Turchia: la crisi economica spinge Ankara verso gli Emirati e l’Arabia Saudita

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(Roma, Parigi, 20 gennaio 2022). La visita del presidente della Grande assemblea di Turchia negli Emirati Arabi Uniti pone un nuovo tassello

La visita del presidente della Grande assemblea di Turchia, Mustafa Sentop, negli Emirati Arabi Uniti pone un nuovo tassello al rilancio delle relazioni diplomatiche ed economiche tra Ankara e Abu Dhabi: un passo che potrebbe portare anche ad un rilancio delle relazioni con l’Arabia Saudita, dopo oltre anni di gelo a seguito dell’appoggio turco alla Fratellanza musulmana e all’embargo nei confronti del Qatar, durato dal giugno 2017 al gennaio 2020. Lo stesso Sentop ha confermato la visita negli Emirati del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, il prossimo febbraio (il 14 febbraio secondo i media turchi), rivelando di riporre importanti aspettative per il nuovo corso delle relazioni tra i due Paesi. Parlando ai giornalisti turchi, Sentop ha affermato che esiste un lungo legame storico tra la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti e che entrambe le parti sono pronte per “uno stretto rapporto”. Come dichiarato lo scorso 13 gennaio in un’intervista a “Bloomber Television” dal ministro di Stato per il Commercio estero degli Emirati, Thani al Zeyoudi, la Confederazione emiratina sta cercando di raddoppiare o triplicare il proprio volume di scambi con la Turchia. “Gli Emirati Arabi Uniti scommettono sulla Turchia come un paese che ci aprirà nuovi mercati attraverso la loro logistica e attraverso la loro catena di approvvigionamento”, ha dichiarato il ministro.

La visita di Sentop è stata preceduta dall’accordo sottoscritto ieri tra le banche centrali dei Paesi per uno scambio swap in valute locali del valore di 5 miliardi di dollari, un segnale dell’impegno degli Emirati a sostenere l’economia Turchia colpita dalla forte crisi monetaria che ha portato la lira turca a perdere in un anno circa il 44 per cento del suo valore nei confronti del dollaro. Le due banche centrali hanno affermato in un comunicato congiunto che l’accordo è di tre anni con possibilità di proroga. La sua dimensione nominale è rispettivamente di 64 miliardi di lire e 18 miliardi di dirham (circa 4,90 miliardi di dollari). “Questo accordo dimostra l’impegno delle due banche centrali ad approfondire il commercio bilaterale in valute locali al fine di promuovere le relazioni economiche e finanziarie tra i nostri Paesi”, ha affermato il governatore della Banca centrale turca Sahap Kavcioglu.

La visita di Sentop in Turchia e la firma dell’accordo tra le due Banche centrali segue la storica visita del principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed bin Zayed al Nahyan in Turchia avvenuta a novembre 2021, durante la quale si erano svolti i colloqui preliminari su un accordo di scambio di valuta e l’istituzione da parte emiratina di un fondo da 10 miliardi di dollari per sostenere gli investimenti nella Repubblica turca. La Turchia ha accordi di scambio con Cina, Qatar e Corea del Sud per un valore di circa 23 miliardi di dollari. Le riserve estere della Turchia sono state scarse a causa di una serie di interventi sul mercato valutario nel 2019-2020 in cui sono stati venduti circa 128 miliardi di dollari tramite banche statali, sostenute dalla Banca centrale. Ankara all’epoca cercava accordi di scambio con Stati Uniti, Regno Unito, Russia e Malesia. Le riserve internazionali nette della banca centrale sono scese sotto gli 8 miliardi di dollari il 7 gennaio, al livello più basso dal 2002.

Il rilancio dei rapporti con gli Emirati potrebbe rappresentare per la Turchia una via per riallacciare le relazioni commerciali anche con l’Arabia Saudita con l’obiettivo di ottenere sostegno finanziario. Lo scorso 3 gennaio, lo stesso Erdogan ha dichiarato l’intenzione di recarsi in Arabia Saudita sempre a febbraio, in quella che sarebbe la prima visita del presidente turco nel Paese del Golfo dopo l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul avvenuto il 2 ottobre del 2018. Le parole di Erdogan hanno rivelato un deciso rivolgimento nelle relazioni con Riad, soprattutto dopo la campagna mediatica avviata in questi anni dalle principali testate turche contro il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman per il suo presunto ruolo nella morte di Khashoggi.

La visione della nuova politica regionale turca è stata delineata dal portavoce della presidenza turca, Ibhraim Kalin, in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi al mensile turco “Kriter”. “La Turchia deve guardare ai concetti di pace, sicurezza, stabilità e benessere da una prospettiva ampia. Dalla crisi del Golfo alla Libia, dalla guerra del Karabakh al Mediterraneo orientale, è fuori questione rimanere all’oscuro degli sviluppi regionali che ci riguardano particolarmente. Anche se proviamo a ignorarli, questi problemi – se non si agisce per tempo – giungeranno alla nostra porta e potremmo essere colti impreparati. La Turchia non si può permettere un tale lusso. Pertanto, nel 2022 e nel processo che porta al 2023 (anno delle elezioni presidenziali e legislative), la Turchia continuerà a rafforzare le sue alleanze regionali e globali, aumentando nel contempo le sue capacità nazionali con una prospettiva di politica estera proattiva”, ha dichiarato Kalin.

Il viaggio del ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, a Riad a maggio 2021 e l’incontro dello scorso novembre a Istanbul tra il vicepresidente turco Fuad Oktay e il ministro del Commercio saudita Majid Bin Abdullah Al Qabasi avevano già suscitato l’attesa di un incontro tra Erdogan e la leadership saudita. Secondo quanto riferisce il portale “Al Monitor”, Erdogan ha cercato di incontrare MbS durante il suo viaggio a Doha il mese scorso, ma gli è stato detto che l’itinerario del principe ereditario non era in linea con il suo programma. La visita di Erdogan in Arabia Saudita potrebbe avvenire nell’ambito del viaggio negli Emirati a metà febbraio.

Redazione. (Nova News)