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Joe Biden oltrepassa la linea rossa: missili a lungo raggio ATACMS per Kiev

(Roma, 20 febbraio 2024). La Casa Bianca si prepara a un nuovo invio di missili all’asercito Ucraino. Per Biden si tratterebbe di una sfida diretta a Putin. Ecco che effetto può avere nel conflitto

Dopo un lunghissimo processo decisionale interno, l’amministrazione Biden ha infine deciso di inviare i sistemi missilistici Atacms all’Ucraina. Washington si accinge ad inviare un sistema d’arma a lungo raggio potenzialmente in grado di cambiare le sorti del conflitto in un momento in cui le forze ucraine si trovano ad affrontare un periodo estremamente difficile.

Il lungo dibattito

I sistemi missilistici Atacms vennero sviluppati a partire dagli anni Settanta per sopperire alle necessità operative delle nuove dottrine militari delle nazioni NATO. Tali missili videro il loro battesimo del fuoco durante la Guerra del Golfo, per poi venire impiegati anche durante le guerre in Afghanistan e in Iraq. Durante la recente invasione russa le forze ucraine hanno impiegato con grande successo i lanciarazzi multipli HIMARS per colpire la struttura logistica e le riserve di uomini e mezzi di Mosca, azione essenziale per la condotta delle vittoriose controffensive di Kharkhiv e Kherson.

In conseguenza di ciò, le forze armate russe hanno progressivamente spostato la propria struttura logistica più lontano dalla linea del fronte, riuscendo contestualmente ad impiegare in maniera relativamente sicura gli aeroporti occupati. A tal proposito Kiev ha costantemente richiesto agli Stati Uniti l’invio dei sistemi ATACMS (lanciabili dagli HIMARS precedentemente forniti). Tuttavia, Washington si è dimostrata piuttosto restia a compiere tale passo in virtù di due ragioni essenziali.

La prima risulta legata al limitato numero di missili costruiti dagli anni Ottanta ad oggi, quantificati in circa 4000 unità, alcune delle quali trasferite agli alleati. Al contempo molte di quelle presenti nelle scorte militari del Pentagono sono riservate ad altri teatri operativi quali la Penisola Coreana e l’interruzione del programma Atacms nel 2007 ha cristallizzato il numero di unità in inventario. In secondo luogo, la Casa Bianca ha temuto che l’eventuale impiego di tali sistemi missilistici sul territorio russo avrebbe potuto determinare un’ulteriore escalation del conflitto. Il Presidente russo Vladimir Putin aveva infatti definito l’eventuale invio degli Atacms come una “linea rossa”.

Il primo invio e l’impatto sul conflitto

Dopo un lungo periodo di dibattito, il Presidente Biden si è infine risolto sul finire del 2023 ad inviare segretamente un lotto di sistemi Atacms di tipo MGM-140 M39 A Block 1, aventi un range di 165 km. Il 17 ottobre 2023 le forze speciali ucraine hanno impiegato per la prima volta tali missili in combattimento colpendo gli aeroporti di Luhansk e Berdyansk. L’attacco che ha visto l’utilizzo di circa 18 missili ha determinato la distruzione di ben nove elicotteri appartenenti alle forze aeree russe, nonché (stando alle fonti ucraine) di diversi magazzini di munizioni, alcuni sistemi di difesa aerea e avrebbe altresì danneggiato le piste.

Di recente l’amministrazione Biden ha indicato di essere pronta a fornire le versioni più aggiornate degli Atacms, aventi un range di 300km in grado quindi di coprire tutto il fronte. I sistemi Atacms avrebbero un rilevante impatto sul conflitto tanto sotto il profilo difensivo, quanto offensivo. Riguardo al primo aspetto, tali missili sarebbero altamente funzionali alla strategia “hold and build” che Washington vorrebbe adottare in Ucraina, in quanto utili a colpire le linee logistiche di Mosca impedendo la formazione di masse combattenti adeguate atte a sfondare le linee ucraine, nonchè il mantenimento di un flusso di rifornimenti atto a sostenere una manovra offensiva. Ciò consentirebbe di logorare le unità russe in costosi attacchi, permettendo a Kiev di armare e addestrare forze per una nuova controffensiva.

In relazione al secondo aspetto, gli Atacms sarebbero molto efficaci nel colpire sistemi di Command and Control nemici, nonché gli aeroporti. Nel suo recente saggio il Generale ucraino Valery Zaluzhny ha indicato come l’ottenimento della superiorità aerea risulti essenziale per rompere l’attuale stallo e riportare la guerra in una fase di manovra. L’utilizzo di tali missili, unito a sciami di droni kamikaze, potrebbe consentire di distruggere tanto le difese aeree, quanto gli aeromobili nemici. Ciò darebbe all’aeronautica di Kiev la possibilità di operare in maggiore libertà e limiterebbe l’impiego da parte russa di elicotteri per attacchi aerei ravvicinati, uno dei principali punti di forza della difesa russa.

Il pantano del Congresso

L’attacco di Berdyansk ha dimostrato l’elevato ammontare di danni che un limitato quantitativo di Atacms è in grado di cagionare alle forze russe, nonché l’incapacità delle difese aeree di Mosca di intercettarli. Tuttavia, l’invio di un numero limitato di missili difficilmente avrebbe un impatto rilevante sul conflitto. L’industria della difesa a stelle e strisce viene da anni di trascuratezza e l’avvio di una produzione atta a soddisfare le necessità belliche ucraine è imprescindibilmente legato all’allocazione dei fondi necessari nel lungo termine. Tuttavia, la recente paralisi politica statunitense ha lasciato il pacchetto di aiuti militari destinati all’Ucraina impantanato nelle secche del Congresso.

In alternativa, l’amministrazione Biden potrebbe chiedere agli alleati di trasferire a Kiev i sistemi presenti nelle loro scorte, tuttavia si tratterebbe di una mossa rischiosa, in quanto tali nazioni dovrebbero cedere una quota rilevante delle proprie scorte di missili attendendo che il Congresso riesca ad allocare fondi per ricostruirle in tempi ragionevoli.

In conclusione, i missili Atacms rappresentano un sistema d’arma il cui invio nei giusti quantitativi può rivelarsi cruciale sul prosieguo del conflitto. Ma la rottura dell’attuale fase di stallo nella guerra russo ucraina è dipendente da rottura dello stallo politico americano. L’ ottenimento del supporto politico atto ad approvare il pacchetto di aiuti per l’Ucraina rappresenta un arduo compito per il Presidente Biden, il quale potrebbe però aver acquisito il capitale politico necessario a realizzarlo a seguito della sospetta morte di Alexey Navalny.

Di Giovanni Chiacchio. (Il Giornale)

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