(Roma, 29 giugno 2022). « Il documento include il consenso sulle condizioni per la candidatura alle elezioni presidenziali e sui dossier del governo locale e del sistema di governo », ha spiegato il secondo vicepresidente del Consiglio di Stato
E’ stato raggiunto a Ginevra, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, un accordo preliminare completo sulla base costituzionale della Libia tra il presidente Camera dei rappresentati di Tobruk (est), Aguila Saleh, e il capo dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli (ovest), Khaled Al Mishri. A dirlo è stato il secondo vicepresidente del Consiglio di Stato, Omar Bouchah, in una dichiarazione alla stampa nazionale libica. “Il documento include il consenso sulle condizioni per la candidatura alle elezioni presidenziali e sui dossier del governo locale e del sistema di governo”, ha detto Bouchah, elogiando “i compromessi fatti da Saleh e Mishri per raggiungere un’intesa storica verso la fine della crisi”. L’esponente del “Senato” libico di Tripoli ha detto che ” il documento sarà firmato durante l’ultimo giorno della riunione di Ginevra (oggi) per poi essere presentato ai due organismi”. Il documento dovrebbe includere una data chiara per le elezioni e una tabella di marcia per la fase successiva.
“È giunto il momento di compiere in Libia un ultimo e coraggioso sforzo per garantire uno storico compromesso per il bene della Libia, del popolo libico e della credibilità delle sue istituzioni”, ha detto ieri a Ginevra la consigliere speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia, Stephanie Williams, che secondo alcune indiscrezioni sarebbe a pochi giorni dalla fine del mandato. I leader dei due organismi hanno accettato di incontrarsi al Palais des Nations a Ginevra per discutere del quadro costituzionale per le elezioni dopo le riunioni del comitato misto Camera-Senato riunitosi dal 12 al 20 giugno al Cairo, in Egitto. “La vostra presenza qui è un esempio di leadership responsabile e desidero ringraziarvi per aver accettato il mio invito”, ha detto Williams. “Siamo qui per discutere di un ultimo e altrettanto importante elemento che è rimasto in sospeso durante i colloqui al Cairo e che richiede la vostra leadership per raggiungere un consenso, le misure transitorie: tempi, modalità e tappe fondamentali per garantire un percorso chiaro allo svolgimento delle elezioni nazionali quanto prima, attraverso un lavoro congiunto e un esito consensuale”, ha detto Williams.
Lo scorso 20 giugno al Cairo, in Egitto, si era conclusa la terza e ultima tornata di negoziati sulla base costituzionale, con dei passi avanti verso le elezioni (senza però sapere come e quando la Libia andrà al voto). Una fonte libica aveva riferito a “Nova” che tutti i punti della futura Costituzione erano stati chiusi, “ma su alcune questioni ci sono ancora delle necessità di perfezionamento, come ad esempio sui criteri per concorrere alla carica di presidente: infatti vi è ancora disaccordo sul divieto di doppia cittadinanza”. Ancora non è chiaro se il testo, che va cesellato e approvato dalle rispettive sessioni plenarie del Consiglio di Stato e della Camera dei rappresentanti, diverrà una base costituzionale “tout court” o verrà sottoposto a referendum, eventualità che allungherebbe ulteriormente le tempistiche di una transizione che dura ormai da 11 anni. E’ chiaro che in ogni caso, secondo la fonte, che elezioni hanno ancora bisogno di tempo. “Organizzare le elezioni in meno di un anno sarebbe un miracolo”, aveva aggiunto la fonte libica.
Secondo Claudia Gazzini, analista senior dell’International Crisis Group (Icg), dalla riunione di Ginevra “non arriverà alcuna svolta”. Parlando ieri ad “Agenzia Nova”, l’esperta di Libia ha detto che “i punti del contenzioso sono ancora tanti per arrivare a un vero e proprio accordo sulle elezioni”. L’analista ha rivelato che, a latere, ci sono anche “dei tentativi di discutere la questione di un nuovo governo, ma anche su questo fronte pare non ci sia alcun progresso”. Da febbraio è in corso un braccio di ferro tra due coalizioni rivali in Libia: da una parte il Governo di unità nazionale (Gun) del premier ad interim Abdulhamid Dabaiba con sede a Tripoli, riconosciuto al livello internazionale ma sfiduciato dal Parlamento; dall’altra il Governo di stabilità nazionale designato dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk e guidato da Fathi Bashagha, appoggiato a sua volta dal generale Khalifa Haftar. L’esecutivo del premier uscente controlla la capitale Tripoli e diverse zone della Tripolitania, la regione più popolosa del Paese. Il Gsn sostenuto dal Parlamento dell’est e dal generale libico Khalifa Haftar controlla i pozzi petroliferi situati in Cirenaica e nel Fezzan, oltre agli edifici governativi di Bengasi (est), Sirte (centro-nord) e Sebha (sud-ovest).
“Le varie fazioni libiche, inclusi i due governi non sembrano essere disposti a fare compromessi”, ha concluso Gazzini, appena rientrata a Tunisi da una visita a Bengasi dove ha incontrato, tra gli altri, anche il vicepremier del governo designato della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Ali al Qatrani. Secondo l’esperta di Libia, sia Bashagha che Dabaiba sono pronti a un rimpasto tra i due governi, ma entrambi vogliono mantenere il ruolo di primo ministro. “Ci sono discussioni in corso tra parenti di Dabaiba e parenti del generale Khalifa Haftar in un Paese del Golfo”, ha aggiunto Gazzini, riferendosi rispettivamente al clan del premier libico originario di Misurata e al comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) basato ad Al Rajma, cittadella militare fuori Bengasi. Ma il tempo stringe e il malcontento popolare aumenta, anche a causa dei frequenti blackout che durano anche più di dodici ore in tutto il Paese.