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L’astensione record in Iran «una vittoria» per gli attivisti anti regime

(Roma, 03 marzo 2024). A risultati non ancora ufficiali, secondo gli osservatori internazionali avrebbe votato solo il 35 per cento degli aventi diritto, addirittura solo il 15 per cento nella capitale Teheran

Spoglio in corso in Iran dopo le elezioni che rimarranno nella storia tra le più disertate della Repubblica islamica. I risultati ufficiali arriveranno nelle prossime ore.

Gli iraniani hanno di fatto boicottato le urne per un 41%, dato – già basso – confermato dalle stesse autorità e che invece è stato contestato dagli oppositori della teocrazia al governo. Secondo gli attivisti avrebbe votato solo il 35% della popolazione con punte che arrivano al 15% nella sola Teheran. Circa 25 dei 61 milioni di aventi diritto, in un Paese di 85 milioni di abitanti.

Le legislative che servivano ad eleggere 290 membri del Parlamento e 88 del Consiglio degli Esperti sono state caratterizzate dalla presenza massiccia di nomi legati agli integralisti e ai conservatori, mentre pochissimi sono stati riservati ai riformisti e ai moderati. Scelte in linea con il governo guidato dagli ayatollah e che allo stesso tempo lascia emergere la profonda spaccatura sociale tra lo Stato e una buona parte della popolazine che non si sente rappresentata.

Nel giorno delle elezioni le autorità non hanno smesso di inviare messaggi di intolleranza, condannando perfino il cantante autore di “Baraye, Shervin Hajpour a tre anni e otto mesi di carcere per « propaganda contro il sistema e incitamento alla rivolta ». La sua canzone divenne l’inno della protesta Donna Vita Libertà.

Molti gli appelli alla “disobbedienza civile” e al boicottaggio delle urne come quello arrivato dal carcere di Evin dove è detenuta la Premio Nobel per la Pace 2023 Narges Mohammadi. E quello scritto su X dal principe esule negli Stati Uniti Reza Ciro Pahlavi, figlio dello Shah Mohammed Reza Pahlavi, deposto nel 1979. Unanimi nel considerare le elezioni « una farsa ».

Dunque la previsione unanime è che sarà confermata al potere una maggioranza di fondamentalisti, grazie non solo all’astensione record degli elettori ma anche ai voti da considerare nulli. Nelle precedenti elezioni ammontavano al 13%.

La popolazione iraniana è per la maggior parte costituita da 35 enni. Molti di loro, tra cui giovani donne che rifiutano il velo obbligatorio, dopo le violente repressioni delle proteste per Mahsa, hanno scelto di non votare. I social dove è andata in scena la repressione del 2022/2023 finita nel sangue, anche questa volta sono stati l’unico mezzo di comunicazione per esprimere la soddisfazione per la bassa affluenza, considerata una vera e propria vittoria. Un messaggio forte da consegnare anche al potere.

Polemiche anche per la grave alluvione che ha interessato il Sistan Balucistan (a maggiornaza sunnita) dove la popolazine è rimasta letteralmente isolata e senza aiuti.

(Rai News)

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