L’uso dei droni turchi in Ucraina segna la fine dell’idillio tra Putin e Erdogan

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(Roma, 13 aprile 2021). L’impiego dei velivoli a pilotaggio remoto costituisce un elemento che complicare le già difficili relazioni fra Russia e Turchia

L’Ucraina ha cominciato a impiegare i droni di produzione turca Bayraktar nel Donbass, nel contesto dell’escalation di combattimenti e violazioni del cessate il fuoco che ha caratterizzato le ultime settimane. L’impiego dei velivoli a pilotaggio remoto costituisce un elemento che va a complicare ulteriormente le già difficili relazioni fra Russia e Turchia, con Mosca che nel frattempo sta aumentando la propria presenza militare lungo i confini ucraini. Le autorità di Kiev hanno rilevato come già la scorsa settimana siano avvenuti dei voli di ricognizione dei Bayraktar TB2 sul Donbass, dove sarebbero stati rilevati i sistemi missilistici in dotazione delle forze separatiste, sostenute dalla Federazione Russa. Fonti stampa del portale “Kyiv Post” hanno invece segnalato come i droni acquistati dalla Turchia nel 2018 abbiano compiuto un attacco sull’area vicina al villaggio di Leninskoye, vicino la linea di demarcazione, contro posizioni dei miliziani di Donetsk.

L’impiego dei Bayraktar TB2 arriva in concomitanza con la visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in Turchia, avvenuta lo scorso fine settimana, nel corso della quale è avvenuto l’incontro con l’omologo Recep Tayyip Erdogan. In occasione del centesimo anniversario del partenariato strategico bilaterale, è stato ribadito il legame fra i due Paesi anche nel contesto di sicurezza della regione del Mar Nero. Zelensky ha affermato che “la visione di Kiev e quella di Ankara coincidono rispetto alle minacce stesse e ai modi per rispondere adeguatamente a queste minacce”. Erdogan, ribadendo a sua volta il sostegno all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina, ha messo in luce l’importanza della cooperazione bilaterale in termini di difesa, specificando come essa “non è diretta contro Paesi terzi”. Il riferimento non può non essere alla Russia, rispetto alla quale la Turchia spera che le tensioni nel Donbass possano essere risolte per via diplomatica. “Per il bene di un futuro pacifico e sicuro nella nostra regione, vogliamo che entrambi i Paesi (Russia e Ucraina) risolvano le loro divergenze il prima possibile attraverso negoziati e in modo pacifico. Stiamo compiendo sforzi in questa direzione”, ha detto Erdogan, che di recente ha avuto un colloquio anche con il presidente russo Vladimir Putin.

La posizione ambigua di Ankara verso Mosca viene quindi evidenziata nell’ambito dei rapporti con Kiev. Negli ultimi sei mesi Zelensky ha compiuto due viaggi in Turchia, anche per lavorare al completamento e all’attuazione dell’accordo di libero scambio fra i due Paesi. Le relazioni turco-ucraine sono in progressivo miglioramento da anni, creando un asse nord-sud nel Mar Nero che non passa solo per la difesa ma anche per il turismo, gli scambi commerciali e le opportunità di investimento. L’annessione della Crimea nel 2014 è stata percepita da Ankara come una minaccia strategica, visto anche il notevole aumento delle capacità militari russe nella penisola, che prosegue costantemente. Già nel 2016 Erdogan denunciò la possibilità che il Mar Nero divenisse “un lago russo”, invocando una maggiore presenza della Nato nell’area. Più di recente, la Turchia ha visto aumentare il proprio interesse verso il bacino settentrionale anche da un punto di vista energetico, con la scoperta di un grande giacimento di gas naturale annunciata ad ottobre. “Il nostro principale obiettivo è che il Mar Nero resti un mare di pace, tranquillità e cooperazione”, ha spiegato Erdogan nella conferenza stampa di domenica con Zelensky.

Le autorità di Ankara vedono infine le relazioni con l’Ucraina come un veicolo di espansione della propria industria della difesa: le operazioni sostenute di recente dalle forze armate turche in Siria e il sostegno offerto all’Azerbaigian nel conflitto del Nagorno-Karabakh sono state una vetrina fondamentale per i prodotti del comparto nazionale, fra cui appunto i droni Bayraktar. L’Ucraina ha acquistato sei velivoli a pilotaggio remoto dalla Turchia, insieme a 200 missili ad alta precisione, per un valore complessivo di circa 70 milioni di dollari. A ciò si va ad aggiungere l’accordo raggiunto a fine 2020 per quattro corvette della classe Ada, che verranno prodotte congiuntamente dai due Paesi. Difficilmente gli armamenti turchi venduti all’Ucraina potranno “ribaltare” l’equilibrio delle forze rispetto alla Russia, ma indubbiamente tale dinamica di rafforzamento degli strumenti militari permette a Kiev di offrire una maggiore deterrenza alle minacce di Mosca e a minacciare costantemente le forze separatiste del Donbass.

Redazione.

(NovaNews)