(Roma, Parigi, 18 gennaio 2022). Si allontana la risoluzione del conflitto in Yemen e aumenta il rischio per le infrastrutture energetiche
Il raro attacco lanciato dai ribelli sciiti del gruppo yemenita Ansar Allah, meglio conosciuto come Houthi, contro la capitale Abu Dhabi ha acuito il livello della tensione nella regione del Golfo, allontanando una soluzione politica per risolvere il conflitto in Yemen e aumentando il rischio per la sicurezza delle infrastrutture energetiche. Pur non avendo provocato gravi danni, l’attacco condotto con droni esplosivi, è costato tre morti e sei feriti e ha colpito tre autocisterne nella zona industriale di Mussafah ad Abu Dhabi che stavano operando all’interno di uno dei depositi della compagnia petrolifera emiratina Adnoc. Gli attacchi hanno anche fatto divampare un incendio presso il cantiere di una nuova ala dell’aeroporto internazionale della capitale emiratina.
L’azione condotta dagli Houthi ha ricevuto condanne da parte della comunità internazionale, compreso Israele, che si è offerto di sostenere gli Emirati a sviluppare sistemi di difesa adeguati a intercettare minacce asimmetriche come droni e missili balistici di fabbricazione artigianale che volando a bassa quota sono spesso in grado di bucare i sistemi di difesa anti-aerea. Sempre nella giornata di ieri, i ribelli sciiti Houthi tentato di colpire sempre con droni e missili balistici le città del sud dell’Arabia Saudita, ma l’attacco è stato respinto dai sistemi anti-aerei e dall’aviazione di Riad. A seguito di questa nuova escalation, i prezzi del petrolio hanno assistito ad un’impennata raggiungendo il livello più alto degli ultimi sette anni, superando quota 85 dollari al barile.
Il consigliere diplomatico del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Anwar Gargash, ha descritto l’attacco di ieri contro obiettivi civili come “aggressione degli Houthi” e ha sottolineato che la milizia yemenita non destabilizzerà la sicurezza del Paese. “Le autorità interessate negli Emirati Arabi Uniti trattano in modo trasparente e responsabile per quanto riguarda l’aggressione degli Houthi ad alcune strutture civili ad Abu Dhabi”, ha affermato Gargash. “La destabilizzazione della regione è troppo debole per influenzare la sicurezza in cui viviamo, e il destino di questa incoscienza è la sconfitta”, ha dichiarato affermando che Abu Dhabi si riserverà il diritto di rispondere con forza. La risposta della coalizione non si è fatta attendere e oggi ha effettuato una serie di raid aerei nella capitale yemenita Sana’a, occupata dai ribelli sciiti Houthi appoggiati dall’Iran, uccidendo almeno 20 persone, tra cui diversi miliziani e alcuni civili. Secondo quanto riferito dai media legati al movimento sciita Ansar Allah i raid hanno colpito l’abitazione di un alto ufficiale ribelle, Abdullah Qassim al Junaid, che figurava tra gli oltre 170 funzionari Houthi condannati a morte in contumacia per fucilazione lo scorso agosto da un tribunale di Marib, la provincia situata nel nord dello Yemen controllata dal governo riconosciuto da un anno assediata di ribelli filo-iraniani.
L’attacco di ieri è avvenuto nel pieno del rilancio dell’offensiva delle forze governative dello Yemen, appoggiate dalla coalizione militare a guida saudita e dalle milizie addestrate e sostenute dagli Emirati che la scorsa settimana hanno ripreso il pieno controllo della provincia petrolifera di Shabwah, nella parte centro meridionale del Paese, e ottenuto importanti passi avanti a Marib, altra provincia petrolifera yemenita da un anno di fatto sotto attacco da parte dei ribelli sciiti. La coalizione guidata dai sauditi ha dichiarato di aver effettuato ben 39 operazioni contro gli Houthi a Marib in sole 24 ore, uccidendo 230 combattenti e distruggendo 21 veicoli militari. Muhammad al Bukhaiti, un membro dell’ufficio politico degli Houthi, ha affermato in un’intervista diffusa sui media internazionali che il gruppo si è astenuto dall’attaccare gli Emirati Arabi Uniti negli ultimi anni perché le truppe di terra degli Emirati avevano lasciato il Paese, tuttavia con la recente offensiva Shabwa degli Emirati Arabi Uniti, è stato deciso di riprendere gli attacchi. “L’obiettivo di colpire il cuore degli Emirati Arabi Uniti è dissuaderlo”, ha affermato. “Consigliamo agli Emirati Arabi Uniti di imparare da questa lezione. Altrimenti, i nostri attacchi continueranno. E la sua capacità di resistere a tali attacchi è molto più debole di quella dell’Arabia Saudita”, ha aggiunto.
La nuova escalation sta colpendo anche i rapporti tra Emirati e Stati Uniti che durante l’amministrazione di Joe Biden hanno rimosso l’organizzazione dalla lista dei gruppi terroristici. Come affermato da diversi analisti, gli Emirati starebbero per chiedere ufficialmente agli Stati Uniti di reinserire gli Houthi yemeniti nella lista delle organizzazioni terroristiche e lavoreranno per aumentare la pressione attraverso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Intanto, Israele ha offerto sicurezza e supporto di intelligence agli Emirati Arabi Uniti. “Siamo pronti a offrirti sicurezza e supporto di intelligence per aiutarvi a proteggere i vostri cittadini da attacchi simili”, ha affermato ieri il primo ministro israeliano Naftali Bennett in una lettera indirizzata al principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed bin Zayed Al Nahyan. “Ho ordinato all’establishment di sicurezza israeliano di fornire assistenza alle loro controparti negli Emirati Arabi Uniti, se siete interessati”.
Redazione. (Nova News)