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L’Italia è pronta a portare in Libia il suo migliore «know how» per la ricostruzione

L’Italia è pronta a portare il suo miglior know-how in Libia, per la ricostruzione del Paese, e il governo di Unità Nazionale di Tripoli apre le porte a quello che considera il suo primo partner. E’ l’intesa emersa nell’ambito del business forum ‘La nuova Libia si presenta alle imprese italiane’ che si è tenuto alla Farnesina e al quale hanno partecipato il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, e il premier libico, Abdul Hamid Dbeibah. « Il Governo di Unità Nazionale (libico, ndr) è per noi oggi un interlocutore rappresentativo di tutto il Paese, con il quale possiamo e vogliamo pianificare i prossimi investimenti in tutto il territorio libico », ha detto Di Maio intervenendo alla sessione plenaria del forum. « Le nostre imprese – ha aggiunto – possono guardare alla Libia con rinnovata fiducia. Vogliamo che i nostri imprenditori possano costruire interazioni privilegiate con il Governo di Unità Nazionale e accedere alle opportunità che emergono grazie al processo di transizione in atto nel Paese ».

« Non abbiamo mai abbandonato la Libia »

Di Maio ha quindi sottolineato che « l’Italia non ha mai abbandonato la Libia e l’ambasciata ha sempre continuato a operare anche nei momenti più difficili ». Il ministro ha spiegato che sarà presto riattivato il consolato generale d’Italia a Bengasi e che se ne aprirà uno onorario a Sebha, nel Fezzan. Inoltre, « nei prossimi mesi rafforzeremo anche la nostra presenza a Tripoli con un desk promozionale per le imprese italiane e un addetto culturale presso la nostra ambasciata », ha proseguito Di Maio. Insomma, ha evidenziato il ministro, « vogliamo continuare a mettere al servizio della società civile libica il meglio delle capacità e delle competenze del nostro tessuto industriale. Mi riferisco anzitutto a settori cruciali per la ripresa come le infrastrutture, i trasporti e l’energia, anche da fonti rinnovabili.Italia e Libia – ha continuato – possono inoltre essere partner stretti e strategici in ambiti ad alto contenuto tecnologico, come le telecomunicazioni e la telemedicina ».

La ricostruzione di Tripoli

Rivolgendosi infine a Dbeibah, il titolare della Farnesina si è detto convinto che « insieme, potremo raggiungere nuovi, importanti traguardi ». Da parte sua, il premier libico ha affermato che « il miglior partner per la ricostruzione del nostro Paese per quanto riguarda l’economia, le infrastrutture e il petrolio è l’Italia ».

« Ci servono gli ospedali, dobbiamo ricostruire le scuole, le infrastrutture nel settore petrolifero e siamo giunti qui auspicando di ricevere la vostra assistenza », ha aggiunto Dbeibah in quella che è la sua prima visita all’estero. Il premier libico, atteso dal colloquio con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha ringraziato l’Italia, « Paese fratello », per aver mantenuto l’ambasciata a Tripoli aperta.

 Poi ha osservato: « Gli ultimi dieci anni sono stati molto duri, hanno avuto un impatto forte sul nostro popolo, creando divisioni e distruggendo le nostre istituzioni. E’ stato un periodo molto difficile con le esportazioni di petrolio bloccate, l’economia ferma e i progetti delle aziende italiane che si sono in gran parte fermati. Questa situazione ci dispiace e e vorremmo che cambi. Con l’Italia – ha proseguito il premier – abbiamo una collaborazione storica, a vari livelli. L’Eni è fra i più grandi partner che abbiamo per il petrolio ».

In merito a quest’ultimo argomento Dbeibah ha detto che l’obiettivo della Libia « è tornare a produrre 3-4 milioni di barili al giorno ». « Quanto all’immigrazione illegale – ha infine sottolineato – lavoreremo con tutti. Ad ogni modo riteniamo che il supporto che fornisce l’Italia nell’Ue sia molto importante ». (AGI)

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