Francia-Sahel: Emmanuel Macron annuncia la fine dell’operazione militare francese

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Dopo 8 anni nella regione africana e 50 vittime francesi, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato la fine dell’operazione Barkhane come « operazione esterna » della Francia, con il ritiro graduale dei suoi soldati e la chiusura di diverse basi militari, in particolare in Mali. La lotta contro il terrorismo jihadista continuerà, certo, ma nel quadro di un’alleanza internazionale e che vede « associati gli Stati della regione », ha avvertito il presidente, senza però fornire date, né dettagli sulla riduzione dei 5.100 soldati francesi attualmente presenti sul terreno. Macron comunicherà nuovamente su questo dossier a fine mese.

Per il presidente è infatti arrivato il tempo che le cose cambino. A otto anni dalla prima missione Serval, con cui François Hollande rispose a una richiesta di aiuto di Bamako, la constatazione di Macron è amarissima: « Non possiamo mettere in sicurezza zone che ricadono nel caos e nell’assenza di legge perché gli Stati decidono di non assumersi le loro responsabilità. È impossibile, se non un lavoro senza fine », è la frecciata, neanche troppo velata, ai dirigenti maliani dopo i due recenti colpi di Stato, che a Macron – dopo tutti gli sforzi fatti dalla Francia per stabilizzare la regione – non sono affatto piaciuti.

Dopo l’ultimo putsch del 24 maggio scorso, Parigi ha congelato le operazioni militari congiunte con Bamako. Per riprenderle, aveva avvertito, sarà necessario un « chiaro » impegno da parte delle autorità di transizione a non dialogare con i jihadisti. Ma la fine di Barkhane, ha garantito il leader francese, non significa il totale disimpegno di Parigi nella lotta ai gruppi jihadisti affiliati all’Isis e al-Qaida nella regione. L’accento in futuro verrà posto sulle « forze speciali strutturate intorno all’operazione Takuba », per cui saranno ancora mobilitate « diverse centinaia di soldati » francesi. Takuba è una speciale task force europea a cui partecipano attualmente circa 600 uomini, di cui metà francesi, alcune decine di estoni e cechi e 140 svedesi. Anche l’Italia si è impegnata a fornire fino a 200 soldati, la Danimarca un centinaio e diversi altri paesi, tra cui la Grecia, l’Ungheria e la Serbia, hanno espresso il loro interesse. La task force è chiamata ad operare in un’area individuata ad est del fiume Niger, nella cosiddetta zona dei  »tre confini » (Mali, Niger, Burkina Faso), chiamata Liptako-Gourma.