Medio Oriente : Hezbollah fa tremare Israele con il suo esercito di droni

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(Roma, 11 agosto 2024). Negli ultimi giorni, la tensione tra Israele e Hezbollah ha raggiunto nuovi livelli, con un incremento significativo degli attacchi condotti tramite droni da parte del gruppo militante libanese. Hezbollah ha intensificato le sue operazioni, lanciando numerosi « droni suicidi » contro installazioni militari israeliane nel nord del Paese, secondo quanto riportato da fonti vicine all’organizzazione. Tra gli obiettivi principali ci sarebbero il comando della Brigata Golani e il quartier generale dell’Unità Egoz 621, entrambi situati nella base militare di Shraga, vicino alla città di Acre. Il numero di allarmi causati da questi velivoli senza pilota, carichi di esplosivo, è, riferisce Il Giornale, aumentato drasticamente, con 13 segnalazioni solo dalla scorsa settimana e oltre cinquanta nel giro di soli 20 minuti nella serata di ieri, nella regione settentrionale della Galilea. Questo rappresenta una pericolosa escalation rispetto agli attacchi registrati nei mesi precedenti, quando dal 7 ottobre a fine luglio erano stati lanciati 364 droni da Hezbollah verso Israele. Secondo le stime, la flotta di droni di Hezbollah potrebbe contare circa 2.500 unità, inclusi modelli di attacco e di ricognizione.

L’efficacia di questi droni è stata messa in evidenza dai recenti successi nel colpire bersagli sensibili, come un dirigibile israeliano dotato di sensori avanzati, fondamentale per l’attivazione delle difese aeree, e nel sorvolare città strategiche come Haifa. Secondo un rapporto dell’Institute for National Security Studies dell’università di Tel Aviv, questi attacchi dimostrano un significativo miglioramento nella capacità di Hezbollah di penetrare le difese israeliane, una preoccupazione condivisa anche dagli analisti internazionali. Fabian Hinz, esperto del Center for Strategic and International Studies di Washington, ha specificato che la minaccia rappresentata da questi droni non è stata affrontata con la dovuta serietà. La tecnologia impiegata da Hezbollah è di chiara matrice iraniana, con l’utilizzo di droni suicidi come il Shahed 101, capace di trasportare 10 chili di esplosivo per un raggio d’azione di 900 chilometri, e il Samad 3, che può volare fino a 2.000 chilometri a un’altitudine di 3.000 metri. Altri modelli, come l’Ababil-T, sono stati già utilizzati in conflitti come quello siriano, trasportando fino a 40 chilogrammi di esplosivo. Non si limitano però a colpire solo obiettivi israeliani: un drone suicida lanciato dagli alleati di Hezbollah è esploso recentemente in una base americana a Kharab al Jir, dimostrando la portata globale di questa minaccia.

Hezbollah dispone anche di droni cinesi di piccole dimensioni, che costano poche centinaia di dollari e vengono utilizzati per missioni di ricognizione o per sganciare ordigni esplosivi. I droni di maggiori dimensioni, invece, non sono solo progettati per missioni kamikaze, ma sono in grado di lanciare missili di fabbricazione russa. La produzione locale di droni in Libano, annunciata dal leader di Hezbollah Hassan Nasrallah nel 2022, delinea il crescente potenziale tecnologico del gruppo, probabilmente supportato dall’Iran. Questo sviluppo ha spinto il Mossad a intensificare le operazioni contro tecnici e comandanti delle unità di droni di Hezbollah, già colpiti in passato, come nel caso dell’ingegnere tunisino Mohammed al-Zawari, considerato una delle menti dietro lo sviluppo dei droni di Hezbollah. In Libano, sono state identificate almeno due piste di decollo per questi velivoli, situate nelle roccaforti di Hezbollah nella valle della Beqaa e nei pressi di Baalbek. La minaccia rappresentata da Hezbollah non si limita all’aspetto militare: i droni, anche quando intercettati, creano panico tra la popolazione civile israeliana, costringendo le persone a rifugiarsi nei bunker. Inoltre, la capacità di questi velivoli di raccogliere informazioni e di condurre operazioni di sorveglianza contribuisce alla « guerra psicologica » che Hezbollah sta conducendo contro Israele, con ripercussioni che vanno ben oltre il campo di battaglia

(Il Tempo)