Più di 40 civili sono stati uccisi nei villaggi di Karou, Ouatagouna e Daoutegeft, nel nord del Mali, in attacchi attribuiti a miliziani jihadisti. Lo ha confermato ai media locali detto un funzionario militare, precisando che gli aggressori sono piombati ieri sui tre villaggi al confine con il Niger e « hanno massacrato tutti »: a Karou sono stati uccisi 20 civili, a Ouatagouna 14 e nella frazione di Daoutegeft altri ancora, in un attacco condotto dai jihadisti a bordo di motociclette, cogliendo di sorpresa gli abitanti. Il Mali è teatro di una crisi politica e della sicurezza dal 2012: le insurrezioni separatiste e ora jihadiste guidate da gruppi legati ad Al-Qaeda e all’organizzazione dello Stato Islamico, così come le violenze intercomunitarie e molteplici abusi – anche da parte delle forze di sicurezza – hanno provocato migliaia di morti tra civili e militari e centinaia di migliaia di sfollati. Dal nord del Mali, le violenze si sono estese al centro del Paese, poi ai vicini Burkina Faso e Niger. E’ in questo contesto che, a marzo scorso, un totale di 137 persone sono morte in attacchi di matrice jihadista condotti nella regione occidentale nigerina di Tahoua, al confine con il Mali. Gli aggressori hanno preso di mira i villaggi di Intazayene, Bakorate, il pozzo di Wirstane e gli accampamenti vicino ad Akifakif, tutti situati vicino al confine con il Mali, dove sono attivi gruppi legati allo Stato islamico del Grande Sahara (Isgs). L’attacco avveniva dopo un’analoga aggressione nella regione di Tillaberi, sempre vicino al confine con Mali e Burkina Faso, nella quale sono morte 58 persone. L’assalto è avvenuto tra i villaggi di Chinagoder e Darey Dey. Nella stessa zona lo scorso 2 gennaio erano morti almeno 100 civili in seguito ad un altro attacco condotto da sospetti miliziani jihadisti. La cosiddetta « zona dei tre confini » (fra Niger, Mali e Burkina Faso) ha conosciuto negli ultimi anni una recrudescenza di attacchi da parte di militanti islamisti attivi in tutta la regione con legami più o meno diretti con lo Stato islamico e al Qaeda. In occasione dell’ultimo vertice del G5 Sahel, tenuto a N’Djamena il 15 e 16 febbraio scorsi, il capo di Stato ciadiano Idriss Deby – presidente di turno dell’organizzazione – ha annunciato l’invio di 1.200 militari nella cosiddetta « zona delle tre frontiere ». (Agenzia Nova)