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«Prepariamo la prossima fase». L’incontro del terrore tra Hamas e Houthi in Libano

(Roma, 16 marzo 2024). I due gruppi terroristici hanno inviato rappresentanti a Beirut per coordinare le operazioni future contro Israele, tra cui una possibile escalation durante il Ramadan e una risposta ad un eventuale attacco delle Idf a Rafah

L’asse anti-ebraico stringe le fila. I ribelli Houthi si sono incontrati la settimana scorsa a Beirut con alcuni rappresentati di varie fazioni palestinesi, tra cui Hamas e la Jihad islamica, per discutere il “coordinamento” delle loro azioni contro Israele “in vista della prossima fase” della guerra. Non è noto se al vertice abbiano partecipato anche membri degli Hezbollah, altro alleato dei terroristi di Gaza.

Durante il faccia a faccia, la discussione si è incentrata su “un’espansione degli scontri e l’accerchiamento dell’entità israeliana, come annunciato giovedì da Abdel Malek al-Houthi”, il leader dei miliziani yemeniti. Pare dunque che le varie fazioni islamiche si stiano preparando ad un’escalation durante il Ramadan, dopo l’appello del portavoce di Hamas in Libano Osama Hamdan che ha invitato i palestinesi residenti in Cisgiordania e gli arabi israeliani a insorgere contro lo Stato ebraico nel corso del mese sacro dei musulmani. Un funzionario di Gaza, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha inoltre affermato che l’incontro ha permesso di discutere il “ruolo complementare di Ansar Allah (altro nome degli Houthi, ndr) accanto alle fazioni palestinesi, in particolare in caso di offensiva israeliana a Rafah”.

La città nell’estremo sud della Striscia è l’ultima roccaforte di Hamas e il luogo dove hanno trovato rifugio 1.5 milioni di civili sfollati. Tel Aviv ha reso nota da tempo la sua intenzione di attaccare anche questa zona, un’operazione essenziale per il completo eradicamento dei terroristi dall’exclave. Lo Shin Bet, inoltre, ritiene che il capo dell’organizzazione Yahya Sinwar si nasconda proprio lì. La comunità internazionale e varie associazioni umanitarie si sono schierate contro la decisione del governo di Benjamin Netanyahu, sostenendo che un attacco a Rafah porterebbe ad una “catastrofe umanitaria”. L’amministrazione Biden, inizialmente contraria, ha di recente ammorbidito la sua posizione e ufficiali della Casa Bianca hanno riferito l’intenzione del presidente di sostenere l’operazione, a patto le Idf prendano di mira “obiettivi di Hamas di alto valore sopra e sotto la città”, evitando un assalto su vasta scala, e garantiscano l’evacuazione dei civili.

Sempre per quanto riguarda il sostegno alla popolazione palestinese, la Germania ha iniziato a paracadutare casse di aiuti umanitari nelle zone isolate della Striscia, come già fatto diverse volte dall’esercito americano, e la nave Open Arms ha fatto sbarcare il primo carico di viveri del ponte marittimo con base a Cipro, consegnando 200 tonnellate di alimenti forniti dalla Ong World central kitchen.

Di Filippo Jacopo Carpani. (Il Giornale)

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