(Roma 14 gennaio 2021). Il bilancio delle vittime provocate dai raid, presumibilmente israeliani, che, il 13 gennaio hanno colpito la regione siriana orientale di Deir Ezzor è salito a 57 morti. L’attacco è stato definito il più violento mai perpetrato da Israele in Siria.
Secondo le ultime informazioni riportate dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR), le forze aeree israeliane hanno condotto circa 18 raid nelle prime ore del 13 gennaio. Fonti, definite affidabili, hanno successivamente riferito che il numero delle vittime ammonta a 57, tra cui almeno 10 sono soldati dell’esercito affiliato al presidente siriano, Bashar al-Assad, mentre gli altri individui deceduti appartenevano ai gruppi armati legati all’Iran, ad Hezbollah e alla Brigata Fatemiyoun, una milizia sciita afgana formata nel 2014 per combattere in Siria. Ad essere stati colpiti sono postazioni, depositi di armi, munizioni e missili, situati tra la città di Deir Ezzor e il confine siro-iracheno, nell’area desertica di al-Bukamal. Inoltre, si pensa che la regione ospiti anche centri di addestramento e per la preparazione di combattenti membri dei suddetti gruppi.
Più nello specifico, a detta del SOHR, nella città di Deir Ezzor, 26 persone sono state uccise in dieci attacchi perpetrati per mezzo di caccia israeliani contro i magazzini di Ayyash, l’accampamento di Sa’ka, la 137esima Brigata, l’area montuosa che domina la città di Deir Ezzor e altre posizioni alla periferia della città. Tuttavia, non si sa ancora se il bilancio delle vittime includa o meno membri iraniani del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) e di Hezbollah, mentre sono evidenti i danni materiali provocati ai depositi di armi e missili. Ad al-Bukamal, invece,16 combattenti iracheni, sostenuti dall’Iran, hanno perso la vita a seguito di sei raid aerei israeliani contro postazioni, magazzini di armi e depositi di munizioni nell’area di Al-Hezam, nel quartiere di Al-Jam’iyat e in altre posizioni dell’area desertica. Al contempo, 15 combattenti non siriani sostenuti da Teheran, tra cui 11 membri afghani della Brigata Fatemiyoun, sono stati uccisi nel deserto di Al-Mayadeen, dove sono stati riportati danni al quartier generale delle suddette milizie e ai loro depositi di armi.
Secondo quanto dichiarato dal SOHR, quello del 13 gennaio rappresenta l’attacco più letale, oltre che il più intenso, attribuito a Israele dal 2018, sebbene non sia stato ancora rivendicato. Inoltre, le forze di difesa aerea siriana non hanno segnalato di aver intercettato missili israeliani. Ad ogni modo, l’Osservatorio ha specificato che la città di Deir Ezzor è posta attualmente sotto il controllo delle forze russe, le quali coadiuvano l’esercito di Damasco nella cornice del conflitto siriano, sin dal 30 settembre 2015. In tale quadro, un alto funzionario dell’intelligence statunitense, in condizione di anonimato, ha rivelato che i raid sono stati effettuati anche grazie all’aiuto delle informazioni fornite da Washington e che tra gli obiettivi colpiti vi sono stati depositi di armi iraniane, volti altresì a supportare il programma nucleare di Teheran. Non da ultimo, a detta del funzionario, l’11 gennaio, il segretario di Stato USA, Mike Pompeo, avrebbe discusso dell’attacco da effettuare in Siria con il capo del Mossad, l’agenzia di intelligence di Israele, Yossi Cohen. Tuttavia, Israele non ha rilasciato commenti a riguardo.
Di fronte a tale scenario, fonti diplomatiche occidentali hanno affermato che l’episodio del 13 gennaio è indice del fatto che Israele si sta preparando ad una più ampia operazione, volta a distruggere i missili iraniani presenti nel territorio siriano e a sradicare la presenza di Teheran, concentrandosi soprattutto sulla zona al confine con l’Iraq e sulla Siria meridionale. A dimostrare tale ipotesi, vi è anche l’attacco missilistico condotto nella notte tra il 6 e il 7 gennaio contro il Sud della capitale Damasco. In realtà, sin dal 2011, Israele ha condotto centinaia di attacchi aerei in Siria, prendendo di mira i suoi principali nemici nella regione mediorientale, ovvero l’Iran, i gruppi palestinesi e l’organizzazione paramilitare libanese Hezbollah, considerati un pericolo per l’integrità dei propri confini territoriali.
Nel corso del 2020, il SOHR ha monitorato circa 39 attacchi, perlopiù aerei, perpetrati da Israele nei territori siriani, i quali hanno provocato la distruzione di circa 135 obiettivi, tra edifici, magazzini, quartieri generali e veicoli. Il bilancio delle vittime ammonta, invece, a 217 persone, tra cui 4 civili e 213 membri delle forze affiliate ad Assad, all’Iran o a Hezbollah. Tra questi, vi sono stati anche 21 combattenti dell’IRGC. I missili lanciati nel corso dell’ultimo anno, ha precisato l’Osservatorio, hanno preso di mira prevalentemente Deir Ezzor, Damasco, Daraa, Quneitra, Homs, Hama e Aleppo.
Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)
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