Mali: Mosca conferma l’invio di contractors del Gruppo Wagner

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(Roma, 28 settembre 2021). La Russia ha confermato le indiscrezioni che circolavano da tempo: il governo del Mali si è rivolto ad una società militare privata russa per aiutarlo a combattere il terrorismo. Lo ha dichiarato il 25 settembre il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov durante una conferenza stampa a New York, a margine dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

“Le autorita’ di transizione del Mali, sottolineano chiaramente il loro impegno nei confronti degli obblighi internazionali e stanno combattendo il terrorismo. Si sono rivolti ad una società militare privata russa perchè la Francia vuole ridurre significativamente il suo contingente militare schierato nel paese e avrebbe dovuto combattere i terroristi che si sono insediati nel nord”.

Lavrov ha chiarito che le autorità russe “non hanno nulla a che fare con questo”. “Questa attività si svolge su base giuridica e riguarda il rapporto tra la parte ospitante, che è un governo legittimo, riconosciuto da tutti come struttura legittima e di transizione, e coloro che offrono i loro servizi come specialisti stranieri”, ha sottolineato il capo della diplomazia di Mosca.

L’accordo, come anticipato da Analisi Difesa, prevederebbe l’invio di circa 1.000 contractors russi.

Mosca del resto ha più volte negato di essere coinvolta con la presenza dei contractors del Gruppo Wagner anche in altre nazioni, come la Libia dove i russi affiancano l’esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar.

Un’ulteriore conferma di come la presenza di compagnie militari private offra uno strumento altamente flessibile per la tutela degli interessi nazionali anche in aree in cui sarebbe problematico o non opportuno schieravi forze armate regolari.

La Francia e l’Unione europea avevano espresso preoccupazione alla Russia per il possibile invio degli uomini del Gruppo Wagner in Mali e del resto il 26 settembre Choguel Maiga, primo ministro del governo di transizione del Mali, in un intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha accusato la Francia di averli abbandonati decidendo di ritirare le forze dell’Operazione Barkhane.

“I gruppi terroristici armati che hanno invaso quasi i due terzi del nostro territorio nel 2012 si sono dispersi senza essere eliminati”, ha spiegato. “È stato in questo contesto che la Francia ha schierato il suo esercito in Mali ed è in questo contesto che hanno improvvisamente deciso di ritirarsi”, ha detto Maiga.

Il presidente francese Emmanuel Macron, ha annunciato lo scorso luglio una riorganizzazione della presenza militare nella regione del Sahel che inizierà con la chiusura delle basi nel nord del Mali alla fine di quest’anno pur mantenendo nel paese “tra 2.500 e 3.000 uomini” dei i 5.100 attualmente schierati anche nei paesi confinanti (Ciad e Niger soprattutto).

Maiga ha affermato che la situazione è peggiorata progressivamente, al punto che ci sono parti del Paese che sono “al di fuori del controllo del governo. I miei concittadini – ha detto – vivono sotto il giogo di gruppi terroristici armati e i loro diritti più elementari vengono negati”.

Per questo il premier maliano ha chiesto alle Nazioni Unite, che scherano in Mali una forza di 12.500 caschi blu (MINUSMA), di adottare una “postura più offensiva” sul campo e di aiutare il Paese a creare “condizioni reali” per la stabilità e lo sviluppo. Maiga ha anche ricordato che una priorità del suo governo è ora la convocazione di nuove elezioni “trasparenti, credibili e inclusive” per riportare l’ordine costituzionale nel Paese.

“Queste elezioni sono particolarmente importanti perché saranno un barometro del successo della transizione. Sappiamo che la loro qualità e credibilità condizioneranno il futuro della nostra democrazia”, ha dichiarato.

L’arrivo dei russi in Mali è stato annunciato a poche ore dalla morte di un militare francese, il caporalmaggiore Maxime Blasco, caduto in battaglia contro “contro un gruppo armato terrorista”, che aveva ricevuto in giugno una medaglia “per il valore eccezionale dei suoi servizi”, ha fatto sapere un comunicato dell’Eliseo: sono una sessantina i caduti francesi nel Sahel nelle operazioni contro i jihadisti dal 2013.

Il 24 settembre il ministro delle forze armate francese, Florence Parly ha affermato in un’intervista al quotidiano “Le Monde” che la Francia e tutti i partner che sono al fianco del Mali oggi non vogliono l’arrivo di mercenari russi del Gruppo Wagner ma il ritorno dello Stato maliano.

Se il Mali stringesse un accordo con il gruppo paramilitare Wagner “si isolerebbe dal resto della comunità internazionale”, in quello che sarebbe uno “strano modo di rafforzare” la propria sovranità. Prendendo una simile decisione Bamako creerebbe una “grave incompatibilità” con il sostegno della comunità internazionale, ha aggiunto Parly, sottolineando che il “ricorso a dei mercenari” non può coabitare con questa realtà.

Ma l’arrivo in Mali degli uomini della Wagner sta allarmando non solo Francia ed Europa come dimostra la visita a Bamako, il 23 settembre, del generale Stephen Townsend, comandante dello US Africa Command (AFRICOM).

Redazione. (Analisi Difesa)