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Applausi e fischi per Netanyahu al Congresso USA : «con Hamas è una guerra di civiltà»

(Roma, 24 luglio 2024). «Stati Uniti e Israele devono stare insieme» : il premier israeliano infiamma il Congresso USA

Dal tempio più sacro degli Stati Uniti d’America, Benjamin Netanyahu è stato accolto da una rincorsa tra applausi e fischi dai membri del Congresso americano in una Capitol Hill blindata. Una visita preceduta da un vespaio di polemiche e da un terremoto senza precedenti all’interno della campagna elettorale per le presidenziali.

Lo scontro tra barbarie e civiltà secondo Netanyahu

Un record di presenze, quello del premier israeliano, per la quarta volta davanti a Camera e Senato Usa in sessione congiunta. Gli inviti sono solitamente giunti nei momenti in cui il Partito repubblicano ha avuto la leadership a Capitol Hill e la Casa Bianca, in mano ai Democratici, si trovava in profondo disaccordo con il leader israeliano. Come nel 2015, con Barack Obama presidente Usa impegnato a concludere un accordo internazionale con l’Iran sul nucleare, avversato da Tel Aviv.

Un momento che ha visto numerose defezioni: sono oltre 30, infatti, i democratici di Camera e Senato che hanno disertato il discorso che Netanyahu ha pronunciato. Tra i senatori cassenti anche Patty Murray, presidente pro tempore del Senato, che avrebbe dovuto presiedere dal momento che Kamala Harris, che è anche presidente del Senato, non ci sarà per impegni precedenti. Assente anche la frusta della maggioranza dem al Senato, Dick Durbin, che aveva già annunciato la propria assenza.

Dopo i ringraziamenti di circostanza, Netanyahu ha puntato sull’immagine del crocevia della storia, uno « scontro tra barbarie e civiltà » piuttosto che uno « scontro di civiltà » inteso alla Samuel Huntigton. « Israele e Stati Uniti devono stare insieme »: a suo, se questo accade « noi vinciamo, loro perderanno. E loro perderanno ». Punta tutto sulla dicotomia bene/male, ripercorrendo i fatti del 7 ottobre scorso.

I ringraziamenti di Netanyahu a Biden e le promesse agli ostaggi

In Medio Oriente, l’asse del terrore iraniano si confronta con « l’America, Israele e i nostri amici arabi », ha affermato Netanyahu prima di rendere omaggio al presidente Joe Biden, per i suoi « 40 anni di amicizia » con Israele e per essersi dichiarato un « fiero sionista irlandese-americano ». E ancora: « Non avrò pace fino a quando tutti gli ostaggi non saranno a casa ». Ha poi tuonato ricordando che « 135 li abbiamo riportati a casa ». L’attenzione è stata poi spostata su Noah Agarmani, in galleria, tra gli applausi di senatori e deputati, ricordando il blitz delle forze speciali che l’ha liberata insieme ad altri tre ostaggi. « Siamo così emozionati di averti qui con noi », ha concluso.

Riguardo poi agli sforzi per la liberazione degli ostaggi, il premier israeliano ha detto che « mentre stiamo parlando siamo impegnati in intensi sforzi e sono fiducioso, alcuni sforzi sono in corso ora ». Per Netanyahu l’attacco a Israele del 7 ottobre 2023 è stato l’equivalente di « 20 undici settembre in un giorno » in base alle dimensioni della popolazione, ha affermato il primo ministro al Congresso Usa. « E questi mostri, hanno violentato donne, hanno decapitato uomini, hanno bruciato vivi bambini », ha detto al Congresso. « Hanno ucciso genitori di fronte ai loro figli e figli di fronte ai loro genitori. Hanno trascinato 255 persone, sia vive sia morte, nelle oscure prigioni di Gaza ».

Le parole di Netanyahu per i manifestanti

Numerosi i momenti di tensione. Come quello in cui la deputata democratica del Michigan e di religione islamica Rashida Tlaib ha mostrato un cartello che su un lato ha la scritta « Criminale di guerra » e sull’altro « Colpevole di genocidio ». Tahib è stata prontamente avvicinata da un’altra deputata, la repubblicana Anna Paulina Luna.

Netanyahu ha poi aperto una lunga parentesi sulle proteste che hanno accompagnato il suo arrivo così come il suo discorso. Riferendosi a quest’ultimi ha ribadito che « chi protesta contro israele sta con assassini di hamas, si vergognino! ». Fuori dal Campidoglio la polizia ha utilizzato spray al peperoncino sulla folla che stava protestando contro la guerra di Israele a Gaza marciando verso il Congresso. Migliaia di manifestanti cantando “Free, free Palestine”, mentre altri cercando di bloccare le strade prima del discorso di Netanyahu. La polizia, che indossa maschere antigas, ha bloccato la folla per impedirle di avvicinarsi a Capitol Hill. Quanto ai « difensori » dell’appeasement con l’Iran, che ricorre più volte nel discorso, il primo ministro israeliano li ha definiti « utili idioti dell’Iran », scatenando altri fischi.

Il « bene contro il male »

Nel lungo discorso di Netanyahu sono comparse più volte rappresentazioni manichee come « bene contro male », « noi e loro », « civiltà e barbarie ». Usate soprattutto per descrivere la potenza dell’unione tra Stati Uniti e Israele contro i nemici di sempre: Iran e Hamas. Netanyahu ha poi proseguito sostenendo che Israele sta combattendo per gli interessi americani perchè il suo Paese sta combattendo contro l’Iran nella sua guerra. « L’Iran capisce che per sfidare davvero l’America, deve prima conquistare il Medio Oriente, e per questo usa i suoi numerosi delegati, tra cui gli Houthi, Hezbollah e Hamas. Eppure nel cuore del Medio Oriente, a ostacolare l’Iran, c’è una fiera democrazia filoamericana, il mio Paese, lo stato di Israele ». E per stressare il concetto: « Per l’Iran, Israele è il primo, l’America è il secondo. Quindi, quando Israele combatte Hamas, stiamo combattendo l’Iran. Quando combattiamo Hezbollah, stiamo combattendo l’Iran. Quando combattiamo gli Houthi, stiamo combattendo l’Iran ».

Un dettaglio non è sfuggiato ai più: Netanyahu ha ringraziato Donald Trump che, durante la sua Presidenza, ha fatto da mediatore per gli Accordi di Abramo. Parlando al Congresso Usa, il premier israeliano ha ringraziato l’ex presidente anche per il riconoscimento della sovranità israeliana sulle Alture del Golan e per avere spostato a Gerusalemme l’ambasciata Usa. I due si incontreranno venerdì a Mar-a-Lago.

C’è stato spazio anche per rispondere alle accuse di genocidio. Netanyahu ha accusato la Corte penale internazionale di « voler mettere le mani su Israele ». A maggio, la CPI ha chiesto mandati di arresto per Netanyahu e per il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità in relazione agli attacchi del 7 ottobre contro Israele e alla successiva guerra a Gaza. « La CPI sta cercando di legare le mani di Israele e impedirci di difenderci. E se le mani di Israele sono legate, l’America è la prossima », ha avvertito Netanyahu.

Il primo ministro ha anche affermato che una mossa del genere metterebbe a repentaglio « la capacità di tutte le democrazie di combattere il terrorismo ». « Lasciate che vi assicuri che le mani dello Stato ebraico non saranno mai incatenate. Israele si difenderà sempre ».

Di Francesca Salvatore. (Il Giornale)

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