(Roma, Parigi, 21 maggio 2024). La situazione in Nuova Caledonia continua ad essere estremamente tesa. Il governo di Parigi, alle prese con movimentismo indipendentista anti-francese che potrebbe far precipitare la situazione in una guerra civile di un’entità maggiore alla crisi attuale, ha dovuto mobilitare distaccamenti dell’Armée de Terre, l’esercito francese, e inviare in loco oltre mille uomini di rinforzo. Raggiungendo un totale di 3.000 unità per fronteggiare le azioni violente degli indipendentisti e sgomberare, con l’ausilio dei blindati Vbrg della Gendarmeria, oltre 70 blocchi stradali posti sugli snodi fondamentali e nei distretti dove si è concentrata la rivolta. Fondamentale è stato riacquisire il controllo delle strade per impedire ai dimostranti di fermare la viabilità che collega all’aeroporto dell’isola del Pacifico sud-occidentale, che ha lo status di collettività francese d’oltremare e dipende da Parigi. Molti turisti si sono trovati bloccati contro la loro volontà e sottoposti ai rischi delle rimostranze violente.
Obiettivo dei francesi, che hanno inviato anche contingente di “teste di cuoio” del GIGN – un’unità d’élite della Gendarmeria nazionale francese specializzata in azioni antiterrorismo, nella liberazione di ostaggi e in operazioni speciali – è quello di riprendere al più presto il completo controllo dei quartieri che sono ormai in mano agli indipendentisti. I quali, secondo alcuni analisti e osservatori, sarebbero stati infiltratati da agenti esterni, alcuni provenienti dall’Azerbaijan, che appoggia le proteste in “risposta al sostegno di Parigi all’Armenia” con la quale prosegue una guerra dimenticata nel cuore del Caucaso, e fomentati da attivisti filo-russi che possiamo essere stati attivati dal Cremlino in risposta alla postura bellicista che la Francia ha assunto riguardo il conflitto ucraino. La presenza di agenti provocatori esteri presuppone un ruolo non marginale per i servizi segreti francesi del DGSE che saranno presenti e rafforzati in loco.
Il Consiglio di difesa convocato a Parigi ha deciso prorogare lo stato di emergenza e schierare soldati a protezione degli edifici pubblici, oltre a fornire i mezzi per consentire la partenza dei turisti rimasti bloccati sull’Isola. Questo mentre le forze speciali della Gendarmeria – che mercoledì 15 maggio hanno riportato la notizia di un giovane agente francese morto a Nouméa durante gli scontri – proseguono gli arresti e gli sgomberi.
Il presidente Emmanuel Macron si recherà oggi, martedì 21 maggio, in Nuova Caledonia per organizzare “una missione” dall’isola. La portavoce del governo ha dichiarato ieri che: “Il Presidente della Repubblica, nel Consiglio dei Ministri, ha annunciato che si recherà in Nuova Caledonia” mentre le autorità locali hanno comunicato oggi l’arresto di 22 persone. “Avanzando” grazie ai rinforzi nei distretti di Dumbéa, Païta e Mont-Dore. Operazioni di sicurezza sono state segnalate anche nei distretti di Vallée-du-Tir, Tuband, Ducos e Normandie.
Si ricordi che al centro di quella che viene definita una “crisi postcoloniale“, sono vecchi nodi economici e politici ritrovati in vista della futura applicazione di una nuova legge elettorale che Parigi intende adottare. La legge ha “incendiato i separatisti” che ritengono queste nuove disposizioni un danno per le popolazioni indigene ancestrali, in particolare i Kanak, o canachi, abitanti autoctoni melanesiani e polinesiani della Nuova Caledonia che costituiscono il 44% della popolazione totale dell’isola. La legge in questione potrà essere adottata solo attraverso la modifica la Costituzione. Attualmente il primo ministro Gabriel Attal è impegnato nella creazione di una “missione di dialogo” per raggiungere un accordo tra separatisti e lealisti e risolvere questi pericolosi troubles d’oltremare che dimostrano, ancora una volta, come ogni movimento violento possa “attirare” ingerenze estere interessate alla destabilizzazione dall’interno di entità territoriali come preoccupazione accessoria di un sistema già posto sotto pressione.
Di Davide Bartoccini. (Inside Over)