Vladimir Putin: cosa succede se cade ? Dalla «prospettiva Weimar» alla mobilitazione totale: gli scenari

0
438

(Roma, 27 settembre 2022). Scricchiola la tenuta dell’ordine in Russia dopo la decisione di Putin di portare a termine la sua «operazione militare speciale» – attualmente in stallo – mobilitando altri 300.000 uomini. Più che che l’invasione dell’Ucraina, sembra il richiamo alle armi dei riservisti a mettere in pericolo la leadership dello zar: da giorni, infatti, si moltiplicano i tentativi di fuga all’estero per evitare il fronte di guerra e le manifestazioni di protesta, represse con la consueta mano dura del Cremlino che non ha mai amato il dissenso.

Oltre duemila persone sono state fermate in diverse città russe. Nelle carceri di Putin restano ancora detenuti quasi 800 dimostranti, ormai finiti negli archivi della polizia – a futura memoria – con impronte digitali e foto segnaletiche. E la galera arriva per molto meno. Lo sa bene, tra i tanti, il vicesindaco di Kotlas, città nell’Oblast’ di Arcangelo, che è stato fermato perché aveva filmanto i disordini. Bene le rivolte, ma la testimonianza di esse è inaccettabile.

Cosa succede se Putin cade ? Gli scenari

A Mosca anche il clima politico è rovente. «Stanno arrivando reclami» da uomini che non dovrebbero essere richiamati, ha detto Vyacheslav Volodin, numero uno della Duma. «Se viene commesso un errore, è necessario correggerlo. Le autorità ad ogni livello dovrebbero comprendere le proprie responsabilità», ha osato il fedelissimo di Putin. La sua collega al Senato, Valentina Matviyenko, ha parlato di «eccessi assolutamente inaccettabili», tanto da ritenere «giusto che si stia scatenando una forte reazione nella società».

L’incubo dell’atomica, poi, rischia di far ripiombare il mondo nell’epoca più buia della storia. «La Russia ha il diritto di usare armi nucleari se necessario. In casi predeterminati», ha detto il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo, ed ex presidente della Federazione, Dmitry Medvedev, citato dalla Tass. Medvedev ha precisato che la Mosca farà comunque di tutto per impedire la comparsa di armi nucleari nei suoi vicini ostili. «Ad esempio, nell’Ucraina nazista, che oggi è direttamente controllata dai paesi della Nato». Insomma, nulla va dato per scontato. La campagna in Ucraina procede a rilanto, fiacca Mosca, sfibra il morale dei soldati. Tanto che Putin sembra voler aprire, ancora una volta, il tavolo dei negoziati.

I rischi

Le ragioni per cui Mosca potrebbe volere un cessate il fuoco sono ovvie. Il piano originale del Cremlino, di conquistare Kiev e trasformare l’Ucraina in uno stato satellite, al momento è fallito. Il piano di ripiego, per impossessarsi delle aree di lingua russa dell’est e del sud, è ad un punto morto e ora corre il serio rischio di essere frustrato dalla controffensiva ucraina. Le manovre militari di Mosca sono state poi scosse dalla sconfitta nella provincia di Kharkiv. Se Kiev dovesse cacciare la Russia da Kherson o da gran parte del Donbass, la sopravvivenza di Putin al potere sarebbe in discussione.

Allora un colpo di stato contro lo zar potrebbe diventere una possibilità concreta. Non sarebbe necessariamente violento e potrebbe in effetti avvenire in sordina. Una delegazione di esponenti dell’establishment russa andrebbe da Putin e gli direbbe che, per preservare il regime stesso, è necessario che lui (e alcune altre figure di spicco implicate nel fallimento militare, come il ministro della Difesa Sergei Shoigu) facciano un passo indietro in cambio di garanzie di immunità dall’azione penale e di tutela della proprietà. Qualcosa di simile è accaduto quando Eltsin ha ceduto il potere a Putin nel 1999.

La “prospettiva Weimar”

Va detto che qualora queste personalità dovessero compiere un simile passo, correrebbero gravi rischi: per se stessi se la mossa fallisse, ma anche per la tenuta dello Stato se un cambio di leadership dovesse portare a una spaccatura nell’élite, caos politico e un indebolimento radicale del potere centrale. Avrebbero dunque bisogno di una certa assicurazione. E, in questo senso, l’Occidente potrebbe giocare un ruolo centrale offrendo al successore dello zar qualche tipo di concessione politica. Altrimenti, governando uno stato e un esercito indeboliti, e di fronte a quelle che i russi considererebbero richieste occidentali di “resa incondizionata”, il nuovo governo si assumerebbe il fardello catastrofico della democrazia tedesca di Weimar dopo la prima guerra mondiale, costantemente etichettata come il regime della resa e dell’umiliazione nazionale.

In questa prospettiva, il successore di Putin sarebbe incolpato dall’opinione pubblica del fallimento della campagna in Ucraina e si troverebbe a rispondere alle crescenti richieste degli estremisti russi di dichiarare la completa mobilitazione e intensificare la guerra. Ciò potrebbe estendere il conflitto oltre i confini di Kiev, portando a conseguenze davvero insondabili.

Di Alessandro Strabioli. (Il Mattino)