(Roma, 25 luglio 2022). Stando a quanto emerge dal sondaggio sulle intenzioni di voto condotto da Sigma Conseil, il 27 per cento degli elettori si è recato alle urne
Il 92,3 per cento degli elettori tunisini si è espresso a favore della modifica costituzionale prevista nel referendum che si è tenuto nel Paese nordafricano. Stando a quanto emerge dal sondaggio sulle intenzioni di voto condotto da Sigma Conseil, il 27 per cento degli elettori si è recato alle urne.
Con la bozza della nuova Costituzione approvata, la Tunisia ritornerà a un sistema presidenziale a tutti gli effetti, e, quindi, a un sistema simile a quello precedente alla rivoluzione del 2011. Nello specifico, il capo di Stato eserciterà la funzione esecutiva, avrà il potere di nominare o rimuovere il primo ministro e nominare gli altri membri del governo, scelti tra i candidati proposti dal capo dell’esecutivo. Potrà poi respingere le leggi approvate dal Parlamento (che avrà due Camere, l’Assemblea dei rappresentanti del popolo e il Consiglio nazionale delle regioni) e assegnare alti incarichi civili e militari, oltre a dichiarare lo stato di emergenza in caso di “pericolo imminente” senza alcun controllo da parte di altri organi o limite temporale.
La bozza, poi, non stabilisce alcuna procedura per un’eventuale estromissione del presidente, misura prevista dalla Costituzione del 2014, che sancisce, all’articolo 88, la possibilità di rimuovere il capo di Stato in caso di “palese violazione della Costituzione”. Tuttavia, nella bozza è stato preservato il limite di due mandati alla presidenza, sebbene sia stata eliminata la disposizione della Costituzione del 2014 in base alla quale il testo costituzionale non può essere modificato per aumentare il numero dei mandati. Un’altra modifica rilevante riguarda la religione. Non vi saranno più riferimenti all’Islam in quanto “religione di Stato”, ma il Paese continuerà a fare parte della cosiddetta Umma, termine che designa la comunità di fedeli musulmani.
Le modifiche rappresentano una certificazione degli attuali poteri del presidente della Repubblica che, dal mese di luglio 2021, ha emanato una serie di “misure straordinarie” che hanno di fatto concentrato i poteri esecutivo e legislativo nelle sue mani. Oltre ad estromettere il premier precedentemente in carica e ad auto-nominare un governo di tecnici, Kais Saied ha anche soppresso l’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp), guidata da Rachid Ghannouchi, leader del movimento islamista Ennahda. Ciò è valso al presidente l’accusa di aver perpetrato un colpo di Stato, mentre diversi partiti politici guidati da Ennahda hanno invitato a boicottare il referendum. Tra questi, la Corrente democratica (social-liberale), Ettakatol (social-democratico), Partito repubblicano (liberale), Partito dei lavoratori (socialista) e il partito Al Qutb (conservatore). Saied, dal canto suo, ha più volte affermato che la nuova Costituzione non rappresenta una minaccia per i diritti e le libertà dei tunisini e non riporterà il Paese a un governo autoritario. Al contrario, si tratta della base per una “nuova Repubblica”.