Ucraina: la Russia blocca nave carica di grano diretta in Egitto

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(Roma, 05 aprile 2022). La notizia diffusa dall’ambasciata di Kiev al Cairo è stata diramata mentre una delegazione dei ministri degli Esteri della Lega Araba era ieri a Mosca

La Russia starebbe bloccando dal porto ucraino sul Mar Nero di Chornomorsk (a circa 20 chilometri a sud di Odessa) la partenza della Emmarkis III, nave battente bandiera panamense carica di grano ucraino diretta verso l’Egitto. Lo ha annunciato l’ambasciata dell’Ucraina al Cairo. In base al sito di tracciamento navale “Marine Traffic” la nave risulta ancora bloccata nel porto di Odessa. “La Russia impedisce il movimento di una nave carica di grano ucraino dopo che è stata acquistata dalla Repubblica araba d’Egitto”, si legge nel messaggio. L’ambasciata dell’Ucraina al Cairo ha pubblicato anche un link per il monitoraggio della spedizione. Da parte sua, l’ambasciata russa al Cairo ha negato la notizia. “Le amministrazioni militari ucraine impediscono la circolazione delle navi nelle regioni di Odessa e Chernomorsk. Al contrario, la Marina russa garantisce la libera circolazione delle navi commerciali, ma le autorità ucraine ne impediscono l’uscita dal porto”, ha affermato l’ambasciata di Russia al Cairo.

La notizia diffusa dall’ambasciata di Kiev al Cairo è stata diramata mentre una delegazione dei ministri degli Esteri della Lega Araba guidata dal segretario generale Ahmed Aboul-Gheit era ieri a Mosca per tentare una mediazione per porre fine alla guerra in Ucraina che sta avendo conseguenze sugli approvvigionamenti dei Paesi arabi. Il segretario generale Ahmed Aboul-Gheit e i ministri degli Esteri di Egitto, Sudan, Algeria, Giordania ed Emirati Arabi Uniti (attuale membro arabo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite), hanno incontrato ieri il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, mentre oggi si trovano in Polonia per incontrare il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba.

In una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri russo Lavrov, Aboul-Gheit ha dichiarato che, sebbene il gruppo potrà “trarre vantaggio dalla cessazione del conflitto” gli obiettivi della Lega araba sono “più altruistici”. “Dobbiamo confessare che le nazioni arabe hanno interessi e tali interessi devono essere difesi dal punto di vista di ogni singolo Stato”, ha affermato Aboul-Gheit. “Ma non guardiamo la questione solo da una prospettiva araba. Vediamo la necessità di difendere la pace e la stabilità nel mondo”, ha dichiarato.

Secondo quanto dichiarato al quotidiano emiratino “The National” da Mohamed Anis Salem, diplomatico egiziano in pensione è ancora troppo presto per valutare eventuali risultati dalla mediazione della Lega araba che ha una scarsa esperienza nel mediare conflitti. “L’azione della Lega araba non sta andando bene da anni. In tre anni non è stata in grado di convocare un vertice arabo”, ha affermato il diplomatico egiziano. “Questa offerta di mediazione porta i membri della Lega Araba al tavolo di un grande conflitto, ma se sarà efficace o meno è un’altra questione”. Secondo Salem, uno dei problemi è la mancanza di una conoscenza approfondita delle radici del conflitto Ucraina-Russia.

La Lega araba starebbe mediando perché teme che l’attenzione internazionale si allontano da urgenti questioni regionali come il conflitto arabo-israeliano, il ruolo dell’Iran in Medio Oriente, la crisi in Libia e il fallimento del Libano. Inoltre, un cessate il fuoco permanente eviterebbe a molti Paesi della Lega araba di essere coinvolti in una nuova guerra fredda e impedirebbe la necessità di schierarsi per salvaguardare i loro interessi nazionali. “L’aumento della tensione nel sistema politico globale eserciterà pressioni su tutti i membri della Lega Araba e porrà vincoli ai loro rapporti con la Russia. Il fatto che tutti i membri della lega dipendano dalle relazioni esterne per così tante cose rende le cose più difficili per loro”, ha affermato Salem.

La Russia e l’Ucraina rappresentano il 30 per cento del commercio mondiale di grano. Un totale di 50 Paesi in tutto il mondo dipendono dalla Russia e dall’Ucraina per il 30-60 per cento delle loro importazioni di grano. I due Paesi rappresentano anche il 75 per cento del commercio mondiale di olio di girasole. Dei 22 stati membri della Lega Araba, Egitto, Libano, Siria, Libia e Tunisia sono i maggiori importatori di grano e i più colpiti dal forte aumento dei suoi prezzi. Il conflitto russo-ucraino ha interrotto le catene di approvvigionamento del grano dai porti del Mar Nero alla regione del Medio Oriente e del Nord Africa, facendo salire i prezzi sui mercati internazionali e sta mettendo a dura prova le economie dei Paesi arabi, soprattutto quelli non petroliferi. I Paesi più colpiti sono Libano, Tunisia, Egitto, Sudan a cui si aggiungono Paesi già in guerra come lo Yemen e la Siria.

Il Libano, già impantanato nella crisi economica e in lotta contro l’inflazione prima dello scoppio della guerra in Ucraina, si trova ora alle prese con aumenti dei prezzi ancora più elevati per grano e olio da cucina. I timori sulle importazioni di grano – oltre il 60 per cento delle quali proveniva l’anno scorso dall’Ucraina – sono particolarmente elevati perché le riserve del Libano sono limitate. La grande esplosione che ha attraversato il porto di Beirut nell’agosto 2020 e ha ucciso più di 200 persone ha distrutto anche i principali silos di grano. Di conseguenza, il Paese avrebbe grano sufficiente per sole sei settimane. Il governo ha affermato che sta cercando di assicurarsi nuove importazioni dall’India, dagli Stati Uniti e dal Kazakhstan, il che comporterebbe il viaggio di grano su distanze molto più lunghe su rotte di spedizione sempre più costose.

In Tunisia, secondo quanto riporta il sito informativo “Middle East Eye”, le interruzioni delle importazioni di prodotti alimentari non solo dai Paesi produttori, ma anche da Stati che importano e riesportano nella regione prodotti acquistati all’estero, hanno reso ormai quasi introvabili nei supermercati farina, riso, semola, zucchero e uova. Il Carnegie Middle East Center ha avvertito che la crisi finanziaria della Tunisia unita all’impatto economico dell’invasione russa dell’Ucraina potrebbe rendere la situazione “esplosiva”.

L’Egitto è il principale importatore di grano al mondo e nel 2021 ha importato oltre il 70 per cento del suo fabbisogno da Russia e Ucraina e sta lavorando per cercare fornitori alternativi lontano dal Mar Nero. Tuttavia, vi sono problemi per le tipologie di qualità del grano. Infatti, quello proveniente dalla Francia è stato in passato considerato troppo umido e difficile conservazione. Altri grandi esportatori come l’Australia o il Canada portano con sé notevoli costi aggiuntivi in termini di trasporto, soprattutto in un periodo di alti prezzi del carburante. L’Egitto non è semplicemente un grande importatore di grano e altri prodotti da Russia e Ucraina, ma anche un grande riesportatore sui mercati regionali. Infatti, sebbene le importazioni dirette dalla Russia e dall’Ucraina siano trascurabili, in Paesi dell’Africa subsahariana, come il Burundi e Ruanda, il 95 per cento dell’olio di semi di girasole proviene dall’Egitto, che importa direttamente il 100 per cento del suo olio di semi di girasole dalla Russia e dall’Ucraina.

Redazione. (Nova News)