(Roma, 24 settembre 2024). Fino a 50.000 combattenti. Oltre ai ’riservisti. Fino a 150.000 razzi e missili. Queste le stime sull’arsenale e sulla forza degli Hezbollah libanesi, rilanciate dal Washington Post nel mezzo dei timori legati all’escalation tra il Partito di Dio guidato da Hasan Nasrallah e Israele. I razzi di Hezbollah sono in grado di colpire fino a Tel Aviv, ma il gruppo sembra preferire la strada della ’cautela’, rimarca Orna Mizrahi dell’Institute for National Security Studies. È convinta che «siamo solo all’inizio di qualcosa di nuovo». Hezbollah può contare su missili con una gittata fino a 500 chilometri, sottolinea la Cnn, che illustra un arsenale con munizioni di vario raggio fatto da 120.000-200.000 razzi e missili (da razzi Katyusha a missili Scud), oltre ai droni, quasi tutti forniti dall’Iran. Nasrallah ha parlato a inizio anno di una forza di oltre 100.000 miliziani e ’riservisti’, nonostante gli analisti militari ritengano che Hezbollah abbia tra i 30.000 e i 50.000 combattenti. Il bilancio ufficiale degli attacchi israeliani di ieri in Libano, con l’obiettivo dichiarato di colpire Hezbollah, è di oltre 550 morti, compresi 50 minori secondo le autorità di Beirut. Non si fa per ora distinzione tra combattenti e civili. È stata la giornata più sanguinosa per il Paese dei Cedri almeno dalla guerra del 2006. Hezbollah ha preso di mira il nord di Israele con centinaia di missili e razzi.
ALLARGAMENTO DEL CONFLITTO
Le ostilità tra Hezbollah, gruppo sciita storicamente sostenuto dall’Iran, e Israele non sono una novità, ma l’escalation dell’ultima settimana ha fatto crescere i timori di un ulteriore allargamento del conflitto. Per gli analisti, scrive il Post, le mosse israeliane dell’ultima settimana puntano a costringere Hezbollah a porre fine agli attacchi oltreconfine legati al conflitto nella Striscia di Gaza e potrebbero essere il preludio a un più ampio impegno militare. Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che Israele sta cambiando gli equilibri nel nord (dove sono circa 60.000 gli sfollati, stando a dati riportati nei giorni scorsi dal Times of Israel) e al gabinetto di sicurezza – secondo quanto rivelato da un funzionario israeliano alla Cnn – ha spiegato che l’obiettivo in Libano è tagliare fuori «Hezbollah dalla guerra con Hamas». Da quasi un anno le forze israeliane martellano la Striscia di Gaza, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas, in risposta all’attacco del 7 ottobre del gruppo in Israele. Nell’enclave palestinese si conterebbero più di 41.000 morti. Hezbollah, scrive il Post, è un «nemico di più grande, più strategico e meglio armato» e ci sono timori su «risorse ed energie» a disposizione di Israele per affrontare un’altra offensiva su vasta scala.
PIU’ POTENTI DI HAMAS
L’arsenale di Hezbollah è più «sofisticato» e «distruttivo» di quello di Hamas. Resta la superiorità militare e d’intelligence israeliana. Secondo la Cnn, il Partito di Dio ha perso da ottobre almeno 500 combattenti, tra cui leader come Fouad Shukr e Ibrahim Aqil, quest’ultimo ucciso in un raid che ha decapitato la leadership. E, stando a dichiarazioni di un funzionario israeliano ai media israeliani, i raid israeliani degli ultimi giorni in Libano hanno intaccato in modo significativo l’arsenale di razzi di Hezbollah e dimezzato il numero di missili con capacità di attacco di precisione, mentre sarebbe stato ridotto a un quarto il numero di razzi con una gittata fino a 40 chilometri. In Libano, in aggiunta al prezzo in termini di vite umane, una guerra rischia di costare cara a Hezbollah, oltre che ai libanesi, con il rischio di perdere influenza politica. Ieri, prima di lanciare gli attacchi, i militari israeliani hanno sollecitato i civili libanesi nelle aree meridionali e orientali del Paese, dove si sono concentrati i raid, ad abbandonare le zone in cui sono presenti armamenti di Hezbollah.
Ma, ha evidenziato Lama Fakih responsabile di Human Rights Watch per Medio Oriente e Nord Africa citata dal Post, non è responsabilità dei civili «sapere dove si trovano gli obiettivi militari». Esperti di sicurezza, scrive ancora il giornale americano, hanno messo in dubbio l’efficacia degli avvertimenti, arrivati poco prima degli attacchi e inviati anche in zone del Libano che non sono state teatro di operazioni. Imad Kreidieh, alla guida di Ogero, gestore dell’infrastruttura delle telecomunicazioni in Libano, ha confermato che il Paese ha ricevuto ieri più di 80.000 telefonate generate dai militari israeliani. Il ministro dell’Informazione, Ziad Makary, ha parlato di «guerra psicologica».
POLITICA E RELIGIONE
Milizia fondata all’inizio degli anni Ottanta e tra le più potenti in Medio Oriente, Hezbollah è molto di più di un gruppo armato. È una forza politica, presente nel Parlamento di Beirut, e – anche se nel 2022 ha perso la maggioranza che aveva con gli alleati – continua ad avere un’influenza rilevante. La popolarità del Partito di Dio, oggi in crisi, si è storicamente basata sui servizi garantiti alla popolazione, soprattutto nelle aree a maggioranza sciita (gli sciiti rappresentano circa il 32% della popolazione libanese). E l’Iran, con un’identità politica fondata sullo sciismo, sostiene Hezbollah come Hamas, con cui il movimento guidato da Nasrallah condivide le ’posizioni’ su Israele. All’indomani del 7 ottobre Hezbollah è ’sceso in campo’ proprio «in solidarietà» con il gruppo palestinese. La Repubblica Islamica non fa mancare il suo sostegno neanche agli Houthi dello Yemen, che gli Hezbollah hanno addestrato al pari di combattenti di altre formazioni sciite in Iraq. L’Asse di gruppi guidato dall’Iran attraversa anche la Siria, dove l’Iran vanta una presenza diretta. E dal 7 ottobre dello scorso anno si è rafforzato il coordinamento tra le varie formazioni. «Non dobbiamo dare tregua a Hezbollah», ha detto stamani il capo di Stato Maggiore delle Idf, Herzi Halevi.