(Roma, 14 ottobre 2021). L’escalation giunge nel pieno di una crisi devastante che sta attraversando tutto il Paese
Gli scontri armati avvenuti oggi nella capitale del Libano Beirut hanno riportato il Paese indietro di oltre 30 anni ai periodi bui della guerra civile (1975-1990). Il bilancio parziale degli scontri esplosi durante la manifestazione di protesta contro le indagini sull’esplosione al porto dei Beirut, organizzata dai movimenti sciiti Amal ed Hezbollah, è di sei morti e oltre 60 feriti, ma potrebbe aumentare. L’escalation della tensione in Libano giunge nel pieno di una crisi devastante che sta attraversando il Paese, colpito da un blackout elettrico generale nei giorni scorsi. Le tensioni coincidono anche con un arretramento dei movimenti sciiti filo-iraniani in altre zone del Medio Oriente, in particolare in Iraq, dove la coalizione Fatah – espressione delle Unità della mobilitazione popolare, le milizie sciite Pmu – ha subito un durissimo colpo alle elezioni parlamentari passando dai 48 seggi del 2018 ai 16 dell’ultima tornata elettorale.
Al momento non è ancora chiara quale miccia abbia fatto esplodere gli scontri a fuoco avvenuti nel distretto di Tayouneh davanti al Palazzo di giustizia di Beirut. L’antefatto vede Hezbollah e Amal annunciare una grande protesta, pacifica sulla carta, ma a cui si presentano centinaia di militanti tra cui alcuni armati con lanciarazzi, in un chiaro tentativo di intimidire il giudice responsabile delle indagini, Tariq Bitar, che nei giorni scorsi ha spiccato un mandato di cattura nei confronti del deputato di Amal ed ex ministro delle Finanze Ali Hassan Khalil, braccio destro del presidente del parlamento e leader di Amal, Nabih Berry. A seguito del mandato di arresto Khalil si è scagliato contro il giudice, minacciando una “escalation politica” se il corso delle indagini “non fosse stato rettificato”, trovando sostegno nel movimento sciita Hezbollah, che vanta uno degli eserciti non regolari più potenti della regione, che attraverso il suo leader Hassan Nasrallah ha accusato Bitar di parzialità politica e Washington di “interferenza” nelle indagini. Durante le manifestazioni gli esponenti di Amal ed Hezbollah hanno bruciato le immagini dell’ambasciatore statunitense Dorothy Shea, insieme a quelle di Bitar.
In base a quanto riporta il quotidiano libanese “L’Orient le Jour”, gli scontri sono iniziati poco dopo le 11 ora locale (le 12 in Italia) quando sono stati esplosi colpi di arma da fuoco, da alcuni palazzi nei pressi del tribunale di Beirut. Dopo le esplosioni la situazione sarebbe degenerata rapidamente, con sparatorie e uomini armati per le strade e l’impiego anche di razzi Rpg, coinvolgendo anche l’area di Ain al Rummaneh, uno dei distretti noti in passato per la presenza di gruppi armati cristiano maroniti. Dando la sua versione dei fatti sull’inizio degli scontri, l’esercito ha indicato su Twitter che “quando i manifestanti (di Hezbollah e Amal) si sono diretti verso il tribunale di Beirut, sono stati presi di mira dai distretti di Tayyouné e Badaro”.
Hezbollah e Amal, in una dichiarazione congiunta, hanno accusato il partito cristiano maronita Forze libanesi, di Samir Geagea, di essere dietro quello che i due movimento sciiti definiscono “un attacco premeditato”. Secondo i due movimenti sciiti, “verso le 10:45, i manifestanti, che stavano prendendo parte a una manifestazione pacifica, si stavano dirigendo verso il tribunale per condannare la politicizzazione delle indagini sull’esplosione al porto di Beirut e sono stati bersaglio del fuoco di tiratori scelti posizionati sui tetti degli edifici quando hanno raggiunto la rotonda di Tayyouné”. In base a quanto si legge nella nota diramata dai due movimenti sciiti “ne sono seguiti colpi di arma da fuoco, che hanno ucciso diversi martiri e ferito gravemente altri” colpiti alla tesa. Nella nota, Amal ed Hezbollah affermano che “questa aggressione da parte di gruppi armati organizzati mira a condurre il Paese verso una discordia pianificata di cui si assumono la responsabilità i mandanti, nonché coloro che si nascondono dietro il sangue delle vittime dell’esplosione per ottenere conquiste politiche”.
