(Roma, 25 gennaio 2022). Fonti del Sohr hanno riferito che ieri decine di bambini legati a membri dell’Is sono stati evacuati
Sono ancora in corso gli scontri tra le Forze democratiche siriane (Fds, milizie a maggioranza curda) e i miliziani dello Stato islamico (Is) dentro e intorno al centro di detenzione di Al Sinaa, situato nel quartiere di Gheweran ad Al Hasakah, nel nord-est della Siria. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), organizzazione non governativa con sede a Londra, il bilancio provvisorio è di 166 morti, di cui 114 miliziani dell’Is, 45 combattenti curdi e sette civili. Fonti del Sohr hanno riferito che ieri decine di bambini legati a membri dell’Is sono stati evacuati: quasi dieci autobus sono arrivati al carcere per trasportare diversi bambini e coloro che si sono arresi. Intanto uno zoccolo duro di irriducibili è barricato in una sezione dell’edificio della prigione, mentre sarebbero in corso alcune trattative per il rilascio di ostaggi delle Fds in cambio della cura dei miliziani feriti situati nella prigione.
Grazie al sostegno della coalizione internazionale contro lo Stato islamico guidata dagli Stati Uniti, che ha bombardato diversi edifici adiacenti alla prigione, le Forze democratiche siriane hanno messo in sicurezza gran parte dell’area. Le forze militari continuano anche le campagne di rastrellamento alla ricerca di cellule e membri dell’Isis in vari quartieri della città di Al Hasakah. Secondo fonti dell’Osservatorio siriano, un numero imprecisato di membri delle bandiere nere sono stati arrestati fuori dalla prigione, un segnale che indica che il sedicente califfato aveva pianificato la fuga dei detenuti in luoghi diversi da Al Hasakah. L’agenzia “Amaq”, braccio mediatico dello Stato islamico, ha riferito che l’attacco alla prigione aveva come scopo quello di “liberare i prigionieri”. L’azione contro il centro di detenzione gestito dalle Fds è iniziata la sera del 20 gennaio, quando i miliziani dell’Is hanno distrutto il cancello con un’autobomba.
La prigione situata a Gheweran è il più grande centro di detenzione per i membri dell’Is e contiene circa 3.500 detenuti. A seguito dell’attacco dello Stato islamico, l’Iraq ha rafforzato le misure di sicurezza al confine con la Siria, nel governatorato iracheno dell’Anbar, come sottolineato ai media di Baghdad da Ahmed Al Mahlawi, il sindaco del distretto di Al Qaim. L’attacco al carcere di Al Sinaa è il più violento organizzato dall’Is dal marzo del 2019, quando l’organizzazione ha perso la sua ultima roccaforte. Le Fds hanno bloccato tutte le strade di accesso alla città di Al Hasakah, mentre centinaia di civili hanno abbandonato le loro abitazioni situate nei quartieri intorno alla prigione.
Secondo quanto riferito in una nota dall’ong Save the Children, nella prigione vi sarebbero diverse centinaia di minori, almeno 700 in base ai dati dell’organizzazione prima dell’attacco del 20 gennaio. In base a quanto riferito dall’ong, molti dei minori erano trattenuti da quasi tre anni nella prigione, dopo la presa di Baghouz, sottratta allo Stato islamico nel 2019. Una testimonianza audio ricevuta da Save the Children e da altri gruppi ha indicato che ci sono già stati diversi decessi e vittime tra i minori. Tra questi un ragazzo che chiedeva aiuto. Le Sdf hanno dichiarato che i minori venivano usati come scudi umani e ieri hanno affermato che la responsabilità della vita dei ragazzi ricade esclusivamente sui combattenti all’interno del carcere. Save the Children non può confermare queste affermazioni, ma i combattenti affiliati allo Stato islamico hanno usato i più piccoli come scudi umani negli anni precedenti.
“Le informazioni che giungono dalla prigione di Gheweran sono profondamente angoscianti. Le notizie di minori uccisi o feriti sono tragiche e oltraggiose. Tutti coloro che sono coinvolti nei combattimenti nella prigione di Gheweran hanno la responsabilità di proteggere questi ragazzi e li esortiamo a prendere immediatamente tutte le misure possibili per garantire che possano andarsene in sicurezza. Questi minori devono essere in grado di ricevere il supporto medico di cui hanno bisogno per eventuali lesioni subite durante l’attacco, nonché accedere al sostegno per la salute mentale per elaborare queste esperienze e iniziare a riprendersi. È fondamentale che siano tutti aiutati a stare meglio e a reintegrarsi nelle loro comunità in sicurezza, in modo che possano ricostruire le loro vite. Molti dei ragazzi catturati durante i combattimenti sono stati trattenuti a Gheweran per quasi tre anni. Provengono da dozzine di paesi stranieri, così come dalla Siria e dall’Iraq”, ha dichiarato Sonia Khush, direttrice della risposta di Save the Children in Siria.
Redazione. (Nova News)