Iran : lo schianto fatale, morti il presidente Raisi e il ministro degli Esteri

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(Roma, 20 maggio 2024). Il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian sono morti nell’incidente in elicottero avvenuto ieri mentre rientravano da una visita di Stato dall’alto valore strategico nel rivale Azerbaijan. Lo ha comunicato, attorno le 6.30 italiane, la televisione di Stato iraniana, ufficializzando le voci che già da diverse ore si rincorrevano e che parlavano di una Mezzaluna Rossa pessimista sulla speranza di trovare persone vive nel relitto dell’elicottero schiantatosi ieri.

Con loro sono morti anche il governatore della provincia iraniana dell’Azerbaigian orientale, Malek Rahmati, e l’ayatollah Mohammad Ali Ale-Hashem, rappresentante della Guida Suprema Ali Khamenei nella medesima regione. La nebbia fitta, le condizioni meteo e il maltempo rendevano difficile viaggiare in elicottero e restano, su questa vicenda, due punti sospesi: il primo è perché Raisi e Abdollahian abbiano deciso di mettersi comunque in viaggio di ritorno dall’Azerbaijan e il secondo è perché viaggiassero sullo stesso mezzo, mettendo così a rischio la catena di comando in caso di incidente fatale. Così sembrerebbe essere, alla prova dei fatti, avvenuto.

Cosa succederà oggi ai vertici del potere iraniano? Al ministero degli Esteri è in pole per la successione ad Abdollahian il suo “stratega”, il viceministro Ali Bagheri. Per la presidenza, invece, gli affari si complicano. Temporaneamente, secondo la Costituzione, sarà il vicepresidente Mohammed Mokber ad assumere la carica. “Pochi considerano Mokhber, banchiere ed ex vice governatore della provincia del Khuzestan, una figura di rango presidenziale”, nota il Guardian. Mokber entrerà in carica quando la morte di Raisi sarà ufficializzata ma unicamente ad interim. L’Iran non prevede, in caso di morte del capo dello Stato, un sistema simile a quello Usa in cui il suo vice conclude il mandato. Entro cinquanta giorni devono svolgersi le elezioni, e questo aggiunge un ulteriore elemento di incertezza a un Paese che negli ultimi mesi sta vivendo tensioni securitarie interne, inaugurate dagli attacchi terroristici di Kemal condotti dall’Isis-K a gennaio, crisi politiche e sociali, enfatizzate dalle rivolte studentesche e femminili, e soprattutto grandi tensioni internazionali. Gli scambi di colpi con Israele e la dinamica di contrasto con Tel Aviv accelerata dalla guerra a Gaza hanno fortemente riassettato il sistema di potere iraniano. In cui Raisi e Abdollahian, lo ricordiamo, col sostegno della Guida Suprema guardavano con attenzione al rischio di escalation generalizzata. Mentre più dinamici apparivano, invece, i Pasdaran, soprattutto in virtù del loro ruolo di garanti dell’arsenale missilistico.

Nelle ultime elezioni Raisi, morto all’età di 63 anni, aveva vinto nel 2021 in un voto condizionato dalla scarsa affluenza, ai minimi storici al 41%, e dall’esclusione di molti candidati da parte del Consiglio dei Guardiani della Costituzione, che rappresenta il braccio politico dell’alto clero sciita vicino all’Ayatollah. Ora tale Consiglio avrà in mano la palla per decidere chi potrà e chi non potrà correre al voto in un Iran in fermento. In cui la decapitazione dei vertici istituzionali aggiunge l’ennesimo elemento di incertezza e tensione in una Repubblica Islamica sulla breccia in diversi scenari internazionali.

Di Andrea Muratore. (Inside Over)