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Libia: il Consiglio di sicurezza ONU chiede «elezioni il prima possibile»

(Roma, 28 febbraio 2024). L’organismo del Palazzo di vetro di New York ha confermato il “forte sostegno” al ruolo dell’inviato Onu in Libia, Abdoulaye Bathily, per favorire “un processo politico inclusivo”

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha ribadito il proprio “forte impegno” a favore di un “processo politico inclusivo” in Libia che consenta lo svolgimento di “elezioni presidenziali e parlamentari nazionali libere, giuste, trasparenti e inclusive il più presto possibile”. E’ quanto si legge in un comunicato stampa del Consiglio di sicurezza rilasciato ieri dalla presidente di turno, Carolyn Rodrigues-Birkett. In particolare, l’organismo del Palazzo di vetro di New York ha confermato il “forte sostegno” al ruolo dell’invito Onu in Libia, Abdoulaye Bathily, per favorire “un processo politico inclusivo” basato sull’Accordo politico libico di Shkirat, sulla tabella di marcia del Forum di dialogo politico libico (Lpdf), nonché sulle leggi elettorali aggiornate concordate dal Comitato 6+6, formato dai membri della Camera dei rappresentanti (est) e del Consiglio di Stato (ovest).

Il comunicato ha sollecitato le parti libiche a “impegnarsi pienamente” con Bathily “senza precondizioni” per a raggiungere “i compromessi necessari per portare il Paese verso le elezioni”. Allo stesso tempo, i membri del Consiglio di sicurezza hanno sottolineato “l’importanza di fornire un ambiente sicuro”, sostenendo anche “gli sforzi del Consiglio presidenziale per avviare il processo di riconciliazione nazionale, con il sostegno dell’Unione Africana” attraverso una conferenza che svolgerà il 28 aprile a Sirte”. Infine, il comunicato ha rilanciato “l’appello al ritiro immediato di tutte le forze straniere, dei combattenti stranieri e dei mercenari dalla Libia”, esprimendo “preoccupazione alla luce delle crescenti tensioni in Libia, compresa la proliferazione delle milizie armate”.

Secondo la Missione di sostegno delle Nazioni Unite (Unsmil), gli ostacoli da superare sono almeno quattro: primo, la previsione di un secondo turno obbligatorio per le elezioni presidenziali, anche se il vincitore del primo turno ottenesse il 50 per cento più uno dei voti; secondo, la disposizione collega le elezioni presidenziali e parlamentari, subordinando le elezioni della futura dell’Assemblea nazionale al successo delle presidenziali; terzo, la questione di un governo unitario per portare il Paese alle elezioni e chiudere il capitolo dei governi ad interim; quarto, la necessità della piena inclusione dei libici, comprese le donne e tutte le componenti culturali.

Per superare le divisioni, l’inviato Onu sta portando avanti un’iniziativa rivolta ai cinque principali soggetti istituzionali libici – il Consiglio presidenziale (organo tripartito che svolge le funzioni di capo di Stato), la Camera dei rappresentanti, l’Alto Consiglio di Stato, il Governo di unità nazionale (Gun, l’esecutivo riconosciuto dall’Onu basato a Tripoli) e il Comando generale dell’Esercito nazionale libico (Enl, guidato dal generale Khalifa Haftar). Questi cinque attori dovrebbero nominare tre rappresentanti che dovranno sedere allo stesso tavolo per trovare un compresso accordo sulle cosiddette “questioni irrisolte”. Ad oggi, tuttavia, l’Enl e la Camera dei rappresentanti non intendono partecipare al tavolo negoziale senza l’inclusione del cosiddetto Governo di stabilità nazionale, guidato dal premier designato dal Parlamento, Osama Hammad, o l’esclusione del Governo di unità nazionale di Tripoli del primo ministro uscente, Abdulhamid Dabaiba.

(Nova News)

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