L’Iran assediato dal terrorismo

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(Roma, 04 aprile 2024). Non c’è pace per l’Iran pochi giorni dopo l’attacco di Israele al consolato di Damasco della Repubblica Islamica. Nella notte tra il 3 e il 4 aprile, infatti, le forze di sicurezza dell’Iran hanno dovuto affrontare l’escalation degli scontri con i separatisti nella regione sud-orientale del Balochistan, ove opera la formazione radicale sunnita Jaish al-Adl, che si muove nel poroso e complesso confine col Pakistan.

Gli scontri e gli attacchi ai siti militari, su cui si trovano ad ora fonti aperte lacunose e confuse, avrebbero causato undici morti tra le forze armate iraniane e i Guardiani della Rivoluzione e sedici morti tra i miliziani. Sotto attacco i siti di Rask e Chabahar, sede di infrastrutture militari strategiche già al centro degli scambi di colpi con i militanti basati in Pakistan a gennaio e, la seconda città, di un importante porto su cui sono arrivati importanti investimenti. Dell’India, che mira a contenere la presenza cinese nella vicina città portuale pakistana di Gwadar, e più di recente nientemeno dei Talebani afghani, che cercano di ricostruire una via per dialogare col resto del mondo.

Sotto attacco, in particolare, sarebbe stata anche una stazione di polizia proprio a Chabahar dove nonostante l’uccisione del vicecomandante le forze iraniane sarebbero riuscite a eliminare il grosso del gruppo di fuoco dei militanti. Jaish al-Adl non è nuovo ad operazioni di questo tipo: a gennaio i suoi uomini hanno assassinato il colonnello Hossein-Ali Javdanfar, comandante dl Corpo delle forze Quds del Sistan-Balochistan, unità d’elité della Guardia della Rivoluzione. In precedenza, altri attentati, avvenuti l’8 luglio e il 15 dicembre 2023, avevano bersagliato le forze di polizia portando rispettivamente alla morte di due agenti nel primo caso e ben undici nel secondo.

E non finisce qui. Nella giornata di ieri, nella città santa sciita di Qom le forze di sicurezza dell’intelligence iraniana hanno dichiarato di aver sventato un’infiltrazione di due potenziali terroristi che sono stati arrestati. I sospetti sarebbero membri dell’Isis-K, salito tristemente agli onori delle cronache per aver colpito la Russia il 22 marzo con gli attacchi della Crocus City Hall di Mosca. Insomma, parliamo di una situazione di grande tensione per la Repubblica Islamica, come ricorda su X lo storico, analista ed esperto di Iran Alessandro Cassanmagnago.

Come ha sottolineato Mauro Indelicato su queste colonne, l’escalation degli attacchi terroristici interni allontana l’Iran dalla possibilità di rispondere militarmente all’incursione israeliana dell’1 aprile a Damasco. E alza la tensione in un contesto di grande preoccupazione per l’Iran, che se da un lato è accusato da molti Paesi, soprattutto occidentali, di voler profittare dalla situazione complessa del Medio Oriente sostenendo l’indebolimento di Israele sul piano diplomatico, l’attività delle milizie filo-Teheran nei Paesi della Mezzaluna sciita come cuscinetto ad attacchi al suo territorio e le mosse degli Houthi per pressare l’Occidente, dall’altro si trova su un crinale sottile.

L’Iran non controlla direttamente nessun teatro bellico, non ha capacità di adeguata proiezione sistemica in campo militare per puntellare i suoi interessi qualora fossero esistenzialmente minacciati fuori dai suoi confini e ha puntato negli ultimi mesi sull’accordo storico per la pacificazione con l’Arabia Saudita che rispondeva a un’idea di Medio Oriente tramontato con gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. E ora l’escalation di attacchi di gruppi sunniti radicali, iniziata il 3 gennaio con l’attacco di Isis-K a Kerman, sede della tomba del generale Qasem Soleimani, rischia di rimescolare ulteriormente, pericolosamente le carte. Aumentando un senso d’insicurezza e le tensioni di un Paese pieno di fragilità interne. Ciò che meno serve per puntellare la stabilità di un Medio Oriente sempre più caotico.

Di Andrea Muratore. (Inside Over)