Dopo la prima sparatoria, i manifestanti riuniti davanti al tribunale hanno iniziato ad abbandonare l’area, mentre le forze speciali dell’esercito si sono rapidamente schierate davanti all’edificio. Gli spari sono però proseguiti e avrebbero coinvolto anche esponenti di Amal ed Hezbollah. L’esercito ha invitato i civili a evacuare le strade nei quartieri dove si stavano svolgendo gli scontri e ha avvertito che avrebbe sparato contro qualsiasi persona armata. Pur lanciando un appello alla calma, Hezbollah e Amal avrebbero inviato miliziani nella periferia di Beirut. In base a quanto si evince da diversi account sui social media, Hezbollah starebbe inviando miliziani armati verso Beirut da altre zone del Paese.
La crisi del Libano
Il Libano si trova dal 2019 in una spirale di crisi economica, politica e sociale che sta portando il Paese al collasso. La Banca Mondiale ha definito la crisi finanziaria del Libano una delle peggiori degli ultimi due secoli. Secondo dati del Programma alimentare mondiale (Pam) i prezzi del cibo sono aumentati del 628 per cento in soli due anni, aggravando la crisi economica del Libano , che ha fatto precipitare tre quarti della sua popolazione nella povertà e ha svalutato la sterlina libanese di circa il 90 per cento. Tuttavia, la crisi alimentare è notevolmente peggiorata negli ultimi mesi a causa della carenza di carburante e dell’aumento dei prezzi. Il governo libanese ha gradualmente revocato le sovvenzioni per il carburante da giugno e ha aumentato i prezzi della benzina ben quattro volte in meno di un mese nel tentativo di far fronte a gravi carenze di approvvigionamenti. Allo stesso tempo, ha lottato per avviare un programma di carte prepagate per sostituire i sussidi.
Nel frattempo, il Libano è stato sempre più colpito da estesi blackout considerato che l’elettricità fornita dallo Stato è ormai praticamente inesistente, mentre anche i prezzi del carburante diesel per i generatori privati sono saliti alle stelle. Il ministero dell’Economia libanese ha annunciato all’inizio di questa settimana di aver aumentato il prezzo del pane per la sesta volta nel 2021, in parte a causa dell’indebolimento della valuta locale, ma anche a causa della crisi della benzina e del carburante, poiché i costi di trasporto sono aumentati vertiginosamente.
L’esplosione di Beirut
Sul fronte politico dopo le dimissioni in massa del governo guidato da Hassan Diab. a seguito della devastante esplosione del 4 agosto del 2021 a Beirut, il magnate Najib Miqati è riuscito a formare un governo lo scorso 10 settembre, ma a causa della rinnovata tensione con Hezbollah e Amal l’esecutivo è a rischio. Infatti, entrambi i movimenti sciiti stanno in tutti i modi ostacolando le indagini condotte dal giudice Birat che stanno coinvolgendo elementi di spicco della loro leadership. Infatti, il nitrato di ammonio che avrebbe provocato le esplosione del porto di Beirut era stato trasportato dalla nave Rhosus, la cui destinazione dichiarata era il Mozambico. Il giornalista investigativo Feras Hatoum ha scoperto che la nave era di proprietà di una società fittizia collegata a uomini d’affari siriano-russi sanzionati dagli Stati Uniti per aver agito per conto del governo siriano. Almeno fino a poco prima dell’arrivo a Beirut, la nave era di proprietà di un individuo legato a una banca accusata di trattare con Hezbollah e il governo siriano.
I legami dei possibili proprietari della Rhosus con Hezbollah e il fatto che le sostanze chimiche fossero di qualità militare potrebbero lasciare intendere che la destinazione non fosse il Mozambico, ma il Libano o la Siria. I principali accusatori di Hezbollah hanno ricordato più volte in questi come il movimento sciita abbia sempre vanta un forte controllo sui porti libanesi, con molti funzionari importanti provenienti da Hezbollah o dai suoi alleati come Amal. Anche se il movimento non ha importato intenzionalmente il nitrato di ammonio, esso o i suoi alleati possono comunque essere ritenuti responsabili dell’esplosione per negligenza. Tali dettagli sarebbero alla base della decisione del giudice Bitar di incriminare i funzionari alcuni membri di Amal. Il movimento sciita ha lanciato un durissima campagna contro Bitar, minacciando di togliere il suo appoggio al governo e di ricorrere se costretto alla forza per rimuovere dalla sua posizione il procuratore libanese. Lo scorso 11 ottobre, il segretario generale di Hezbollah Nasrallah ha attaccato Bitar accusandolo di aver politicizzato il caso.