haftar “di proseguire la guerra contro il terrorismo”. Lo stesso Al Hibri si sarebbe sempre battuto “affinché la Banca e la regione avessero pieni poteri, lontano da abominevoli comandamenti centrali”. L’ex vicegovernatore “merita di uscire di scena in un modo migliore di così”, ha detto ancora Bosalum, definendo “ingiuste” le accuse di corruzione.

(Nova News)