Iibano: il figlio di Hariri, «Hezbollah consegni l’assassino di mio padre»

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(Roma 19 agosto 2020). Il tribunale speciale per il Libano ha condannato in contumacia un militante del «partito di Dio», che però esclude di permetterne l’arresto.

« Hezbollah deve consegnare alla giustizia l’ideatore dell’attentato contro mio padre »: così Saad Hariri, figlio dello statista assassinato nel 2005 e anch’egli ex premier libanese, ha puntato il dito contro il « partito di Dio », nelle cui file militava Salim Jamil Ayyash, unico condannato dal Tribunale speciale. I giudici dell’Aja hanno sottolineato che sia Ayyash che gli altri tre imputati, tutti in contumacia, facevano parte di Hezbollah, ma non sono andati oltre, rilevando che non c’erano prove di un coinvolgimento diretto dell’organizzazione nell’attentato di San Valentino. Di Hezbollah faceva parte, come alto ufficiale, anche un quinto imputato, Mustafa Amine Badreddine, che però è morto nel 2016.

Il figlio di Rafiq Hariri ha ribadito con la tv Al Arabiya (di proprietà saudita ma basata a Dubai) che Hezbollah va considerato responsabile per il crimine, perché non poteva non sapere che cosa i suoi militanti stavano organizzando. « Il condannato dev’essere consegnato », sottolinea Saad Hariri.

Il « partito di Dio », che raccoglie una buona fetta degli sciiti libanesi ed è apertamente collegato con il governo iraniano, ha sempre negato ogni coinvolgimento nell’attentato. Già nei giorni precedenti la sentenza, il leader Hassan Nasrallah aveva dichiarato con forza che, quali che fossero i risultati dell’inchiesta, Hezbollah non avrebbe permesso l’arresto dei suoi uomini.

Il verdetto dell’Aja è stato accolto con totale silenzio da parte dell’organizzazione, anche se la tv saudita segnala l’accensione di qualche fuoco d’artificio nei quartieri sciiti di Beirut. La linea ufficiale di Hezbollah attribuiva l’attentato a Israele. Ma negli anni scorsi diverse fonti di stampa mediorientali hanno segnalato che il « partito di Dio » aveva preso molto sul serio l’ipotesi di una condanna generalizzata, che individuasse responsabilità dirette nell’organizzazione. Secondo i giornali, la struttura di comando aveva per l’occasione elaborato piani complessi per un colpo di Stato, arrivando addirittura a una « prova generale » nel 2010.

(GIAMPAOLO CADALANU – La Repubblica).  (L’articolo)