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Un messaggio di speranza nel lungo addio di Biden

(Roma, 24 settembre 2024). Il presidente degli Stati Uniti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite lascia un bilancio della sua lunghissima carriera politica e invita a non mollare nel sostegno all’Ucraina. « Non possiamo prenderci il lusso di reagire con disperazione »

L’intervento di Joe Biden all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è un discorso denso e commosso, che è in parte il bilancio di una lunghissima carriera politica e segna il simbolico congedo dalla comunità internazionale, salutata con un messaggio di speranza. Il presidente degli Stati Uniti inizia infatti ricordando le tensioni della Guerra Fredda e gli orrori della guerra in Vietnam, ai tempi del suo debutto in politica. Il Paese asiatico è diventato oggi « amico e partner degli Stati Uniti, segno che « le cose possono migliorare, non dovremmo mai dimenticarlo ».

« Come leader », avverte, « non possiamo prenderci il lusso di reagire con disperazione » di fronte alle difficoltà. « Forse per tutto quello che ho visto e abbiamo fatto insieme nei decenni, ho speranza, so che c’è una strada per andare avanti », ha detto Biden, che invita a guardare il lato positivo anche nel conflitto che strazia l’Ucraina.

Il fallimento di Putin

« Putin ha fallito nel suo obiettivo chiave », afferma il comandante in capo uscente: l’Ucraina non è stata distrutta come nazione e quella Nato che sembrava divisa e obsoleta non solo è stata compattata dall’offensiva di Mosca ma si è estesa a nuovi membri. Il sostegno a Kiev viene quindi rivendicato come un successo, con un invito a « non mollare » che appare come un riferimento alla possibilità che tale supporto venga ridotto con un eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca. Biden, nel momento culminante del suo lungo addio, è chiamato a difendere la sua eredità e non si sottrae dal menzionare temi spinosi come il caotico ritiro dall’Afghanistan, « decisione difficile ma giusta » o l’ammissione di quanto sia stato « difficile » rinunciare a una nuova corsa alla Casa Bianca. « La presidenza degli Stati Uniti è stato il punto più alto della mia vita, ma amo il mio Paese più di quanto ami il mio lavoro », ha spiegato, « ed è tempo di lasciare spazio a una nuova generazione ».

La nuova generazione

Una nuova generazione che dovrà affrontare problemi nuovi, come un’intelligenza artificiale che è necessario governare e deve essere al servizio della gente comune, non uno strumento in mano alle autocrazie. E problemi vecchi, se non incancreniti, come un conflitto in Medio Oriente che, lungi dall’essere vicino a una soluzione, rischia di esplodere, allargandosi al Libano. Biden ha ricordato sia la sofferenza degli ostaggi israeliani e delle loro famiglie che della popolazione civile di Gaza, che sta « attraversando l’inferno » e ha invitato Hamas e Israle ad accordarsi per un cessate il fuoco immediato. Poi un inevitabile passaggio sulla Cina, con la quale si ricerca una collaborazione e della quale si apprezzano i contributi positivi ma viene invitata ad astenersi da operazioni ostili nell’Indo-Pacifico o nello stretto di Taiwan. Ma il principale messaggio con il quale Biden segna il suo lungo addio è legato a quella decisione di lasciare che la vicepresidente Kamala Harris contenda la presidenza a Trump a novembre. « Dobbiamo sempre ricordarci che noi siamo qui per servire la gente, non viceversa », ha concluso, « insieme siamo più forti, ricordiamolo sempre ».

Di Francesco Russo. (AGI)

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