(Roma il 18 febbraio 2021). Riunione del segretario di Stato Usa Blinken con i ministri di Francia, Germania e Gran Bretagna. Gli iraniani hanno detto da tempo che sono pronti a seguire i limiti del Jcpoa, « ma l’America deve annullare le sanzioni che erano state reintrodotte da Trump ». Domani la missione del direttore generale della Aiea Rafael Grossi.
Il confronto fra Iran e Stati Uniti sul programma nucleare di Teheran e in particolare sull’accordo “Jcpoa” del 2015 (abbandonato da Trump nel 2018) è entrato in una fase decisiva. A Parigi oggi si sono incontrati i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna che hanno dialogato in video con il segretario di Stato americano Antony Blinken. Il messaggio lanciato all’Iran è questo: sarebbe pericoloso per Teheran bloccare le ispezioni della Aiea, come gli iraniani hanno minacciato di fare nelle ultime settimane. L’Iran chiede che siano gli Usa a fare la prima mossa, ovvero a ritirare le sanzioni economiche fatte scattare da Trump nel 2018.
Il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian ha ricevuto al Quai d’Orsai i suoi colleghi di Berlino e Londra, Heiko Maas e Dominic Raab; da Parigi hanno attivato il collegamento con Blinken, una riunione dedicata interamente al tema del nucleare iraniano. Alla fine dell’incontro i 4 hanno diffuso una nota in cui chiedono a Teheran di “considerare le conseguenze di un’azione così grave, soprattutto in questo momento di rinnovata opportunità diplomatica”.
Dopo l’uscita degli Usa dal Jcpoa (joint common plan of action), l’amministrazione Trump nel 2018 ha reintrodotto durissime sanzioni economiche contro l’Iran. Sanzioni che di fatto hanno bloccato l’export di petrolio del paese e messo in ginocchio l’economia. Sina dalla campagna elettorale, il nuovo presidente americano Joe Biden aveva lasciato capire che la sua amministrazione sarebbe rientrata nel Jcpoa. Ma nel frattempo l’Iran, un anno dopo le nuove sanzioni Usa, progressivamente ha iniziato a violare il Jcpoa. Ha aumentato il numero delle centrifughe utilizzate per arricchire l’uranio. Ha raffinato il metallo in quantità e percentuali al fuori dei limiti del trattato, e di recente ha iniziato anche a produrre uranio metallico, che è una forma del materiale utilizzata soprattutto per arrivare alla produzione militare.
L’ultima sfida, fissata al 21 febbraio, è quella imposta al governo dal parlamento iraniano, che prevede l’espulsione dei tecnici dell’Aiea dal paese se nel frattempo gli Usa non avranno abolito le sanzioni economiche. Gli ispettori dell’agenzia nucleare delle Nazioni Unite sono i “controllori » di ogni aspetto del programma nucleare: senza la loro presenza in Iran, il paese di fatto potrebbe andare avanti con un programma clandestino per arrivare alla bomba nucleare.
Il presidente Joe Biden già nei mesi della campagna elettorale aveva detto di essere disposto a rientrare accordo se l’Iran tornerà al pieno rispetto dei suoi impegni. Il segretario Blinken ha ribadito negli ultimi giorni più volte la posizione americana, confermando che se Teheran tonerà a riuspettare i limiti impopsti dal “Jcpoa” anche gli Usa faranno lo stesso.
L’Iran non ha intenzione di cedere: “Siete stati voi americani ad aver abbandonato l’accordo e ad aver imposto nuove sanzioni contro di noi”, ha ripetuto anche ieri il ministro degli Esteri Javad Zarif. In questo il governo iraniano oltre a difendere una posizione che politicamente ha una sua legittimità, ha dei limiti interni. Non può cedere nel negoziato con gli Usa perché un voto del parlamento (a maggioranza conservatrice) gli impone una linea di condotta: prima gli Usa ritirano le sanzioni, poi l’Iran inizierà a rientrare nei limiti al nucleare previsti dal Jcpoa.
Lo ha ripetuto Zarif reagendo alla dichiarazione degli europei: “Invece dei soliti sofismi e di scaricare il peso sull’Iran, gli Eu3 e gli Stati Uniti devono rispettare i loro impegni e porre fine all’eredità di Trump di terrorismo economico contro l’Iran”.
Sabato è prevista una missione delicatissima a Teheran del direttore generale della Aiea, l’argentino Rafael Grossi. Grossi è l’uomo che conosce ogni dettaglio sia del Jcpoa che delle posizioni politiche dei differenti firmatari dell’accordo. Il diplomatico proverà a convincere gli iraniani a non espellere i suoi ispettori: l’espulsione sarebbe un atto pericoloso, perché convincerebbe la comunità internazionale che l’Iran ha scelto di andare avanti segretamente con programma nucleare, senza accettare il controllo internazionale.
Grossi è un diplomatico molto abile e rispettato: la sua visita a Teheran è stata concordata anche con il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Una delle poche possibilità che si sblocchi lo scontro fra Usa ed Europa da una parte ed Iran dall’altra è proprio che le Nazioni Unite inventino un perocorso di de-escalation politica che convinca l’Iran da una parte e Stati Uniti/UE3 dall’altra a riprendere un percorso diplomatico.
Vincenzo Nigro. (La Repubblica)