Arabia Saudita: la risoluzione della crisi del Golfo è imminente

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(Roma 06 dicembre 2020). Il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, il principe Faisal bin Farhan Al Saud, ha affermato, il 5 dicembre, che le possibilità di risoluzione della crisi del Golfo sono estremamente positive e che, presto, sarà aggiunto un accordo definitivo in merito, specificando anche che tutti i Paesi coinvolti sono d’accordo.

L’annuncio è giunto a margine di una conferenza sulla sicurezza organizzata a Manama, in Bahrain, il 5 dicembre. Il ministro degli Esteri saudita ha rilasciato una dichiarazione ad AFP, poi riportata dal Al-Jazeera English, nella quale ha affermato: “In questo processo, siamo in pieno coordinamento con i nostri partner e le prospettive rispetto ad un accordo finale sono estremamente positive […] l’eventuale risoluzione riguarderà tutte le parti coinvolte”. Rispetto alla possibilità di un accordo totale, il principe Faisal ha poi specificato di aspettarsi una soluzione che copra tutti gli aspetti, che sia soddisfacente per tutti gli attori coinvolti e ha confermato che ciò dovrebbe accadere “presto”.

L’annuncio del ministro saudita è arrivato a tre giorni di distanza da una visita in Qatar del consigliere senior e genero del presidente uscente degli USA, Jared Kushner, lo scorso 2 dicembre. Proprio in tale occasione sarebbe stato avviato un primo tentativo di riavvicinamento tra Qatar e Arabia Saudita per risolvere la crisi del Golfo. In tale contesto, l’amministrazione del presidente uscente degli USA, Donald Trump, secondo Al-Jazeera English, è tra coloro che stanno incoraggiando una risoluzione, così che tutti i Paesi della regione coinvolti siano uniti contro l’Iran. Proprio in merito a Teheran, sempre il 5 dicembre, il ministro degli Esteri saudita ha specificato che se l’amministrazione del presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, dovesse decidere di ripristinare l’accordo sul nucleare iraniano, ovvero il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), abbandonato da Trump l’8 maggio 2018, i Paesi del Golfo dovrebbero essere consultati, unico modo in cui tale intesa possa essere sostenibile.

La crisi del Golfo si protrae dal 5 giugno 2017 quando è stato imposto un embargo diplomatico, economico e logistico sul Qatar da parte di Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (UAE) e Bahrain, in quanto il Paese era stato ritenuto responsabile di sostenere e finanziare gruppi terroristici come Hamas ed Hezbollah e di appoggiare l’Iran, il principale rivale di Riad nella regione. Il Qatar ha sempre respinto tali accuse, ritenendole infondate, ma, da allora, è rimasto in una posizione di isolamento che ha comportato la chiusura dei confini aerei, marittimi e terrestri e l’espulsione dei cittadini qatarioti dai Paesi promotori dell’embargo. Il Qatar si è più volte detto disposto a risolvere la crisi con mezzi pacifici e diplomatici. Per porre fine a tale situazione, però, Il Cairo, Riad, Abu Dhabi e Manama hanno posto un ultimatum articolato in 13 punti che comprendono la chiusura del quotidiano d’informazione Al-Jazeera e di altri media e la limitazione dei legami con l’Iran. Per Doha, però, si è trattato di richieste ingiuste e irrealistiche che non ha mai accettato. Proprio in merito alle condizioni poste nei confronti del Qatar e alla possibilità che vengano alleggerite, il ministro degli Esteri saudita ha dichiarato: “Quello che posso affermare adesso, per non inficiare le trattative in corso, è che la risoluzione sarà soddisfacente per tutti”.

Prima del principe Faisal, il 4 dicembre scorso, il ministro degli Esteri del Kuwait, il Paese che sta mediando tra le parti, lo sceicco Ahmad Nasser al-Sabah, aveva dichiarato la presenza di progressi nel dialogo tra i Paesi coinvolti, senza però annunciare una svolta decisiva. Al-Sabah aveva dichiarato: “Di recente, sono stati intrapresi dialoghi fruttuosi in cui tutte le parti hanno espresso la propensione a raggiungere un accordo finale”. Il 5 dicembre, poi, anche il ministro degli Esteri qatariota, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, aveva affermato: “Adesso è in atto un movimento che ci auguriamo porrà fine a questa crisi”. Per quanto riguarda invece, Bahrain, Egitto e gli UAE non sono state ancora rilasciate dichiarazioni.

Secondo alcuni analisti, qualunque svolta possa verificarsi in tale contesto riguarderà principalmente le relazioni tra Qatar e Arabia Saudita ma difficilmente gli UAE, che sono stati finora il Paese che ha maggiormente criticato Doha. Tuttavia, rispondendo ad una domanda sulla posizione di Abu Dhabi rispetto agli ultimi sviluppi, il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita ha sottolineato che è attivo un meccanismo di coordinamento con tutti i partner di Riad e che tutti sono d’accordo con il processo in corso.

Camilla Canestri. (Sicurezza Internazionale)