(Roma, 20 aprile 2022). Gli Stati Uniti sono sempre più protagonisti di un conflitto che inizialmente li aveva visti ai margini: ecco com’è cambiata la posizione di Biden e perché lo Zar ha ragione di credere che la vittoria è sempre più complicata
L’incontro di oggi tra il presidente americano, Joe Biden, e i vertici militari americani tra cui il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il vice segretario alla Difesa, Kathleen Kicks e il capo dello Stato maggiore congiunto, Mark Milley, diranno molto sulla nuova politica intrapresa dagli Stati Uniti in difesa dell’Ucraina. Intanto, sappiamo che gli Usa spendono 800 milioni di dollari la settimana per inviare mezzi e munizioni a Kiev perchè « la sconfitta di Putin » è possibile, l’esercito dello Zar può essere ancora vinto con l’aiuto, chiaramente, dell’Occidente.
Il cambio di strategia Usa
Favorevoli e oppositori di Biden si sbilanciano: non sono del tutto soddisfatti degli aiuti americani perchè si « può fare di più » e si può « pensare in grande ». Di sicuro, nelle ultime settimane, complice anche la piega che ha preso la guerra, la posizione del numero uno degli Stati Uniti è cambiata: come abbiamo scritto sul Giornale.it, la Casa Bianca ha spiegato che il presidente americano ha insistito sulla necessità che tutti gli alleati continuino a fornire armi a Kiev e ha affrontato il tema di nuove sanzioni contro Mosca, che potrebbero essere annunciate nei prossimi giorni in coordinamento con i partner.
Cinque motivi per fare di più
L’unica cosa per cui Nato e Stati Uniti non possono (per ora) far nulla, è il loro personale dispiegamento di militari in Ucraina. « Armi sì, soldati no » può essere lo slogan per evitare un inasprimento e allargamento del conflitto anche ai Paesi occidentali. Cinque limitazioni, però, sono state cancellate o modificate rispetto al recente passato. Infatti, come riporta il Corriere, è caduta la distinzione tra « armi difensive e offensive », gli Usa premono inviando materiali sempre più efficaci e distrittuti come i droni Kamikaze ma soprattutto gli MQ-9 che possono cambiare le sorti della guerra a favore di Zelensky. Contro lo Zar, il prossimo « pacchetto » sarà il più ricco di sempre assieme a elicotteri, missili e pezzi di artiglieria.
La decisione sulla « No fly zone »
Capitolo no fly zone: al momento rimane attiva ma le parole di un mese fa di Zelensky tornano prepotentemente d’attualità: « C’è molto da chiedere, creare una no fly zone sull’Ucraina per salvare le persone? È chiedere troppo? Una non-fly zone umanitaria, in modo che la Russia non sia in grado di terrorizzare le nostre città libere », dichiarò il presidente ucraino. Adesso sembra che i tempi siano maturi: Casa Bianca e Pentagono restano in pressing sui Paesi dell’Europa dell’Est a inviare i Mig (caccia intercettore supersonico) di fabbricazione sovietica all’esercito ucraino. E lo stesso Pentagono ha inderettamente ammesso che la fornitura potrebbe essere iniziata.
Come cambia l’intelligence
Se a fine febbraio il governo americano aveva stabilito di condividere anche le informazioni più sensibili e delicate quali, ad esempio, dove si trovassero le truppe russe (posizione, località, ecc), adesso le notizie vengono centellinate per evitare che i Paesi amici dello Zar possano fare qualche « soffiata » e anticipare le mosse dei padroni di casa ucraini. Il punto numero 4 viene chiamato « gradualismo », ossia procedere per gradi, come aveva fatto Biden all’inizio della guerra. Adesso, invece, il presidente si sta prendendo rischi impensabili fino a due mesi fa come quello di inviare militari americani per addestrare gli ucraini nell’utilizzo delle armi più tecnologiche. Infine, il quinto motivo per fare di più è far sentire la propria leadership a livello militare, mentre sul piano politico sarà Zelensky in prima linea e Biden a fare comunque da spettatore interessato.
Il presidente americano seguirà il consiglio di alcuni suoi parlamentari di peso che hanno chiesto la nomina di uno « Zar » per gestire la consegna delle armi e coordinarsi con gli alleati. Tradotto: siamo noi americani a dettare la linea come è successo ieri nella videoconferenza con gli alleati dove gli Stati Uniti hanno considerato la possibilità di bollare Mosca come stato sponsor del terrorismo, mentre sul fronte delle sanzioni il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price, ha affermato che Washington le « rafforzerà » fintanto che la Russia continuerà « la sua campagna contro l’Ucraina ». Putin è avvisato: l’America fa sul serio.
Di Alessandro Ferro. (Il Giornale)