(Roma, Parigi, 04 maggio 2024). La risposta del Cremlino: « Pericolose le parole di Macron e Cameron ». Tajani: « No ai soldati italiani in Ucraina ». Bombe su Kharkiv, Chasiv Yar sta per cadere
Emmanuel Macron all’Economist e David Cameron alla Reuters, le due interviste si sovrappongono, viaggiano a un certo punto sullo stesso binario e fanno crescere il timore di un’escalation.
L’inquilino dell’Eliseo non ha escluso l’invio di truppe francesi in Ucraina in determinate circostanze. Il ministro degli Esteri britannico ha promesso da Leopoli 4 miliardi di dollari di aiuti militari annuali a Kiev, aggiungendo che «Londra non ha alcuna obiezione all’uso delle armi all’interno della Russia». Frasi che il portavoce del Cremlino Peskov definisce «preoccupanti. Potrebbero mettere a rischio l’intero sistema dell’architettura di sicurezza dell’Europa». Ad allentare le tensioni è il capo della diplomazia italiana Tajani che sottolinea: «Noi non siamo in guerra con la Russia e non manderemo soldati italiani a combattere in Ucraina».
Sotto l’aspetto diplomatico non va sottovalutato un braccio di ferro in corso tra Berlino e Mosca. La Germania infatti ha accusato un gruppo di hacker, sponsorizzati dalla Russia, di un attacco informatico nel 2023 contro membri del Partito socialdemocratico. Annalena Baerbock, ministro degli Esteri, parla di «atteggiamento intollerabile che avrà delle conseguenze». La condanna al cyberattacco arriva anche dagli Usa. La missione diplomatica russa in Germania respinge su Telegram le accuse e chiede a Bonn »di fornire prove».
Sul fronte russo Vladimir Putin, che si sta preparando all’incontro di Pechino con Xi Jinping (15 o 16 maggio), vorrebbe ottenere per il 9 maggio, data della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, un importante successo sul campo, mettendo le mani su Karkhiv (bombardata anche ieri, due le vittime) o Sumy, ammassando uomini a Kupyansk, utilizzando, lo dice la Cia, anche componenti bellici di produzione cinese. Lo zar di Mosca giovedì ha incontrato il governatore della regione di Tula, Alexei Dyumin, ex alleato del defunto Evgenji Prigozhin. A Aleksey Dyumin sarebbe stato proposto l’incarico di vice ministro della Difesa, carica vacante dopo l’arresto di Timur Ivanov. Nei piani di Putin, Dyumin verrebbe nominato per far pressioni sul ministro della guerra Sergej Shoigu e accelerare i tempi di conquista di più territori possibili, anche se parecchi analisti sostengono che Kiev non subirà un collasso totale al fronte. Shoigu intanto ricorda che dall’inizio dell’anno i suoi hanno preso il controllo di 547 chilometri quadri di territorio.
Sul campo la notizia del giorno è la morte di un centinaio di soldati russi in un attacco condotto con missili americani Atacms contro un campo di addestramento a Mozhnyakivka (Luhansk). Dopo un raid in Crimea ad aprile, ormai è chiaro che Kiev disponga della prima fornitura di missili a lungo raggio americani. Altri ne arriveranno, ma per il New York Times, che cita fonti governative, problemi logistici potrebbero far slittare le consegna di sistemi tattici e missilistici importanti a settembre.
Nell’800° giorno di campo, i russi sono entrati ad Arkhangelske, avanzando verso Karlynove per spingersi nel cuore del Donetsk. Le truppe di Mosca hanno colpito il deposito petrolifero di Balovne (Mykolaiv) che fornisce carburante a Kiev.
L’Aiea dichiara di aver sentito più di 100 detonazioni vicino alla centrale di Zaporizhzhia.
Di Luigi Guelpa. (Il Giornale)